I dati sono emersi oggi nel corso di un convegno organizzato da TSM – Trentino School of Management, in collaborazione con il Dipartimento sviluppo economico, lavoro, università e ricerca della Provincia autonoma di Trento, che partendo dall’analisi dei dati infortunistici ha voluto fornire strumenti concreti per migliorare la valutazione dei rischi, rafforzare le misure di prevenzione e promuovere un uso più efficace e consapevole dei dispositivi di protezione individuale, anche in un’ottica di genere. Con la partecipazione di esperti di INAIL, APSS, UOPSAL, delle Associazioni di categoria e del mondo delle imprese, l’evento ha offerto un quadro aggiornato delle criticità emergenti e delle buone pratiche da adottare per ridurre infortuni e incidenti sul lavoro.
L’assessore provinciale allo sviluppo economico, lavoro, università e ricerca, aprendo i lavori, ha evidenziato la necessità che i lavoratori e le lavoratrici abbiano piena consapevolezza dei rischi che possono correre nei luoghi di lavoro. Non esiste il rischio zero infortuni, purtroppo, ma è fondamentale che siano gli stessi lavoratori a diventare protagonisti della propria sicurezza. Su questo la formazione è fondamentale ed è importante anche poterne verificare l’efficacia. L’assessore ha evidenziato che si tratta, soprattutto, di una questione culturale, che deve vedere le istituzioni, i datori di lavoro e le forze sociali, impegnati congiuntamente per diffondere, a cominciare dai giovani, la cultura della sicurezza. L’analisi approfondita degli infortuni rappresenta uno strumento essenziale per migliorare la valutazione del rischio, per studiare correttamente l’uso dei dispositivi di protezione individuale, ma soprattutto per sviluppare efficaci politiche di prevenzione. Per questa finalità, sarà estremamente utile l’accesso che a breve avrà anche la Provincia autonoma di Trento al sistema SINP, la banca dati degli infortuni messa a disposizione da INAIL.
“Per garantire la sicurezza e la salute – ha detto il presidente di TSM Francesco Barone – serve uno sforzo corale di istituzioni, datori di lavoro, lavoratori e stakeholder. La Costituzione tutela il diritto al lavoro in tutte le sue forme, ma tale tutela non può essere effettiva se non riusciamo a garantire prima di tutto la sicurezza e la salute dei lavoratori. Il legislatore interviene con discipline di dettaglio, ma è nostro compito far percepire tali norme non come vincoli, pesi, spese o perdite di tempo, ma come investimenti sul progresso sociale: conoscere per migliorare le condizioni. Dobbiamo coltivare cultura – ha concluso Barone – per raccogliere sicurezza e dignità del lavoro”.
“La cultura della sicurezza – ha detto Daniela Bertamini, vicepresidente dell’Associazione Artigiani del Trentino – deve diventa uno stile di vita. Ognuno è chiamato a fare la propria parte. Lavorando in sinergia possiamo contribuire in modo concreto a ridurre gli infortuni”.
Nel corso del convegno si è parlato anche dei dispostivi di protezione individuale (DPI), evidenziandone l’importanza per attenuare le conseguenze degli infortuni e tenendo in considerazione l’ottica della differenza di genere. Al momento, molti DPI sono progettati per individui maschili con dimensioni e forme medie standardizzate. Questo può comportare problemi di comfort, adattamento e efficacia della protezione per le donne. La progettazione dei dispositivi dovrebbe tenere in considerazione le differenze di genere per garantire che siano adeguati alle diverse caratteristiche anatomiche e fisiologiche.
Il convegno di oggi si inserisce all’interno del progetto “Buon lavoro – Piano di promozione della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro” e in particolare nell’ambito dell’iniziativa Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro: “questione di cultura” promossa da TSM con la Provincia autonoma di Trento.
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