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75° anniversario Fondazione Cisl. Fumarola all’iniziativa al Teatro Adriano: “Partecipazione, vicinanza, coesione, democrazia. La Cisl continuerà a muoversi lungo questo solco. Al Presidente Mattarella grazie per essere esempio di rigore, coerenza e profonda umanità”


“La FORZA del LAVORO, IL VALORE della PERSONA” lo slogan dell’iniziativa che si è svolta oggi a Roma per celebrare i 75 anni dalla nascita della Cisl. La nascita del “sindacato nuovo” con la guida del primo Segretario Generale, Giulio Pastore. avvenuta il 30 aprile del 1950 proprio al Teatro Adriano a Roma dove si sono svolte stamani le celebrazioni alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al quale la Segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola ha voluto rivolgere un saluto particolare per essere stato presente oggi in questo luogo simbolo dove nacque la CISL.

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“Presidente Mattarella, Benvenuto in Cisl.  La sua presenza ci onora profondamente. Sappiamo quanto è densa la sua agenda. La ringraziamo infinitamente per essere qui.   Nel luogo in cui settantacinque anni fa nacque la CISL.  L’accogliamo con enorme affetto in una giornata in cui celebriamo non solo una storia, ma un impegno che si rinnova, un’identità che lei conosce bene e che continua a farsi voce viva nella società italiana.

Voglio esprimerle riconoscenza a nome di tutti anche per l’importante monito con cui ancora ieri è tornato a denunciare l’intollerabile scia di sangue delle morti sul lavoro. Una strage silenziosa che ogni anno sfregia i valori della Costituzione e che va fermata ad ogni costo.

Obiettivo da raggiungere nel confronto con le parti sociali che – come lei ha sottolineato – “è stato nella nostra storia un volano di progresso civile, sociale, economico, con intese dal valore epocale”.

Sono parole che rappresentano in pieno il nostro modo di essere e di fare sindacato.

Presidente, Le siamo ancora una volta debitori. Poco fa 19 sindacalisti, tra cui molti giovani, hanno dato voce e portato qui, sul palco, – con emozione, con passione, con consapevolezza – altrettante parole chiave.

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Non sono semplici concetti. Ma cardini su cui la nostra organizzazione costruisce ogni giorno il suo essere presidio di solidarietà, partecipazione, prossimità. In ogni luogo di lavoro, in ogni territorio, in ogni comunità.

Questi ragazzi e ragazze, pensionati, uno per ciascuna delle nostre Federazioni, hanno raccontato l’anima del nostro sindacato.

Con cuore e cervello, hanno parlato di giovani e democrazia, sicurezza e sviluppo, inclusione e integrazione E ancora: di solidarietà, di Europa, di coesione. Hanno dato anima e corpo ai principi di responsabilità e autonomia, indicando l’urgenza di costruire insieme nuove tutele, partecipazione, prossimità, innovazione, competenze per difendere attraverso la sussidiarietà la libertà e coltivando una pace che per essere vera deve essere giusta. 

Parole, concetti, valori che attraverso il sindacato si trasformano in azione, in rappresentanza, in vicinanza concreta. Con questo spirito abbiamo voluto costruire una giornata che intrecciasse radici e futuro, con lo sguardo rivolto in particolare alle nuove generazioni.

Presidente, il Suo magistero in questi anni difficili ha rappresentato per tutti noi un punto fermo, un esempio di rigore, coerenza, ma anche – e soprattutto – di profonda umanità. Quell’umanità che sentiamo oggi come bisogno urgente di una nuova stagione: di tutele, di diritti, di dialogo, di protagonismo delle persone. La CISL è pronta a fare la propria parte in questo tempo complesso e inedito che chiede scelte strategiche, coraggio istituzionale e corresponsabilità diffusa.

Un tempo di fibrillazioni che interroga le democrazie liberali, che chiede giustizia sociale, che impone occupazione di qualità. Un tempo che richiede protagonismo vigoroso al mondo del lavoro.

Perché lavorare, come lei ci ricorda spesso, non è solo ricerca di sostentamento, ma azione viva e consapevole di cittadinanza attiva, costruzione di rapporti che rafforzano la democrazia e la libertà.
È esercizio di dignità umana. Progresso nella speranza. È la radice su cui costruire un nuovo umanesimo della crescita e dello sviluppo, una società più inclusiva e più giusta, un’Europa sociale più vicina alle persone.

Ce lo hanno insegnato grandi uomini come Pastore, come i nostri padri e le nostre madri Costituenti. Ce lo ha insegnato e ce lo insegna un grande uomo come è lei, Presidente.
Grazie anche per questo. Per l’infaticabile impegno con cui ogni giorno tiene saldi i riferimenti dell’unità e della coesione Repubblicana. 

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Sarà poco ortodosso e poco protocollare ma le chiedo in questo momento di sentirsi abbracciato dall’interezza della nostra Cisl.
Siamo con lei. Tutti. 

E il suo essere qui ci dà ulteriore energia ed entusiasmo per andare avanti nella buona battaglia per il bene comune. Per dare sempre più forza al lavoro e valore alla persona.

Grazie Presidente!

(Il video dell’arrivo del Presidente Mattarellla)

E nel rivolgere ancora una volta al Capo dello Stato “un saluto e l’affetto più profondo” la segretaria generale della Cisl è intervenuta concludendo i lavori dell’iniziativa.
(Intervento integrale):
“Presidente: questa è la Cisl. Una comunità che ha costruito le fondamenta della nostra Repubblica e continua ad alimentare ogni giorno le radici della democrazia”. E lo fa non solo e non tanto dai palazzi romani. Ma attraverso l’impegno nella prossimità. Nella vicinanza.  Con la fatica, di migliaia di delegati, rls, militanti, quadri e dirigenti che ogni giorno, in ogni struttura, nel nostro sistema dei servizi, rafforzano la trama della libertà. E’ un’azione che si dirama in ogni luogo di lavoro. In ogni territorio.  E che assume un valore speciale nelle mille periferie dell’esistenza. Che non sono solo luoghi da presidiare, ma anche un modo diverso di leggere la realtà. Ce lo ha insegnato un grande uomo, un Pontefice illuminato come Papa Francesco. A lui il ricordo più commosso di tutta la nostra Organizzazione.  Terremo nella più alta considerazione il suo Magistero.  La sua lezione, le sue Encicliche sociali, la sua formidabile testimonianza ci parlano, fra l’altro, del bisogno di progettare insieme un nuovo modello di sviluppo fondato sulla partecipazione e lontano dai meccanismi alienanti dell’economia dello scarto.  Un paradigma che invoca il protagonismo della persona. Che mette la dignità umana al centro di una “rivoluzione buona” nella definizione di nuovi equilibri nelle relazioni sociali, nei rapporti internazionali, nella dialettica tra lavoro, produzione, consumo, sostenibilità ambientale.  

È un grande inno d’Amore verso il creato, quello di Papa Bergoglio, che impone un ruolo forte e profetico di una società, e quindi anche di un sindacato, che non si limiti a rivendicare, ma entri a piene mani nelle trasformazioni in atto. Un monito che facciamo nostro da sempre. Da quando, 75 anni fa, mettemmo nelle nostre fondamenta anche il cemento della Dottrina Sociale della Chiesa. È l’impegno che ognuno di voi porta avanti quotidianamente senza tregua.  Una fatica che dà senso e sostanza al nostro Sindacato. E che prende forma negli strumenti che ci sono propri. Nell’esercizio della rappresentanza.  Nel mandato che riceviamo e rinnoviamo ogni quattro anni dalle persone.  Da una democrazia associativa che ci chiama a rispondere senza demagogia ad aspettative e bisogni di chi ci concede la delega.  E che onoriamo ogni giorno attraverso la contrattazione aziendale e sociale. Mobilitando e negoziando. Avanzando progettualità.  Incontrando e organizzando lavoratori, pensionati, famiglie, giovani disoccupati e precari. Difendendo chi è incastrato nel lavoro non tutelato, nell’abisso del lavoro nero, nello sfruttamento, nel caporalato. Tendendo mani non caritatevoli. Mai paternalistiche.  Dando voce alle persone. Orientandoli e sostenendoli. Ma anche chiamandoli a un impegno attivo, nell’ambito delle possibilità di ognuno.  Il riconoscimento più grande va a tutti quanti voi.  In questa bella giornata abbiamo ascoltato tanti delegati, delegate, tanti sindacalisti, molte nuove leve della Cisl. Un mosaico plurale di culture, provenienze, etnie, sensibilità, unito dalla stessa voglia di mettersi al servizio del prossimo attraverso l’adesione associativa.

Associazione che non è una semplice “iscrizione” a un apparato verticistico. Ma farsi cellula viva e pensante, autonoma e creativa, in relazione organica con la Confederazione.  In questo senso, oggi qui, ogni delegata, ogni delegato, pensionato, non ci ha offerto semplici parole, un elenco qualunque, ma il cuore vivo dei nostri valori e del nostro agire.  Una concreta “grammatica della solidarietà e della partecipazione” con cui la nostra Cisl vuole aprire nuove prospettive, vuole scrivere il futuro.
Ci avete parlato di giovani, di sicurezza e di sviluppo.  Avete evocato le priorità dell’inclusione, delle pari opportunità, di un’Europa capace finalmente di unirsi e di difendere i confini della democrazia.  Avete pronunciato parole come coesione e responsabilità. Chiesto nuovi modi per difendere e promuovere i lavoratori e le famiglie.  Rivendicato maggiore protagonismo nei processi decisionali e una contrattazione sempre vicina alla persona.  Avete richiamato l’importanza di un sindacato capace di agire nella vicinanza ma anche al livello europeo e internazionale per affermare le ragioni della giustizia sociale, della buona allocazione delle risorse e delle opportunità, di una pace che per essere vera deve essere giusta.  Nelle vostre parole c’è tutta la nostra storia, la nostra identità.  Ci sono le nostre radici e le nostre ambizioni.  C’è la nostra volontà di proiettarci nel futuro seguendo quella linea che unisce 75 anni di Cisl.  Il filo della partecipazione. Intesa come profonda attivazione del mondo del lavoro sia nelle relazioni industriali che nelle scelte strategiche di politica di sviluppo.  

La Cisl è questo. Coraggio della partecipazione.  Lo abbiamo scritto nero su bianco all’Articolo 2 del nostro Statuto, che abbiamo sentito dal bravissimo Luca Fiorino.  Grazie Luca per averci trasmesso con profondità ed emozione una visione che già allora parlava di lavoratori protagonisti nelle scelte economiche. Di solidarietà internazionale. Di autonomia del sindacato da ogni potere politico.  Già con Giulio Pastore e Mario Romani si affermava la necessità di far partecipare i lavoratori alla programmazione dell’economia nazionale, si immaginava l’unità europea come orizzonte di pace e progresso.  Si liberavano i lavoratori da improbabili e antistoriche missioni rivoluzionarie, assegnando loro il compito di contribuire – attraverso il sindacato autonomo – nella complessa dialettica della costruzione della democrazia e del progresso, in una libera ed equa economia sociale di mercato.  Parole visionarie, scolpite nel DNA della Cisl, che abbiamo portato avanti con coerenza.  La partecipazione dal basso, la critica costruttiva e la proposta riformatrice: questa è sempre stata la nostra bussola. Impostazione che si è tradotta in fatti concreti, in scelte coraggiose, nelle diverse epoche.  

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Nei primi anni ’50 – esattamente nel 1953 – in un’Italia ferita ma desiderosa di rinascita, la CISL ebbe il coraggio di innovare le relazioni industriali lanciando la contrattazione articolata.  Portammo la negoziazione nei territori e nelle aziende, per adeguare i salari alla produttività e alle condizioni reali di ogni settore.  Fu una svolta storica, grandemente avversata da conservatorismi sindacali a cui siamo ancora abituati. Significò dare voce ai lavoratori là dove lavoravano, incarnare quel principio di prossimità che oggi tutti riconoscono come indispensabile.  

Negli anni ’70 abbiamo continuato su quella strada, nel costante sforzo di mettere al centro la dignità e la crescita della persona.  Fummo un vero argine nelle fabbriche e nelle università contro il vento distruttivo del terrorismo e la violenza ideologica che voleva sovvertire l’ordine democratico.  Alzammo, uniti, una barriera inscalfibile contro gli estremismi eversivi.  E contemporaneamente contribuimmo ad abbattere i muri delle dittature, a Berlino e altrove, sostenendo il respiro delle libertà sindacali e sociali contro il regime sovietico e i totalitarismi dell’America Latina, del medio ed estremo oriente.  E, non sembri distante da tutto questo, ci battemmo per nuovi diritti e nuovi percorsi di consapevolezza, di coscienza critica.  

È seguendo questo solco che abbiamo conquistato il diritto alle “150 ore”, che ancora permette a milioni di lavoratori di studiare, imparare, migliorare non solo le proprie competenze ma anche la propria condizione umana. Il sindacato come soggetto educativo. Come motore di emancipazione culturale. Come bastione di libertà e legalità. Anche questo è il nostro compito. Lo abbiamo svolto tra mille avversità, tra mille ostacoli e continui attacchi da chi in tasca pensava di avere una verità calata dall’alto, il passe-partout di un’ideologia, la ragione della violenza e del ricatto. Insieme a tanti eroi della Repubblica, trovammo e vincemmo l’opposizione di chi non voleva la costruzione di percorsi concertati contro la criminalità organizzata.  

Il pensiero non può che andare a Piersanti Mattarella.  E con lui agli altri che sfidarono la barbarie delle mafie e del terrorismo. Politici e sindacalisti. Giornalisti. Giudici. Esponenti delle forze dell’ordine. Studiosi e ricercatori.  Come Ezio Tarantelli. Che insieme alla Cisl si è battuto in prima linea nella battaglia contro l’inflazione e la scala mobile. Geniale mente riformista, pagò con la vita il coraggio di dire la verità. Con il Patto di San Valentino, scegliemmo la via del realismo e della responsabilità per difendere i salari e salvare l’economia italiana in un momento critico.  Fu una scelta difficile, drammatica per il Paese.  Ma giusta. E quando una cosa è giusta, va fatta. Senza calcoli interessati. Senza il timore di non essere compresi. Quella scelta “impopulista”, come tutte le giuste cause, fu capita. E segnò un punto di non ritorno nella storia d’Italia. Anticipò la grande stagione della concertazione degli anni ’90.  In quel decennio, con i protocolli storici sul costo del lavoro e sulle politiche dei redditi, il sindacato confederale – la CISL in particolare – contribuì in maniera determinante a risanare il Paese, a preparare l’ingresso nell’euro, a tenere insieme coesione sociale e sviluppo economico.  

Ancora negli anni Novanta siamo stati fautori convinti dei patti per lo sviluppo territoriale e le iniziative per la creazione di imprese e posti di lavoro nel Mezzogiorno.  In ogni epoca abbiamo dimostrato che il lavoro organizzato può e deve sedersi ai tavoli che contano, non per interesse di parte ma per il bene comune, con uno spirito responsabile e unitario.  Oggi questa vocazione prende la forma di una nostra proposta di legge di iniziativa popolare che ha visto aderire 400mila cittadini. Una legge sulla partecipazione di cui parlerò tra poco, che può davvero cambiare la faccia delle relazioni industriali e sociali del Paese.  Questo è sempre stato il nostro orgoglio: essere un motore capace non solo di rivendicare, ma anche di rigenerare.  Oggi quello spirito unitario e riformatore serve più che mai.  Le trasformazioni che stiamo vivendo sono imponenti, epocali.  La rivoluzione tecnologica, la transizione digitale ed ecologica, i mutamenti demografici, la trasformazione su scala globale dei rapporti di forza commerciali e politici stanno cambiando in profondità il modo di lavorare, produrre, vendere e consumare.  Viviamo il ritorno della guerra nel cuore dell’Europa, crisi che mettono in pericolo la sicurezza globale e la pace conquistata dalle generazioni passate. Tutto cambia. Ridisegnando i confini della nostra società, delle catene del valore, della stessa globalizzazione. Fratture vaste e profonde che minacciano la coesione sociale, contaminano la vita civile, la convivenza democratica e ci chiamano a fare fronte comune. In questo oceano di instabilità, ancora sconosciuto e pieno di insidie, non può bastare navigare a vista.

Non possiamo pensare di rinchiuderci ognuno nella propria stiva, limitandoci a urlare alla luna.  Dobbiamo invece prendere il coraggio a due mani e farci avanti.  Prendere insieme il timone, governare uniti i fenomeni e il cambiamento assicurando il protagonismo dei corpi intermedi e della società organizzata.  Mettendo a sistema l’energia, la competenza, la capacità di rappresentanza del mondo del lavoro.  La Cisl chiama a raccolta questo protagonismo diffuso.  Chiede alle istituzioni, alla politica, alle imprese, alle altre organizzazioni sociali di condividere questo sforzo unitario.  Dobbiamo esercitare corresponsabilità per orientare le transizioni, invece di subirle passivamente. Non possiamo immaginare un futuro di prosperità e sicurezza se non dentro una Europa più unita, più forte, più capace di parlare con una voce sola.  

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La CISL è nata con un’anima intimamente europeista: abbiamo sempre creduto nell’integrazione politica, sociale ed economica dell’Unione.  Integrazione che oggi non può che coinvolgere anche la dimensione della difesa, quale articolazione essenziale di una politica estera degna di questo nome.  Serve più Europa per difendere le democrazie liberali e pesare su dinamiche globali enormi, che nessuna nazione da sola può affrontare.  Dobbiamo rilanciare il disegno europeo su basi nuove di solidarietà e sussidiarietà: un’Europa che protegga i più deboli, che promuova lo sviluppo condiviso, che rispetti le identità ma costruisca una sovranità comune sulle grandi questioni, dal buon governo della transizione tecnologica e dell’intelligenza artificiale, dal lavoro alla difesa dell’ambiente, dalla politica estera alla gestione dei flussi migratori.  Abbiamo bisogno di un’Europa sociale oltre che economica, capace di garantire pari opportunità in tutti i suoi Paesi membri, di stabilire standard di diritti e di welfare elevati e comuni.  Un’Europa che sia fattore di coesione e non di divisione.  Solo così l’Unione Europea potrà essere davvero quella casa della pace e della libertà che i suoi padri fondatori sognarono.  E che oggi purtroppo è messa in discussione dalla minaccia concentrica che vede l’autocrazia russa premere a est e la minaccia disgregante di guerre tariffarie a ovest. Più integrazione vuol dire più coesione interna e più forza per affrontare le sfide comuni. Anche continuando ad alimentare l’incontro euro-atlantico, costruendo ponti ovunque possibile.
La Cisl contribuirà attraverso la rete europea e internazionale a tessere questa tela di dialogo e comunicazione. La via maestra passa oggi più che mai da un grande Patto per il Futuro.  Da un nuovo accordo che impegni istituzioni, forze politiche, parti sociali su obiettivi condivisi.  Significa rilanciare la coesione, sostenere lo sviluppo economico, dare un impulso alle politiche industriali, superare i rigorismi, rafforzare la sostenibilità sociale.  Così come in passato, nei momenti cruciali, il Paese ha saputo trovare unità, anche oggi abbiamo bisogno di quello slancio condiviso.  Trovando anzi l’energia di proiettare questa ambizione sul piano comunitario. Con un’intesa che inquadri le giuste riforme nel Paese e in Europa.  Che punti a tenere insieme crescita e solidarietà, produttività e diritti, innovazione e inclusione. Archiviando un patto di stabilità miope e regressivo.  Rilanciando pensioni e protezioni sociali. Fisco e politiche attive.  Superando le rigidità di un green deal fuori dal tempo, per introdurre nel nuovo “patto verde” elementi veri di partecipazione e nuovi indici di sostenibilità sociale.

Ancora: sul piano internazionale va pensata una nuova BrettonWoods che regoli la neo-globalizzazione umano-centrica, che non guardi solo alle ragioni del profitto.  

Il primo mattone di questo Patto deve essere posato in Italia, con un nuovo Protocollo sul Lavoro.  Un’intesa tra responsabili su alcuni pilastri fondamentali.  

Primo comandamento: la sicurezza nei luoghi della produzione.  Non possiamo accettare che in un Paese civile si continui a morire, ad ammalarsi lavorando, a subire aggressioni.  La sicurezza e il benessere lavorativo sono un diritto fondamentale, e devono diventare cultura diffusa.  Diversi passi avanti sono stati fatti in questi anni. Molti altri vanno fatti: l’estensione della patente a crediti, più formazione e più controlli, maggiore interconnessione tra banche dati anche attraverso l’IA, più potere delle rappresentanze dei lavoratori nelle fasi di controllo e di decisione nelle imprese.

Bisogna rispondere con efficacia e senza demagogia a una scottante questione salariale.  Nessuna formula magica è ammessa. Non basta qualche riga in Gazzetta Ufficiale. Dobbiamo alzare produttività e attraverso la buona contrattazione redistribuirla su salari più alti e orari più leggeri. Significa investire in innovazione e competenze per elevare valore aggiunto e qualità del lavoro.  

Dobbiamo aggiornare tutele e diritti costruendo un nuovo Statuto della persona nel mercato del lavoro, che garantisca ad ognuno sostegno al reddito legato a percorsi di apprendimento e orientamento efficace nel sistema produttivo.  I Centri per l’impiego vanno potenziati e collegati alla pelle viva della sussidiarietà, agli enti di formazione professionale, alla bilateralità.  L’innovazione va connessa alle nuove competenze, al trasferimento tecnologico, alle nuove abilità “hard” e “soft”, per orientare le grandi transizioni tecnologiche, digitali e industriali sulla via del progresso e del benessere sociale.  Va promossa una “buona flessibilità” contrattata e inclusiva, rendendo più libero il lavoro attraverso una più efficace conciliazione tra tempi di vita e lavoro, adattando l’organizzazione produttiva alle esigenze reciproche.  
Questo si può fare solo con la contrattazione decentrata, e il dialogo, sperimentando orari modulari, lavoro agile regolato, formule come il part-time volontario, senza mai abbandonare il lavoratore alla solitudine.

Ancora: le pari opportunità, un mercato del lavoro più dinamico e moderno deve saper includere davvero i giovani, le donne, chi oggi fatica a trovare spazio.  Vanno abbattute le barriere che ancora insistono tra generi impedendo a troppe donne di far carriera, costringendole ai part-time involontari, spingendo i giovani migliori ad andare all’estero.  

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Dobbiamo garantire un lavoro dignitoso a chi viene nel nostro Paese in cerca di prospettive, con percorsi seri di accoglienza, integrazione e inclusione. Ma tutto questo – inclusione, valorizzazione, crescita – non può avvenire senza un cambiamento profondo nel modo in cui il lavoro è pensato, organizzato, vissuto. Serve un nuovo patto culturale e organizzativo che metta al centro le persone, riconoscendo loro un ruolo attivo e responsabile nella vita economica e sociale.

Al centro di tutto, c’è un’idea chiave che da sempre la CISL porta avanti: la partecipazione attiva dei lavoratori alla vita delle imprese.  
È tempo di compiere un salto di qualità nelle relazioni industriali e sociali del nostro Paese, verso un modello forte e compiuto di democrazia economica.  Significa dare ai lavoratori non solo voce, ma peso nelle decisioni strategiche; significa coinvolgerli nella condivisione degli utili; significa disegnare con loro le flessibilità e le innovazioni organizzative che servono ad aumentare efficienza e benessere nei luoghi di lavoro. Vuol dire, in poche parole, colmare il fossato novecentesco che separa capitale e lavoro, costruendo insieme un destino comune per dare al nostro sistema sociale e produttivo maggiore competitività, solidarietà, resilienza.  È il senso profondo della nostra proposta di legge, incardinata al Senato dopo l’approvazione alla Camera. Un ultimo miglio nel quale auspichiamo la più ampia condivisione bipartisan.  Verso un traguardo di civiltà su cui tutte le forze politiche dovrebbero convergere.  Non è un’utopia: è quello che accade già nelle migliori realtà produttive. Promuoviamo questa pratica senza forzature dirigiste, ma diffondendo e incentivando gli accordi contrattuali e sostenendo la cultura della partecipazione nelle imprese e nel paese.
Rendiamo finalmente esigibile, dopo quasi 80 anni, l’articolo 46 della costituzione.  Diamo vita, insieme, alla Legge sulla partecipazione!  Senza indugi, senza tatticismi che offenderebbero il senso stesso del dettato Costituzionale. Da settantacinque anni siamo un pilastro dei valori repubblicani.  Siamo nati nella libertà riconquistata dopo la dittatura, siamo cresciuti insieme alla Repubblica e ai suoi principi.  A partire dal primo articolo della nostra Carta, che assegna ai lavoratori la forma più alta di adesione al patto costituente.

Presidente, lei ha indicato più volte la via – cito testualmente – di una “sussidiarietà che va irrobustita, per non favorire la frammentazione della società o concentrazioni di potere che indeboliscono l’impianto democratico”. Per questo – ha affermato – “la partecipazione sociale è fondamentale in un’epoca di smarrimento”.

La ringraziamo infinitamente per i suoi appelli e per la saggezza con cui indica da sempre la strada del dialogo sociale come metodo di progresso. Non semplici guardiani, ma costruttori infaticabili di democrazia: questo siamo stati negli ultimi 75 anni. Questo siamo e vogliamo continuare ad essere nei prossimi 100. Indicando la via di una rivitalizzazione dal basso del nostro Patto Costituente.  Rafforzando il nostro presidio, mettendo a terra, senza stancarci, la nostra intelligenza collettiva. Permettetemi allora di dire grazie a chi c’era ieri, a chi c’è oggi.  E anche a chi ci sarà domani.  Perché la Cisl non è solo una storia da ricordare. E’ una presenza sempre nuova e sempre rinnovata. È pensiero e azione che non si esauriscono.  Perché nascono dall’idea che ogni persona conti.  Perché come ha detto Papa Francesco, il Papa venuto dalla fine del mondo che ci ha insegnato la vicinanza: “In una società, in un Paese, in una città, anche in una piccola impresa, se non c’è partecipazione le cose non funzionano”. Aggiungendo che c’è un’altra parola da tenere sempre a mente e da portare ogni momento con sé: “insieme”. Partecipazione, vicinanza, coesione, democrazia.
La Cisl continuerà a muoversi lungo questo solco. Sapendo che ogni lavoratrice, ogni lavoratore ha una dignità da proteggere e valorizzare.  Che ogni comunità può rinascere e fiorire.  Ma solo se tutti sono coinvolti. Solo se nessuno resta indietro.
Auguri Cisl!

Prima dell’inizio dei lavori la Segretaria Generale della Cisl, Daniela Fumarola insieme alla Segreteria Confederale, ha scoperto al Teatro Adriano a Roma la targa commemorativa per i 75 anni della fondazione della Cisl.

E’ seguita la Presentazione del francobollo realizzato da Poste Italiane per commemorare la nascita del sindacato di via Po.

Prima delle conclusioni di Daniela Fumarola, la manifestazione è proseguita con la lettura de “L’articolo 2 dello Statuto della CISL” da parte di Luca Fiorino, attore e delegato CISL, cui è seguito l’intervento del Prof. Aldo Carera, Presidente della Fondazione intitolata a Giulio Pastore, il fondatore e primo Segretario Generale della Cisl. Successivamente alcuni giovani sindacalisti si sono confrontati su “19 parole” che caratterizzano l’identità sindacale ed il vocabolario della CISL. E’ stato infine trasmesso il contributo video ‘leri come oggi, le ragioni del sindacato nuovo’. 

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