Non c’è più tempo. È questo il messaggio che è emerso forte e chiaro nella prima giornata del Defence 24 Days, il più grande evento dell’Europa centrale dedicato alla difesa, in corso in questi giorni a Varsavia, giunto alla quarta edizione. La minaccia russa è alle porte e l’Europa deve farsi trovare pronta. «Non tra quindici anni, ma tra due-tre, se i negoziati in corso dovessero andare male», ha messo in guardia Dovilė Šakalienė, ministro della Difesa lituana, che insieme al vicepremier e ministro della Difesa polacco Władysław Kosiniak-Kamysz e l’omologo croato Ivan Anušić ha dato via alla prima discussione sui nuovi principi dei sistemi di difesa e sulla possibile indipendenza militare offerta dal ReArm Europe.
Secondo Šakalienė è importante mandare al Cremlino il messaggio che l’Europa è reattiva e pronta a difendersi. Per questo si dovrebbero implementare il prima possibile tutti gli strumenti che compongono la sicurezza nel continente. L’obiettivo dovrebbe essere quello di velocizzare e aumentare la produzione dell’industria militare sostenendo non solo le grandi aziende, ma anche quelle più piccole, che spesso si specializzano in un solo settore. La ministra lituana ha aggiunto che, modernizzando le forze armate, non si dovrebbe dimenticare che la forza principale rimangono le armi tradizionali, che devono essere integrate con le nuove tecnologie e i nuovi tipi di armi: «Questo è quello che ci insegna quello che sta succedendo in Ucraina: l’artiglieria è necessaria».
L’altro messaggio da Varsavia è che i piani di riarmo europei devono essere veloci e soprattutto avvenire all’interno dell’architettura della Nato. «ReArm Europe è un buon segnale che dimostra come finalmente l’Europa si sia svegliata e abbia iniziato a investire nelle proprie capacità di difesa», ha detto Kosiniak-Kamysz, una speranza condivisa da Anušić. «L’importante è che non si tratti solo di una mossa di marketing, ma di qualcosa di concreto», ha aggiunto il ministro croato.
Kosiniak-Kamysz ha esortato a non contrapporre l’Unione europea all’Alleanza Atlantica, sottolineando come la Polonia sia stata tra i Paesi favorevoli a un maggiore coinvolgimento dell’Unione europea nelle questioni della difesa. «L’Europa è più forte, mai nella storia così tanti soldati di così tanti Paesi alleati sono stati presenti a fronte della Federazione Russa. Mai prima d’ora tutta l’Europa è stata unita e il nemico è solo da una parte. È un cambiamento fondamentale nella storia; una speranza che genera ottimismo. Ma questo ottimismo sarà concretizzato solo se investiremo nell’industria bellica», ha evidenziato.
«La sfida e il compito più grandi oggi sono costruire un’industria della difesa, sia statale che privata, che sia in grado di assorbire i fondi europei», aveva dichiarato il vicepremier polacco nel discorso di apertura ricordando come le spese aggiuntive per gli armamenti siano previste proprio dal programma ReArm Europe. Kosiniak-Kamysz ha espresso la convinzione che i beneficiari del programma non possano essere solo le grandi aziende dell’Europa occidentale, «per questo vale la pena integrare i Paesi della nuova Europa, cioè Polonia, Lituania, Croazia».
Lo sguardo a est rientra nell’ottica di una cooperazione regionale la cui importanza è stata più volte rimarcata per la condivisione di conoscenze e di esperienze diverse. Ivan Anušić ha rimarcato come la Croazia abbia vissuto sulla sua pelle una guerra in tempi recenti e come buona parte della penisola balcanica rimanga ancora oggi un’area instabile. Per questo motivo il governo croato negli ultimi anni ha deciso di aumentare i finanziamenti per le proprie forze armate, destinando anche somme significative alla modernizzazione dell’esercito. Il modello è la Polonia, per la capacità con cui ha affrontato la modernizzazione della sua difesa negli ultimi anni.
Detto dell’architettura di base del sistema di difesa europeo, rimane il dato che tutti sembrano concordi nell’affermare che questo dovrà trovare collocazione all’interno della Nato. «Abbiamo bisogno di solidarietà, di fratellanza. La Nato è proprio questo. Alcuni cercano di contrapporre l’Unione europea alla Nato, ma non possiamo permetterlo», ha aggiunto Kosiniak-Kamysz. La questione è ritornata prepotentemente nel pomeriggio durante un panel sulle prospettive delle capacità di difesa europee. L’ex presidente croata Kolinda Grabar-Kitarović è stata chiara: «L’autonomia strategica non dovrebbe significare l’isolamento. L’Europa deve avere capacità di difesa, ma le relazioni transatlantiche e l’alleanza con gli Stati Uniti rimangono cruciali».
L’idea è che l’Europa abbia investito troppo poco nella propria difesa negli ultimi anni, e ora si trova in una situazione difficile. Prima di raggiungere una propria autonomia potrebbero volerci decenni. Tenere da parte i dissidi sorti con il secondo mandato di Donald Trump, diventa dunque vitale.
D’altra parte, come ha sottolineato il politologo Andrew A. Michta, le alleanze si costruiscono sulla politica, e non sulla simpatia dei presidenti. L’Europa dev’essere in grado di costruire una relazione con gli Stati Uniti a prescindere da chi si trovi oggi alla Casa Bianca, nella consapevolezza che viviamo in un mondo in cui le sfide sono molteplici. Non solo la Russia. Il mondo visto da Washington presenta anche la sfide presentate dalla Cina, dalla Corea del Nord e dall’Iran. Le sfide sono tante, il tempo per i litigi e per le parole è scaduto.
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