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Bruxelles, Decaro vota con la destra per frenare la svolta «green» dell’Ue


La stagione dell’intransigenza green traballa ora anche in Europa, e in questo cambio di paradigma ha svolto un ruolo di mediazione l’eurodeputato barese Antonio Decaro. L’ultimo segnale di questa svolta viene dal voto di giovedì scorso a Strasburgo nel quale si è ricreata una maggioranza di buon senso nella votazione per concedere più flessibilità ai produttori dell’automotive e per rimandare le multe previste in caso di mancato raggiungimento dei target. Di fatto, un asse che va dal Pd, al Ppe (con Fi) ai conservatori (con Fdi) ha raccolto il grido d’allarme del mondo industriale, mostrando una concreta disponibilità a mediare e rivedere gli obiettivi.

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Questa operazione ha visto configurarsi la rottura in Ue del campo largo, con il Pd che ha scelto di unirsi ai centristi e alle destre, mentre M5S e l’Alleanza Verdi Sinistra hanno votato contro. In questo contesto anche i Patrioti (compreso il generale leghista Roberto Vannaci) hanno votato contro con motivazioni opposte a quelle delle sinistra: se i progressisti chiedono intransigenza nell’applicazione dei parametri (e quindi pesanti sanzioni) per l’automotive, gli identitari reclamano invece la dismissione del piano, a difesa delle eccellenze produttive delle varie Motor Valley europee. A favore ha votato il gruppo di Ecr, con gli eurodeputati pugliesi Chiara Gemma, Michele Picaro e Francesco Ventola. La posizione è così spiegata dal capodelegazione meloniano Carlo Fidanza: l’approvazione del congelamento delle sanzioni è «un passo che va certamente nella giusta direzione ma rimane insufficiente. Occorre affrontare più alla radice la crisi del settore automotive e anticipare il più possibile la revisione dell’intero Regolamento, rispettando pienamente il principio di neutralità tecnologica, costantemente violato in nome del sacrificio della nostra industria all’elettrico cinese, e difendendo quindi con forza imprese e lavoratori europei da un declino che ci stiamo imponendo da soli».

Il passaggio tra i dem, intanto, è stato gestito in maniera attenta per evitare polemiche e strappi. Dopo la lacerazione sul Rearm, con la spaccatura tra riformisti ed eletti vicini alla Schlein, questa volta il partito è stato compatto grazie alla mediazione di Antonio Decaro, presidente della Commissione Envi, figura sempre più di equilibrio e di concretezza nelle dinamiche continentali. L’europarlamentare barese è stato protagonista di un lavoro di diplomazia che ha consentito alla posizione del riformista Giorgio Gori, difensore della Motor Valley bergamasca e di riflesso anche di quella barese, di essere sostenuta anche da ecologisti intransigenti come Annalisa Corrado (molto vicina alla Schlein).

La tesi di Gori? Le multe alle imprese delle auto sono una formula pessima per favorire l’evoluzione e la modernizzazione Green del settore, e per questo si auspicano «meccanismi di flessibilità», ovvero di allentare la presa sulle multe che indebolirebbero ancora di più i bilanci aziendali. Di fatto l’area riformista dem si conferma come interlocutore del mondo produttivo, e svolge questo ruolo senza nessun paravento ideologico Green, ma con la ferma scelta di difendere occupazione e capitale industriale e umano dei territori. In questa torsione dem, Decaro è stato il protagonista della svolta realista del partito: nessun eletto ha votato in dissenso e questo dimostra che da Roma, e in particolare dal Nazareno, dopo il puntiglio sulla questione della Difesa, si inizia a cambiare registro. Del resto anche i socialdemocratici tedeschi, entrando nel governo del popolare Merz, hanno assunto responsabilità sul tema del riarmo, passaggio che non può non avere effetti sull’eurogruppo dei Socialisti e democratici di cui fa parte anche il Pd.

Decaro alla Gazzetta spiega così la posizione del partito: «Abbiamo sempre detto che l’unica transizione ecologica possibile è una transizione giusta che tiene conto dei lavoratori e delle filiere industriali. Abbiamo lavorato per raggiungere una mediazione che avesse come obiettivo i target ambientali del 2035 ma con la possibilità di introdurre un periodo di tolleranza di tre anni, per il 2025, il 2026 e il 2027, anziché una valutazione annuale, rispetto alle sanzioni previste per le aziende automobilistiche». «Questo – prosegue – era uno degli impegni che avevamo preso per evitare che i costi delle sanzioni si riversassero sui lavoratori del settore che dobbiamo in tutti i modi tutelare».

Il campo largo su posizioni super ecologiste, ormai, in Europa non esiste più, ma in Puglia resta l’obiettivo per le prossime regionali (con Decaro candidato governatore). Queste continue distonie – dai temi della Difesa a quelli dell’Industria e della transizione Green – sono state però nelle scorse settimane oggetto di riflessione critica da parte di Avs e grillini. Non a caso il segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, commentando la posizione sul Rearm di Decaro ha commentato con una battuta: «Lo candidiamo governatore della Puglia, non commissario europeo». Il segretario regionale dei Si, Mino Di Lernia, è invece molto più conciliante, al pari di Mimmo Lomelo dei Verdi. Le sensibilità, però, si dovranno sintetizzare nei programmi e sui temi dell’Ambiente, i nodi non sciolti dalla stagione di Michele Emiliano, non potranno essere rimandati quando arriverà Decaro.

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