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La Corte dei conti esprime riserve sulle proposte della Commissione UE al quadro della politica di coesione


La Corte dei conti europea (ECA) ha espresso forti riserve sulle modifiche proposte dalla Commissione europea al quadro della politica di coesione 2021-2027. Il Parere 02/2025, pubblicato il 6 maggio, riguarda nello specifico due proposte legislative che puntano a introdurre nuove priorità strategiche — tra cui difesa, edilizia abitativa, energia e resilienza idrica — nell’ambito della revisione intermedia dei programmi.

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Le misure, presentate dalla Commissione il primo aprile 2025, sono volontarie e non prevedono un aumento delle dotazioni iniziali per gli Stati membri. Tuttavia, mirano a incentivare le autorità di gestione a riassegnare una parte delle risorse dei fondi strutturali verso queste nuove aree.

Secondo la Commissione, l’obiettivo è quello di “accelerare l’impiego dei fondi della politica di coesione, allineando la spesa dell’UE alle recenti iniziative strategiche e tenendo conto dell’attuale contesto geopolitico, inclusa la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina”.

In questo contesto, pur riconoscendo “l’urgente necessità di rispondere al rapido mutamento del contesto di sicurezza”, la Corte dei conti avverte che “le misure proposte potrebbero aumentare la complessità, esercitare pressioni sulla capacità amministrativa e diluire l’attenzione della politica sulla riduzione delle disparità regionali”.

Toccando un punto già ampiamente dibattuto a livello europeo, la Corte osserva che l’espansione del perimetro d’azione della politica di coesione rischia di minare la sua coerenza. “L’efficace attuazione dei finanziamenti della politica di coesione comporta già delle sfide”, si legge nel parere.

Inoltre, i revisori osservano che molte delle nuove priorità introdotte “sono, in larga misura, già possibili nell’ambito dell’attuale quadro giuridico”, come le tecnologie dual use o le infrastrutture idriche, sollevando dubbi sull’effettiva necessità delle modifiche normative.

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Gli investimenti nella difesa contribuiscono effettivamente alla coesione?

Tra le novità più discusse, figura l’estensione del campo di applicazione alla difesa e mobilità militare. Nel suo parere, la Corte nota che non viene chiarito “come questi investimenti contribuirebbero all’obiettivo di coesione di rafforzare la coesione territoriale, economica e sociale”, come previsto dall’art. 174 del TFUE.

Sulla trasparenza, l’ECA rileva che “il requisito di pubblicare i dati su progetti e beneficiari potrebbe avere implicazioni per la sicurezza” se applicato a investimenti in tecnologie di difesa o infrastrutture militari.

Inoltre, non viene prevista alcuna deroga esplicita al principio DNSH (“do no significant harm”), il che solleva interrogativi sulla compatibilità ambientale di progetti nel settore difesa.

La Corte segnala anche la mancanza di criteri legati alla sede o al controllo delle imprese beneficiarie, avvertendo che “i fondi della coesione potrebbero sostenere imprese controllate da paesi terzi non associati, contribuendo allo sviluppo di capacità difensive al di fuori dell’UE”.

Poca chiarezza anche su alloggi accessibili e riforme

Anche la possibilità di finanziare “alloggi a prezzi accessibili” è oggetto di rilievi. Secondo la Corte, “il termine non è definito”, né sono chiariti i beneficiari o le tipologie di intervento ammissibili. “Non è chiaro in che modo questa spesa contribuirà al migliore funzionamento dei mercati nazionali dell’edilizia abitativa”, si legge nel parere.

Sulle riforme, altra novità della proposta della Commissione UE, l’ECA segnala che “manca una chiara definizione delle attività ammissibili e del modello di finanziamento applicabile”, avvertendo che l’estensione potrebbe includere costi non direttamente legati agli investimenti, generando rischi di inefficienza o doppio finanziamento.

Nel parere la Corte dei conti fa notare che le proposte prevedono forti incentivi per spingere gli Stati membri a riallocare almeno il 15% delle risorse verso le nuove priorità: prefinanziamenti fino al 30%, cofinanziamento UE al 100% e proroga della scadenza di ammissibilità al 2030.

Tuttavia, la Corte avverte che “l’uso di incentivi finanziari, come il finanziamento UE al 100%, indipendentemente dal livello di sviluppo economico regionale, potrebbe favorire in modo sproporzionato le regioni ricche” e ridurre l’effetto leva dei fondi.

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Il rischio di amministrazioni pubbliche sotto pressione

La Corte sottolinea poi che le proposte sono arrivate dopo la scadenza del 31 marzo 2025 per la revisione intermedia obbligatoria, facendo notare che “molte autorità di gestione avevano già presentato gli emendamenti ai programmi”, e ora saranno costrette a un nuovo ciclo di aggiornamenti “in un tempo molto ristretto”. Ciò potrebbe aumentare, secondo la Corte, l carico amministrativo e il rischio di errori.

Il parere – elaborato in risposta a una richiesta formale del Parlamento europeo del 14 aprile – si conclude con un invito esplicito ai colegislatori: “Adottare misure adeguate per mitigare il rischio che l’attuazione di queste nuove priorità indebolisca l’approccio place-based e comprometta l’efficacia della politica”.

La Corte chiede anche di condurre una valutazione d’impatto ex ante su tutte le modifiche future; chiarire criteri di eleggibilità per difesa e riforme; mantenere differenziazione tra le regioni sul cofinanziamento; evitare sovrapposizioni con altri strumenti UE come EDIP e SAFE.



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