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È possibile uno sviluppo sostenibile per le aree rurali e le terre alte? Nasce “un nuovo percorso in cui la montagna gioca una partita fondamentale della sua storia”


In uno scenario in continuo mutamento, che vede le terre alte italiane interagire con leve contrapposte (a partire dai cambiamenti climatici, sociali, ambientali ed economici), stanno emergendo nuove forme di gestione dei territori, nate come tentativo di risposta e adattamento alle sfide del presente.

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Sono esperienze che prendono forma a partire da comunità vive, ricettive e intraprendenti, che provano a tracciare una traiettoria per il proprio futuro con senso di responsabilità, investendo in progettualità di ampio respiro. Spesso si tratta di paesi e valli capaci di ragionare insieme, abbandonando i campanilismi per abbracciare con lo sguardo un orizzonte comune.

 

Per raccontare questo mosaico composito delle terre alte italiane che guardano con consapevolezza al futuro, L’AltraMontagna dedica uno spazio alle Green Communities: un’espressione inglese – mutuata da esperienze analoghe oltreoceano – che potremmo tradurre con “Comunità nella sostenibilità” e che, come spesso accade con altre locuzioni (come i servizi ecosistemici, di cui parlavamo qui), racchiude al proprio interno una miriade di significati più profondi.

 

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Nate dall’esigenza di valorizzare le specificità dei territori rurali e montani, delle aree protette, dei Parchi nazionali e regionali, le Green Communities (a cui Uncem, l’Unione Nazionale Comuni, Comunità ed Enti montani, lavora da una quindicina d’anni) sono state riconosciute ufficialmente dalla legge italiana (legge 221/2015) e promosse con il sostegno di oltre 135 milioni di euro dal Pnrr, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dopo un primo importante finanziamento del Ministero dell’Ambiente.

 

Si tratta di aree geografiche in cui gli enti locali, le imprese e i cittadini collaborano per attuare strategie di sviluppo sostenibile in diversi ambiti chiave, che potremmo riassumere (semplificando molto, per la spiegazione dettagliata invitiamo a consultare questa pagina) in: gestione delle risorse naturali (dall’uso efficiente dell’acqua alla valorizzazione del patrimonio agro-forestale, alla produzione di energia da fonti rinnovabili), economia circolare (sviluppo di filiere produttive a basso impatto ambientale); turismo sostenibile (promozione di un turismo che rispetti l’ambiente e valorizzi le peculiarità locali); innovazione (adozione di tecnologie smart per migliorare l’efficienza energetica, la mobilità e i servizi ai cittadini).

 

In una prima fase, sono state individuate tre aree pilota: Parco del Velino Sirente, in Abruzzo, Unione Montana dell’Appennino Reggiano Area Pilota SNAI protagonista della Montagna del Latte, in Emilia Romagna e il territorio delle Terre del Monviso in Piemonte.

 

A queste si sono aggiunte molte altre Green Communities. Sono 35 quelle finanziate finora dal Pnrr (in attesa che altre risorse si aggiungano): le scopriremo, una per una, nelle prossime settimane. L’Italia è un Paese ricco di territori unici, ognuno con le proprie peculiarità e potenzialità. Le Green Community rappresentano un’opportunità per questi territori di reinventarsi, creando opportunità di lavoro, contrastando lo spopolamento e costruendo un futuro per le prossime generazioni.

 

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Piemonte, Calabria, Campania sono tre Regioni italiane che hanno deciso di usare le ultime due annualità del Fondo nazionale per la montagna (trasferito appunto alle Regioni), per finanziare nuove Green Community. In Piemonte siamo a 12, con 23 milioni di euro già investiti. Un buon viatico per altre Regioni italiane.

 

Uncem sta supportando i territori finanziati (e i 160 che non hanno finora ottenuto finanziamenti pubblici) nell’ambito del Progetto ITALIAE, nel quadro del Programma Operativo Nazionale e Complementare Pon Poc Governance 2024-2020 che mira a dare agli Enti locali nuova “capacità amministrativa” e strumenti per lavorare insieme. Da soli i Comuni non sono “comunità”: le Green Community sono strategia che si basa sul “Noi” dei Comuni e delle comunità locali. Grazie alla Strategia crescono le aggregazioni esistenti – Comunità montane e Unioni montane di Comuni – ma allo stesso tempo senza queste istituzioni sovracomunali non potrebbero esserci le Green Community. ITALIAE incrocia questi elementi e li rilancia.

 

“Le Green Community avviano un nuovo percorso in cui la montagna gioca una partita fondamentale della sua storia, stringendo un nuovo patto con le aree urbane e metropolitane che vedono al centro le politiche per l’ambiente, l’uso sostenibile delle risorse naturali, il pagamento dei servizi ecosistemici”, afferma Uncem.

 

Per aggiungere un tassello importante al quadro, torniamo per un attimo alla già citata legge 221/2015, che contiene “disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”. Le aree rurali e interne sono anche quelle in cui sperimentare (e strutturare) la valorizzazione e il pagamento dei servizi ecosistemici-ambientali. Dove avviare un nuovo rapporto tra chi produce i beni naturali e chi consuma questi beni comuni, tra chi prende e non restituisce. Vale anche per le grandi infrastrutture, viarie e ferroviarie che attraversano i territori, tra boschi, paesaggi delle aree montane.

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Quali sono i servizi che questi territori svolgono e sono da valorizzare? Li riconosce la legge stessa e includono la fissazione del carbonio delle foreste e dell’arboricoltura, la regimazione delle acque; la tutela della biodiversità; l’utilizzo di proprietà demaniali e collettive per produzioni energetiche; la pulizia dell’alveo dei fiumi e dei torrenti; ma anche l’agricoltura e il territorio agroforestale, il territorio gestito, remunerando gli imprenditori agricoli che proteggono, tutelano o forniscono i servizi medesimi. E chi sono i beneficiari di questa valorizzazione? Lo scrive sempre la legge 221: “i Comuni, le loro unioni, le aree protette, le fondazioni di bacino montano integrato e le organizzazioni di gestione collettiva dei beni comuni”. Come? Premiando i territori (riuniti proprio in Green Communities) che utilizzano, in modo sistematico, sistemi di contabilità ambientale e urbanistica e forme innovative di rendicontazione dell’azione amministrativa.

 

Questa rubrica dedicata alle Green Community si propone di raccontare le storie delle comunità coinvolte, facendo conoscere i progetti più innovativi e, soprattutto, stimolando un dibattito sulle sfide e le possibilità di uno sviluppo sostenibile per le Terre Alte italiane.

 

 

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Attività realizzata nell’ambito del Progetto ITALIAE – linea d’intervento Atelier di sperimentazione sulle Green Communities – del Dipartimento pergli Affari Regionali e le Autonomie  della Presidenza del Consiglio dei Ministri, cofinanziato Nell’ambito Del Programma Operativo Complementare Al Pon “Governance E Capacità Istituzionale” Fse-Fesr 2014-2020 Accordo Di Cooperazione Per La Realizzazione Di Attività Nell’ambito Del Progetto “Italiae” – Cup: J51h17000030007





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