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L’UE lancia Choose Europe: 500 mln per conquistare scienziati, startup e talenti


L’Unione Europea si prepara a rilanciare la propria centralità nel panorama globale della ricerca e dell’innovazione. Alla Sorbona di Parigi, durante la conferenza “Choose Europe for Science”, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha tracciato un nuovo orizzonte strategico: rendere l’Europa il luogo ideale per scienziati, startup, scaleup e innovatori.

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Il fulcro della proposta è l’annuncio del primo European Innovation Act, accompagnato da una strategia per startup e scaleup europee, finalizzata a semplificare il quadro normativo e a favorire l’accesso ai capitali di rischio.

Perché la ricerca è cruciale per l’Europa del futuro

Il futuro dell’Europa dipende in larga misura dalla capacità di investire in ricerca e sviluppo (R&S). Le sfide globali che ci attendono, dal cambiamento climatico alla transizione digitale, dalla salute pubblica alle energie rinnovabili, richiedono soluzioni scientifiche avanzate. Tuttavia, l’Europa continua a scontare un ritardo cronico rispetto a Stati Uniti e Cina in termini di investimenti e attrazione di talenti.

Secondo i dati più recenti, l’UE investe mediamente il 2,2% del PIL in R&S, contro il 3,45% della Corea del Sud, il 3,07% del Giappone e il 2,83% degli Stati Uniti. Questo divario non è solo economico, ma strategico: senza una massa critica di scienziati, ricercatori e innovatori, l’Europa rischia di diventare dipendente da tecnologie sviluppate altrove.

L’annuncio alla Sorbona: un nuovo corso

Nel suo intervento, von der Leyen non ha nascosto l’urgenza della situazione. “Sappiamo che il percorso dalla ricerca fondamentale al business e al mercato non è abbastanza semplice o rapido qui in Europa”, ha dichiarato. Troppe barriere burocratiche, troppi costi, troppi ostacoli che rallentano l’innovazione.

Da qui la promessa di un cambio di paradigma: semplificazione normativa, riduzione degli oneri amministrativi, incentivi alla collaborazione tra pubblico e privato. Il nuovo European Innovation Act mira a trasformare la ricerca scientifica in innovazione trasformativa e in opportunità di business, colmando il gap tra laboratorio e mercato.

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Cos’è l’European Innovation Act

Il provvedimento, di prossima presentazione ufficiale, rappresenta un tassello fondamentale nel progetto europeo di rilancio della competitività. In parallelo alla “bussola per la competitività” già annunciata, l’European Innovation Act interverrà su tre fronti principali:

  • Semplificazione normativa per lanciare un mercato unico della scienza e dell’innovazione.
  • Eliminazione di ostacoli regolatori per startup e scaleup ad alto contenuto tecnologico.
  • Maggiore accesso al capitale di rischio, attraverso strumenti dedicati e una cornice più favorevole all’investimento privato.

Startup e scaleup: un ecosistema da rafforzare

L’Europa è ricca di idee, ma povera nella capacità di trasformarle in imprese di successo. Le startup europee, spesso nate all’interno di centri di ricerca o università, faticano a crescere, scalare e competere a livello globale. Le cause? Mancanza di finanziamenti, barriere regolamentari, scarsa integrazione tra i mercati nazionali.

La strategia europea punta a rimuovere questi ostacoli, creando un ambiente favorevole alla crescita di nuove imprese tecnologiche. L’obiettivo è rendere l’Europa una terra fertile non solo per la nascita di startup, ma anche per la loro espansione internazionale, grazie a un sistema normativo più snello e a un maggiore supporto istituzionale.

Il nodo delle risorse: 500 milioni per il triennio 2025–2027

Von der Leyen ha annunciato un nuovo pacchetto da 500 milioni di euro destinato alla ricerca, riferito al triennio 2025–2027. Tuttavia, restano i dubbi sulla natura di questi fondi. Non è chiaro se si tratti di risorse aggiuntive o di una riallocazione interna al bilancio pluriennale già in vigore fino al 2027.

La Commissione ha comunque confermato che nella prossima programmazione 2028–2034 (MFF) verranno presentate proposte ambiziose per il finanziamento della ricerca. L’approvazione di tali fondi dipenderà dalla volontà politica dei singoli Stati membri, molti dei quali oggi impegnati a sostenere la spesa militare e a far fronte a ristrettezze di bilancio.

L’obiettivo 3% del PIL: troppa ambizione?

Von der Leyen ha ribadito l’impegno a raggiungere l’obiettivo del 3% del PIL in investimenti R&S entro il 2030. Si tratta di una soglia simbolica, già presente nelle raccomandazioni europee da oltre un decennio, ma mai pienamente raggiunta.

Per molti Paesi membri, soprattutto quelli dell’Europa meridionale e orientale, questo obiettivo resta lontano. La Commissione spera in un maggiore coordinamento tra fondi europei, investimenti privati e risorse nazionali per avvicinare gradualmente questo traguardo.

La conoscenza come Bene Comune Europeo

Uno dei punti più significativi del discorso è stato il riferimento alla libera circolazione della conoscenza, da intendersi al pari della libera circolazione di beni, servizi, capitali e persone nel mercato unico europeo.

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“Vogliamo rafforzare la libera circolazione di conoscenze e dati in tutta Europa”, ha affermato von der Leyen. Questo implica un nuovo approccio all’uso e alla condivisione di dati scientifici, all’apertura dei risultati della ricerca, alla collaborazione tra università, centri di innovazione e imprese.

Le prossime sfide: dalle parole ai fatti

Il successo del nuovo corso dipenderà dalla capacità dell’UE di trasformare le intenzioni politiche in misure concrete. L’European Innovation Act dovrà passare al vaglio del Parlamento europeo e ricevere l’approvazione degli Stati membri. Allo stesso tempo, saranno fondamentali:

  • la semplificazione dei programmi esistenti (come Horizon Europe);
  • l’adozione di regole più snelle per la partecipazione a bandi e call;
  • il coordinamento con le politiche nazionali in materia di ricerca e impresa.

La posta in gioco è alta: rilanciare l’Europa come leader globale dell’innovazione. Il primo European Innovation Act rappresenta un passo deciso nella giusta direzione. Ma servono continuità, coraggio e investimenti per fare della scienza il cuore pulsante del progetto europeo. Perché senza ricerca, non c’è futuro. E senza innovazione, l’Europa rischia di perdere la sua identità di potenza civile fondata sul sapere, sulla cultura e sulla capacità di trasformare le idee in progresso per tutti.



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