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Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Banche, passa la nuova “tassa prelievi”: le commissioni ora sono le più alte mai viste al mondo | Ti seccano il conto


La tua banca potrebbe chiederti di pagare una penale altissima se si verificano alcune condizioni sfavorevoli

Conto e carta

difficile da pignorare

 

In un’epoca in cui la solidarietà economica sembra fondamentale per sostenere le imprese in difficoltà, la storia di Daniel Neveux, piccolo imprenditore francese, rappresenta un caso che lascia molti con l’amaro in bocca. Titolare di una piccola azienda specializzata nella produzione di componenti metallici per l’aeronautica, Neveux si è trovato in seria difficoltà durante la pandemia di Covid-19, come tanti altri imprenditori in Francia e nel mondo.

A causa del drastico calo delle commesse e di un rallentamento generale dell’attività produttiva, Daniel ha chiesto due prestiti garantiti dallo Stato: uno da 150.000 euro e l’altro da 50.000 euro. Una misura adottata da molti per sopravvivere durante i mesi più duri dell’emergenza sanitaria. Questi prestiti, conosciuti come “prestiti Covid”, erano pensati per offrire un aiuto concreto a chi rischiava la chiusura.

Grazie a una vendita immobiliare, Daniel è riuscito a incassare una somma sufficiente a saldare anticipatamente i prestiti ricevuti. Rassicurato anche dalle parole del proprio consulente bancario, che verbalmente gli aveva garantito l’assenza di penalità in caso di rimborso anticipato, l’imprenditore ha proceduto con la restituzione dei fondi. Una decisione che riteneva responsabile e corretta anche sotto il profilo etico.

Pochi giorni dopo l’estinzione del debito, però, Daniel ha ricevuto una comunicazione shock: la banca gli addebitava una penale di 11.000 euro. Una cifra importante, motivata dalla clausola contrattuale che prevedeva una penalità del 6% sull’importo in caso di rimborso anticipato. Una clausola che, secondo il Tribunale, era chiaramente riportata nei contratti firmati all’atto dell’erogazione dei prestiti.

Il Tribunale dà ragione alla banca

Nonostante l’indignazione dell’imprenditore, il Tribunale ha confermato la legittimità della penale. La decisione è stata netta: la banca ha agito nel rispetto del contratto, e anzi, Daniel dovrà versare anche 800 euro a copertura delle spese legali. Un’ulteriore beffa per un cliente che, secondo il suo avvocato, ha mantenuto un rapporto fiduciario con l’istituto bancario per oltre quarant’anni.

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Secondo la difesa, un elemento centrale della vicenda è stato il comportamento del consulente finanziario. Sarebbe stato proprio lui a rassicurare verbalmente Neveux sull’assenza di penali, inducendolo a procedere con la restituzione. L’avvocato sottolinea che nessuno avrebbe scelto di restituire 200.000 euro con una penale del 6% se avesse avuto piena consapevolezza della clausola.

Banche - (cataniaoggi.it-pexels)
Banche – (cataniaoggi.it-pexels)

Ricorso in vista: Daniel non si arrende

Daniel ha già annunciato di aver presentato ricorso contro la decisione del Tribunale. Nel frattempo, l’imprenditore ha dichiarato di non voler mollare la battaglia legale, ritenendosi parte lesa e profondamente deluso dal trattamento ricevuto dopo una lunga e leale collaborazione con la banca.

Questa vicenda mette in luce un tema cruciale: la necessità di leggere attentamente tutte le clausole di un contratto di prestito, anche in situazioni d’emergenza. Le banche, per quanto solidali possano apparire nei momenti di crisi, restano pur sempre attori economici attenti alla propria redditività. E la fiducia personale, anche dopo quarant’anni di rapporto, potrebbe non bastare a garantire un trattamento favorevole.



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