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Energia elettrica da terra e gas, la rotta green per ridurre le emissioni delle navi – StartUp Magazine


Gli armatori scelgono cold ironing e Gnl, in attesa che i porti si adeguino alle nuove tecnologie

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Scrubber, carburanti di nuova generazione, elettrificazione delle banchine sono solo alcuni dei termini di attualità che stanno portando la blue economy dei nostri porti ad essere anche una “green economy”.

A livello armatoriale sono ormai diversi anni che si stanno facendo investimenti milionari per rendere l’industria marittima sempre più eco compatibile. Adesso abbiamo anche l’orizzonte del 2050, quando il settore dovrà aver raggiunto la neutralità climatica (il cosiddetto “net zero”): ma già oggi i cantieri navali stanno studiando come anticipare questa data, ad esempio nel piano industriale della nostra Fincantieri c’è l’obbiettivo di realizzare la prima nave da crociera ad impatto zero nel 2035.

Generalizzando possiamo dire che ad oggi gli investimenti fatti dagli armatori per rendere le proprie navi il più ecocompatibili possibile non sono andati a pari passo con l’infrastrutturazione dei porti nazionali. Esempio evidente è quello del cold ironing: ormai tutte le navi da crociera sono predisposte all’utilizzo di questa tecnologia, ma nel nostro Paese non è ancora attivo nessuno di questi impianti che permetterebbe di spegnere in porto i generatori diesel. Fortunatamente con i fondi del Pnrr questo divario dovrebbe essere colmato entro la fine del 2026.

Fino ad allora le navi inquineranno a due passi dalle nostre case? Assolutamente no: ormai il settore utilizza carburanti a basso tenore di zolfo, ricordiamo ad esempio il gasolio marino (Mgo) che permette di limitare l’impatto delle unità in porto. E anche se si utilizzano nafte pesanti, tutte le navi moderne sono dotate di scrubber che permettono di “lavare” i gas di scarico dei fumaioli. Inoltre si sta diffondendo sempre di più l’utilizzo del gas naturale liquefatto come carburante di transizione verso quelli di nuova concezione verde.

Anche in questo caso il nostro Paese però è alquanto indietro: per fare un esempio concreto, le navi da crociera che utilizzano il Gnl come carburante primario si riforniscono soprattutto a Barcellona o Marsiglia: in Italia solo Trieste ha avuto l’occasione di rifornire più volte le passeggeri grazie ad un “best practices” già consolidata. Ma niente paura, perché le ammiraglie di Costa Crociere e Msc Crociere che scalano nei nostri porti tirrenici utilizzano il gas rifornito nei sopracitati scali esteri. Stesso discorso vale per la Sun Princess di Princess Cruises, prima nave dual fuel costruita in Italia da Fincantieri che opera anche quest’anno nel Mediterraneo essendo di casa anche a Genova.

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Maggiori problemi li hanno gli armatori di traghetti che per adesso non potranno rifornire nei capolinea nazionali: un esempio è Gnv, che avrà in flotta i nuovi traghetti dual fuel, ma che per ora li dovrà utilizzare in Italia con carburanti tradizionali. Il mondo dei traghetti nel nostro Paese è molto variegato: vanno certamente segnalate le navi di ultima generazione che utilizzano le stesse tecnologie delle navi da crociera, ma esiste anche un parco mezzi più datato che avrebbe bisogno di significativi retrofitting. Quello che ad esempio ha fatto sempre Gnv, con l’installazione degli scrubber su diversi suoi traghetti, così come va segnalato il caso di Grimaldi, che nel corso dell’allungamento a Palermo delle sue due ammiraglie ha installato a bordo batterie che permettono alle navi di spegnere in porto i generatori diesel.

Chi va sicuramente attenzionato è il settore delle navi mercantili non appartenenti ai colossi del settore. Ma per il resto, i porti sono già oggi ambienti molto più sani di un tempo.

Riproduzione: www.themeditelegraph.com



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