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Dfp 2025, per Confcommercio servono scelte strategiche e misure strutturali. Le confederazioni degli artigiani chiedono una strategia economia flessibile a misura di Pmi


Nella tornata di audizioni nelle Commissioni bilancio di Senato e Camera sul Documento di finanza pubblica, la vicepresidente di Confcommercio con delega alle politiche fiscali e di bilancio, Donatella Prampolini, ha affermato che il triennio 2025-2027 “sarà decisivo per gli equilibri di finanza pubblica e restano le incertezze legate al commercio globale, ai tassi d’interesse e all’attuazione degli investimenti europei. Servono scelte strategiche per sostenere la crescita e la competitività delle imprese”.

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“Per raggiungere questo obiettivo – ha proseguito Prampolini – occorre razionalizzare la spesa pubblica, far emergere nuova base imponibile, anche per proseguire nella riforma dell’Irpef con la riduzione della seconda aliquota dal 35 al 33%, e rendere strutturali quegli incentivi che stimolano occupazione e produttività, come la deduzione rafforzata del costo del lavoro e la cosiddetta ‘Ires premiale’”. Allo stesso tempo Confcommercio auspica “un’abolizione progressiva dell’Irap e un riordino del sistema della riscossione. Ma serve anche una strategia dedicata al terziario di mercato, con misure di sostegno alla liquidità e il rilancio del lavoro autonomo professionale”.

Sul fronte europeo, secondo Confcommercio servono “misure coordinate per sostenere la competitività delle imprese, semplificare il funzionamento del mercato interno e ridefinire il Green Deal in chiave meno ideologica. L’indipendenza energetica va perseguita attraverso investimenti in rinnovabili, nucleare avanzato, idrogeno e efficienza energetica”. Sempre a livello europeo “bisogna proseguire con l’armonizzazione fiscale, completare l’Unione bancaria e rafforzare il mercato unico dei capitali”. In questa prospettiva, “anche il Patto di Stabilità e l’ipotesi di un debito comune europeo devono essere oggetto di un serio confronto”.

Sul piano interno, ha concluso la vicepresidente Prampolini, servono “interventi strutturali per garantire la sostenibilità della spesa pensionistica, favorire il turnover generazionale e rafforzare il secondo pilastro previdenziale. Prioritaria anche la valorizzazione dell’assistenza sanitaria complementare, soprattutto quella contrattuale, e una nuova agenda urbana per il rilancio delle imprese culturali, turistiche e di prossimità.fiscalità sulle auto aziendali”.

Per parte propria, i rappresentanti di Confartigianato, Cna e Casartigiani chiedono una strategia economica flessibile, capace di adattarsi rapidamente al mutare delle condizioni globali, centrata sulla valorizzazione delle micro e piccole imprese. “Il nostro tessuto produttivo è composto per oltre il 90% da micro e piccole imprese – hanno dichiarato i rappresentanti delle Confederazioni -. È il momento di costruire politiche su misura, non adattare quelle per i grandi alle esigenze dei piccoli. Solo così garantiremo coesione sociale, crescita sostenibile e occupazione”.

Le Confederazioni hanno lanciato un appello chiaro al Governo: “Non basta la prudenza contabile, servono interventi mirati e coraggiosi per tutelare il Made in Italy, proteggere l’export, sostenere gli investimenti e rafforzare il tessuto produttivo diffuso delle piccole imprese che tiene in piedi l’economia italiana”.

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Nel dettaglio, le indicazioni si concentrano su alcune direttrici strategiche, tra cui una politica fiscale espansiva e anticiclica, per rilanciare domanda interna e settori in crisi, come la manifattura e l’automotive e la tutela del Made in Italy dalle nuove misure protezionistiche USA, con azioni coordinate a livello europeo e campagne promozionali sui mercati internazionali.

Le associazioni dell’artigianato pongono anche l’accento sul pieno utilizzo del Piano Transizione 5.0, oggi ancora sottoimpiegato, per stimolare innovazione, digitalizzazione e sostenibilità ambientale e sull’accelerazione per l’attuazione del Pnrr.

Tra le linee d’azione, le associazioni artigiane indicano il contrasto al caro energia, che continua a pesare in modo sproporzionato sulle pmi, con un riequilibrio degli oneri di sistema e strumenti efficaci di stabilizzazione dei costi.

Maggiore flessibilità le associazioni degli artigiani chiedono anche a livello europeo, estendendo la clausola di salvaguardia del Patto di Stabilità anche alle misure anticicliche.

Confartigianato, Cna e Casartigiani ribadiscono inoltre la necessità di riforme strutturali che consentano alle imprese del settore di operare in un contesto più favorevole alla competitività. Quindi fisco più equo, credito più accessibile, con rafforzamento dei Confidi e allentamento dei vincoli bancari. Ma anche semplificazione amministrativa, digitalizzazione della PA e piena operatività del fascicolo elettronico d’impresa entro il 2026.

Altrettanto importante la formazione di competenze, con decontribuzione per l’apprendistato artigiano, tutoraggio incentivato e politiche attive rafforzate per colmare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro.

Le Confederazioni chiedono un confronto stabile e strutturato con le Istituzioni, affinché le scelte economiche riflettano le aspettative della realtà produttiva dei territori. Una sfida che, con il supporto del Pnrr e un ruolo più incisivo dell’Italia in Europa, può diventare una concreta occasione di rilancio per il Paese.



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