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Richiesto lo stop ai finanziamenti PAC per gli allevamenti intensivi: l’UE ascolterà?


Questione morale, etica, ambientale, economica e non solo: l’OIPA chiede alla Commissione europea di bloccare i finanziamenti agli allevamenti intensivi. Succederà?

Forse non tutti sanno che che l’Italia è uno uno dei primi Paesi in Europa per vendite e utilizzo di antibiotici negli allevamenti. Male: per il primato in sé e per il fatto che non tutti lo sappiano. Pensare che il problema degli allevamenti intensivi sia ridotto allo Stivale, però, significa essere in malafede o – forse peggio – peccare di ingenuità. Che non è poi forse la stessa cosa?

Quello sugli antibiotici, com’è ovvio, non è che un capitolo di un tomo pieno di brutture. L’eredità morale ed etica è nota a tutti – di nuovo: “ingenui” esclusi -, così come la pesantezza dell’impronta climatica. Per questi e altri motivi, in occasione della seconda tranche di semplificazioni della Politica Agricola Comune (PAC) 2023-2027, l’OIPA (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) ha chiesto all’Europa di revocare i finanziamenti PAC agli allevamenti intensivi.

Quanti soldi finiscono negli allevamenti?

allevamenti

OIPA chiede “una profonda revisione dei criteri di assegnazione dei finanziamenti pubblici” cosicché siano coerenti con gli obiettivi del Green Deal, allineati alla strategia “Farm to Fork” e alle attuali norme sulla tutela della salute dei cittadini. L’esempio portato da casa OIPA è quello della Pianura Padana, notoriamente riconosciuto come uno dei distretti con il livello di qualità dell’aria peggiore di tutta Europa. E i numeri, di fatto, parlano chiaro: circa l’85% delle emissioni di ammoniaca in Lombardia proviene da lì.

Nulla di nuovo sotto il sole, a dire il vero: c’è chi potrebbe attaccarci il bagaglio più tipico delle “fabbriche”, per quanto in passato siano riusciti a evadere la direttiva sulle emissioni industriali. Tra il 2019 e il 2023 i fondi PAC destinati alla zootecnia sono aumentati da 250 a 286 milioni di euro; e nel 2023 il 40% di questi finanziamenti è stato erogato a imprese situate in Comuni con livelli di azoto oltre i limiti di legge.

Dei primi 40 comuni beneficiari dei fondi di cui sopra, spiega l’OIPA, il 65% presenta valori di azoto non conformi. Alla luce di quanto discusso e del molto a cui abbiamo appena accennato, l’Organizzazione ha articolato una richiesta formale alla Commissione europea in quattro punti. Diamoci un’occhiata:

1. Revocare i finanziamenti PAC agli allevamenti responsabili di inquinamento, inadempienze ambientali o sanitarie;

2. Introdurre criteri stringenti legati alla tutela della salute pubblica, della biodiversità e della qualità ambientale per l’accesso ai fondi;

3. Reindirizzare parte dei finanziamenti verso attività sostenibili, etiche e salutari, nonché in progetti di rinaturazione e tutela della fauna selvatica, come la creazione e il mantenimento di corridoi faunistici.

4. Investire in ricerca e sviluppo di soluzioni alternative alla zootecnia, tra cui studi scientifici sulla carne coltivata, per favorire una transizione verso sistemi alimentari più sicuri, sostenibili e rispettosi del benessere animale.



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