Solo il 40% delle imprese sarde investe sull’innovazione di prodotto: un dato preoccupante che evidenzia la necessità di strategie mirate per stimolare la competitività e colmare il divario tecnologico nell’isola.
Solo il 40% delle imprese sarde destinava risorse all’innovazione di prodotto, un dato che segnalava un forte ritardo rispetto ad altre regioni italiane. Questo limite influenzava negativamente la competitività del tessuto produttivo locale, soprattutto nei settori a basso contenuto tecnologico. L’assenza di una cultura strutturata dell’innovazione frenava lo sviluppo e rendeva difficile attrarre capitali e talenti qualificati. Le imprese sarde, per lo più micro o piccole realtà, faticavano a investire in ricerca e sviluppo, anche per la scarsa disponibilità di competenze specializzate.
Per invertire questa tendenza, la Regione ha stanziato 81 milioni di euro a sostegno della digitalizzazione, dell’innovazione tecnologica e della diversificazione produttiva. Questi fondi, destinati ai prossimi mesi, rientrano in un piano più ampio di rilancio economico e sostegno all’ecosistema imprenditoriale. Le risorse saranno utilizzate per finanziare progetti attraverso strumenti come i contratti di investimento, puntando su trasformazione digitale, sostenibilità e processi produttivi avanzati.
Cresce la spesa ICT in Sardegna, ma mancano brevetti e competenze digitali: la trasformazione richiede infrastrutture e formazione continua
Accanto alle criticità, emergono segnali incoraggianti: oltre il 38% delle imprese sarde prevede di aumentare la spesa in ICT entro il 2025, superando la media nazionale. L’adozione dell’intelligenza artificiale è in espansione e coinvolge il 7,6% delle aziende locali, dimostrando una crescente apertura verso soluzioni tecnologiche avanzate, specialmente nei settori più dinamici. Questo dinamismo, però, non si riflette nel numero di brevetti registrati, che nel 2023 sono stati appena 7, una delle cifre più basse in Italia.
Permangono ostacoli significativi: l’84% delle imprese lamentava la carenza di competenze digitali interne, mentre un’impresa su quattro considerava il contesto territoriale un freno alla digitalizzazione. Si evidenziava la necessità di potenziare l’offerta formativa, con percorsi tecnici e professionali in linea con le nuove esigenze produttive. Anche la protezione della proprietà intellettuale risulta debole, rendendo urgente un intervento istituzionale che favorisca la registrazione e tutela delle innovazioni.
La Sardegna, dunque, si trovava davanti a un bivio: investire su formazione, infrastrutture e tecnologia oppure rischiare un progressivo isolamento economico. Le risorse già disponibili e i segnali positivi nel comparto digitale rappresentano un’occasione concreta per costruire un’economia più solida, competitiva e sostenibile. Ma serve un’azione collettiva che unisca istituzioni, imprese e sistema della conoscenza.
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