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Tra transizione ed effetto Trump. Il senso delle imprese per la sostenibilità


Per le aziende italiane gli obiettivi in materia di sostenibilità ambientale e non rimangono quasi un obbligo. Ma lo Stato dovrebbe aiutare e accompagnare meglio le piccole realtà nel percorso. Trump? Non ci sarà un cambio di rotta, nonostante le sue idee. I risultati della ricerca SEC Newgate

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06/05/2025

La transizione non è una scelta, forse più un obbligo. Ma bisogna fare i conti con la realtà, inclusa la dimensione delle imprese italiane. Da questa premessa è partita la ricerca, realizzata da SEC Newgate Esg Monitor. Un’analisi qualitativa sulle aziende italiane. Lo studio condotto su 51 grandi imprese tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 indaga l’importanza degli obiettivi Esg per le aziende italiane e il loro impegno in tale ambito.

In sintesi, dalla ricerca emerge come il 60% degli intervistati ritiene che la trasformazione sostenibile sia in corso sebbene la nostra struttura economica basata sulle Pmi renda più difficile il percorso. In tal senso, le istituzioni dovrebbero aiutare questo cammino rendendolo meno burocratico e sostenibile dal punto di vista economico. Un intervistato su due pensa anche che la comunicazione degli obiettivi Esg sia adeguata, ma è molto normativa e a volte l’Esg è stato un tema molto più di comunicazione che effettivo. Consenso ancora più alto (il 68% delle risposte) sul fatto che il Purpose (lo scopo per cui esiste un’azienda) aiuti molto nel perseguire gli obiettivi in tema di Esg. Lo studio di Sec Newgate, infine prende in esame l’avvento di Trump, con la conseguente perdita di slancio del sostegno alle politiche di corporate responsibility da parte degli Usa, e se e come questa nuova direzione politica stia influenzando il percorso delle aziende italiane verso la sostenibilità.

E attenzione al ruolo dei 40-60enni. Anche per la sostenibilità, infatti, come per molte altre funzioni aziendali, il timone è nelle mani della Generazione X, che rappresentano il 64% degli intervistati. Una generazione non immediatamente identificabile con le tematiche ambientali. Una generazione che, come ricorda Federico Capeci nel suo libro Generazioni, è cresciuta in un periodo di transizione, tra mondo analogico e digitale. Spesso definita anche generazione “di transizione”, per via di cambiamenti rapidi e sfide economiche e sociali alle quali si è dovuta adattare. Distante dai baby boomers che hanno vissuto la loro giovinezza con un forte impegno ideale anche in campo ambientale e forse ancora più lontani dal grande impegno delle generazioni successive, soprattutto quello della Generazione Z alla quale appartiene Greta Thunberg.

Stringendo ancora di più il campo, gli italiani rimangono ancora un po’ troppo pessimisti sulla transizione. In generale, si legge nello studio, il 65% degli italiani ritiene che il Paese non stia andando nella direzione giusta. E le aziende intervistate si sono del tutto o in parte allineate al giudizio dei cittadini: il 37% si è detto d’accordo e il 39% parzialmente d’accordo. Tra le criticità indicate dagli italiani come le più urgenti da affrontare per il futuro del Paese, gli intervistati hanno indicato la “una sanità e istruzione di qualità e a prezzi accessibili a tutti” e un deciso “miglioramento delle retribuzioni e le condizioni dei lavoratori”, spiega la ricerca. Interessante notare come l’istruzione e la formazione di qualità “sia in cima ai pensieri delle imprese a conferma della necessità di avere giovani con una preparazione adeguata alle sfide del mercato del lavoro”.

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Impossibile, poi, evitare un passaggio sugli Stati Uniti e sul senso della nuova amministrazione americana per la transizione. La ricerca Sec Newgate era chiusa quando a seguito della rielezione di Donald Trump alla guida degli Stati Uniti si è assistito a un cambiamento significativo nelle politiche aziendali riguardanti la sostenibilità. Molte aziende hanno annunciato di rivedere il proprio impegno Esg. Lo stesso Trump ha promesso di ritirare gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi e di annullare normative ambientali chiave.

Eppure i 2/3 degli intervistati pur consapevoli della portata di certe decisioni, non ravvedono cambi di rotta: “No, Trump non influirà sulla nostra azienda e sui nostri obiettivi. Anzi… Restiamo fermamente impegnati perché la sostenibilità rappresenta un approccio autentico e coerente con i nostri valori aziendali, indipendentemente dai contesti politici o dalle dinamiche globali. È un vero e proprio driver di valore a lungo termine. Sappiamo che c’è una certa polarizzazione del dibattito su questi temi, ma non modificheranno il nostro impegno in questi ambiti”.



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