“I colleghi di AVS dimostrano – per l’ennesima volta – di non aver compreso la proposta della Commissione europea sulla modernizzazione della politica di coesione, dichiarando intenzioni di voto che rischiano di compromettere e vanificare il lavoro portato avanti a Bruxelles a beneficio delle nostre regioni e dei nostri territori.
Per l’ennesima volta mi trovo quindi a dover chiarire, per onestà intellettuale e dovere di precisione nei confronti dei cittadini che rappresentiamo in questo Parlamento alcuni aspetti chiave riguardo: il contenuto della riforma di medio periodo della Politica di Coesione e, ancor più importante, la decisione di optare per la procedura d’urgenza, su cui in commissione REGI dovremo votare a Strasburgo”. Così in una nota l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Denis Nesci, coordinatore per Ecr in commissione Regi. “In merito alla procedura: la procedura d’urgenza è uno strumento legislativo che, per definizione, il Parlamento europeo può utilizzare per affrontare situazioni straordinarie in modo rapido ed efficace. Nel caso specifico, si tratta di approvare al più presto una riforma che garantisca agli Stati membri, alle regioni e ai territori la necessaria flessibilità per aggiornare gli attuali programmi della politica di coesione – per questo l’urgenza – disegnati ormai sei anni fa in un contesto economico e sociale molto diverso da quello corrente. Ripeto ai colleghi che questa proposta di regolamento serve a migliorare ed accelerare la spesa della programmazione in corso, 2021-2027. Se vogliamo dare agli Stati l’opportunità di agire, dobbiamo farlo adesso. Non a programmazione conclusa. Le lungaggini burocratiche, tanto osteggiate, sono adesso utilizzate dai colleghi come strumento politico, a scapito dei territori.
Sulla presunta “centralizzazione” dei fondi di coesione: tali affermazioni sono semplicemente errate, prive di fondamento e denotano una mancata lettura o quanto meno comprensione della proposta. Nel testo, non vi è infatti alcun riferimento alla centralizzazione. Sulla destinazione dei fondi a fini bellici. Di nuovo, è opportuno sottolineare che nessun fondo verrà sottratto alla coesione o destinato automaticamente alla difesa: gli Stati membri conserveranno piena autonomia nel decidere come impiegare le risorse, come già confermato dal Vicepresidente esecutivo Fitto in diverse occasioni, anche di fronte ai membri della Commissione REGI. È per questa ragione che anche i colleghi con posizioni piu’ critiche sull’eventuale riarmo votano la proposta.
Non si capisce la ragione per la quale i colleghi di AVS vogliano penalizzare con tanta forza le regioni al confine orientale dell’Europa, dimostrando davvero poco senso di responsabilità e solidarietà con le popolazioni di regioni europee che da più di due anni vivono in condizioni molto difficili.
Elemento centrale della proposta è infatti la volontarietà: ogni Stato membro, in base alle proprie necessità, potrà decidere se riprogrammare i propri fondi per adeguarli alle nuove priorità dell’Unione, che sono cinque: competitività, difesa e sicurezza, politiche abitative, resilienza idrica e transizione energetica.
La verità – conclude Nesci – é che questa riforma consente alla politica di coesione di continuare a perseguire il suo obiettivo principale: ridurre le disparità tra le regioni europee. È essenziale agire in tempi brevi, affinché gli Stati membri possano rivedere e adattare i propri programmi entro la fine dell’anno; diversamente, l’intervento perderebbe efficacia.
Opporsi alla procedura per principio equivale a schierarsi all’opposizione della politica di coesione stessa. Per questo motivo, mi auguro che i colleghi europarlamentari approfittino dei prossimi giorni per leggere e valutare la proposta con senso di responsabilità, magari confrontandosi con le amministrazioni e i territori che rappresentano a Bruxelles, mettendo da parte dinamiche partitiche e ideologiche che nulla hanno a che vedere con la riforma proposta – che ha invece un carattere di grande pragmatismo – e che non giovano né alla coesione europea né all’Italia, che è tra i principali beneficiari di questi fondi”.
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