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Saremo costretti a pagare l’IMU anche su queste case: la Corte Costituzionale affossa gli italiani


L’IMU, Imposta Municipale Unica, continua a suscitare dibattiti e incertezze tra i contribuenti, in particolare riguardo a certi immobili.

Recentemente, la Corte Costituzionale ha confermato l’obbligo di pagamento di questa imposta anche per gli immobili in vendita, evidenziando che ciò che conta è la possibilità di utilizzo dell’immobile, piuttosto che il suo effettivo impiego. Questa pronuncia ha aperto a interrogativi e riflessioni, specialmente per le imprese attive nel settore immobiliare.

Il 17 aprile 2025, la Corte Costituzionale ha depositato la sentenza n. 49, che ha avuto un impatto significativo sull’applicazione dell’IMU. La Consulta ha ritenuto infondate le questioni di legittimità costituzionale legate all’articolo 13 del decreto legge n. 201/2011, che stabilisce le regole per il pagamento dell’IMU sugli immobili merce posseduti dalle imprese. La Corte ha chiarito che, anche se un immobile non è attualmente utilizzato, la sua mera disponibilità come bene merce rappresenta un indice di capacità contributiva.

In sostanza, il principio fondamentale stabilito dalla Corte è che l’obbligo di versamento dell’IMU non si basa sull’effettivo utilizzo dell’immobile, ma sulla possibilità astratta di esercitarne i diritti. Questa interpretazione amplia notevolmente la base imponibile dell’imposta, includendo anche quegli immobili che, sebbene non affittati, sono comunque pronti per essere venduti.

Le implicazioni per le imprese

Per le imprese che detengono immobili destinati alla vendita, questa sentenza implica che devono considerare l’IMU come un costo fisso, indipendentemente dalla situazione di mercato o dalla capacità di affittare o vendere i loro beni. Ciò può avere ripercussioni significative sulla pianificazione finanziaria delle aziende, poiché il costo dell’IMU deve essere integrato nel bilancio complessivo. La libertà di scelta dell’imprenditore riguardo alla destinazione degli immobili non esime dall’obbligo di pagamento, creando una situazione in cui i costi fissi possono aumentare senza un corrispondente aumento dei ricavi.

Evoluzione normativa dell’IMU sugli immobili merce(www.popmag.it)

L’IMU ha una storia complessa e in continua evoluzione. Fino al 2012, l’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) non prevedeva disposizioni specifiche per gli immobili destinati alla vendita e non locati. Con l’introduzione dell’IMU, l’articolo 8 del decreto legislativo n. 23 del 2011 ha abolito l’ICI, ma ha fatto sì che gli immobili merce rimanessero in una zona grigia dal punto di vista normativo.

Negli anni successivi, ci sono state varie modifiche, a partire dalla legge n. 622 del 1966, che ha introdotto riduzioni sulle somme dovute per tali immobili, fino all’esenzione totale stabilita a partire dal 1° gennaio 2014. Questa esenzione è stata temporaneamente sospesa nel 2020 e nel 2021, per poi essere ripristinata nel 2022, ma solo per gli immobili costruiti e destinati alla vendita, a condizione che non siano locati.

Possibili forme di agevolazione

La sentenza della Corte Costituzionale non esclude la possibilità di future agevolazioni. Il legislatore ha la discrezionalità di introdurre misure che possano alleviare il carico fiscale per le imprese, tenendo conto delle esigenze finanziarie dello Stato e della necessità di non gravare eccessivamente sui cittadini e sulle imprese. La possibilità di ottenere esenzioni o riduzioni rimane un tema da approfondire, soprattutto in un periodo di crisi economica e di fluttuazioni del mercato immobiliare.

In conclusione, l’IMU sugli immobili in vendita si configura come un tema di rilevante importanza, che necessita di un’analisi approfondita sia dal punto di vista normativo sia economico, per comprendere appieno le sue implicazioni nel contesto attuale.



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