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Fedriga: «L’autonomia opportunità per il Paese non bandiera di parte»


Divise tra la paura dei dazi statunitensi, che si teme possano aumentare le disparità tra le diverse aree del Paese, e l’orgoglio del made in Italy, da sviluppare attraverso la collaborazione tra i territori.

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Le Regioni italiane arrivano alla quarta edizione del Festival delle Regioni, riflettendo sulle riforme da portare avanti insieme al governo nazionale per difendere la competitività del sistema Italia, a partire da quella sull’Autonomia differenziata, «non una bandiera di una parte o di un’altra, ma un’opportunità per il Paese» secondo il presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga.

«L’alleanza istituzionale è l’unica formula da adottare affinché il Paese continui a essere competitivo e offrire opportunità per suoi cittadini. Quando il sistema si muove insieme riesce a dare risposte in modo più soddisfacente», ribadisce Fedriga, assicurando che con il governo «stiamo lavorando bene».

Anche se i riflettori sono meno puntati sulle amministrazioni locali, rispetto al periodo della pandemia, «abbiamo garantito continuità alla centralità del sistema delle Regioni», rivendica il governatore. Una centralità che potrebbe emergere ancora di più con la riforma sull’Autonomia differenziata.

Il tema ritornerà al centro del Festival, visto che a chiudere i lavori della kermesse oggi sarà un intervento del ministro Roberto Calderoli. «La tutela dell’autonomia per le Regioni a statuto speciale e la valorizzazione delle autonomie per le Regioni a statuto ordinario rappresentano una chiave importante che può migliorare la risposta al cittadino, ottimizzare l’utilizzo delle risorse pubbliche e rendere più efficiente il sistema Paese», sottolinea Fedriga, che sul punto registra il consenso della maggioranza delle Regioni in Conferenza.

«Al di là del dibattito politico, sono convinto che chi governa una Regione non possa che ambire ad avere maggiori competenze per rispondere ai suoi cittadini».

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All’appuntamento di Venezia, le Regioni si presenteranno con le idee chiare su quali siano le priorità di intervento per lo sviluppo dei territori.

Lo dicono i temi che la Conferenza delle Regioni ha deciso di indagare con una ricerca commissionata all’Ipsos, che verrà presentata all’evento sulle eccellenze dei territori: made in Italy, salute e benessere, turismo, cultura e sport, sostenibilità e smart city. E poi la minaccia dei dazi Usa, che tiene con il fiato sospeso imprese e consumatori.

Secondo gli intervistati, l’impatto sullo sviluppo regionale si sentirà soprattutto nei termini di una riduzione degli investimenti nelle aree a maggiore vocazione all’export (50%) e di un aumento delle disparità regionali (37%).

Promuovere il made in Italy su nuovi mercati, diversificare i Paesi di destinazione delle esportazioni e intensificare gli sforzi della diplomazia sono considerate le strategie più efficaci per mitigare gli effetti dei dazi. Che, per otto cittadini su dieci, danneggeranno significativamente i prodotti italiani (in testa vino e bevande, agroalimentare e moda) e per quasi il 60% degli intervistati avranno un impatto negativo anche sul turismo.

«Come sistema delle Regioni abbiamo sottolineato da subito la dannosità dei dazi. Allo stesso tempo, abbiamo detto anche che ai dazi non si risponde con un’escalation della guerra commerciale, ma negoziando con gli Stati Uniti, che sono il principale partner dell’Unione europea», sottolinea il governatore.

Per Fedriga bisogna «usare la razionalità» per far capire che i potenziali danni non riguardano «solo il sistema italiano ed europeo, ma anche quello americano. Sono ottimista che si possano trovare accordi costruttivi per garantire fiducia a imprese e investitori.

I numeri che ha dato Trump all’inizio – ricorda – non si sono mai verificati: ad oggi il più grande danno che hanno provocato i dazi è l’incertezza creata dagli investitori».

Per superare le criticità e favorire lo sviluppo economico, le Regioni puntano a fare squadra anche nella promozione all’estero.

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Secondo la ricerca, la collaborazione tra territori e tra regioni è considerata la chiave del successo del made in Italy da otto intervistati su dieci. La valorizzazione dei prodotti locali, il turismo enogastronomico e la preservazione delle tradizioni culinarie sono considerati gli elementi che più contribuiscono allo sviluppo regionale, anche se da un cittadino su quattro – soprattutto se over 54 e residente al Centro – arriva la richiesta di bilanciare meglio sviluppo turistico e qualità della vita.

«Viviamo situazioni molto differenziate: nei grandi centri c’è un turismo di massa, in altri un turismo di qualità e slow molto richiesto. Bisogna avere equilibrio, senza ideologie né da una parte né dall’altra», raccomanda Fedriga.

«Demonizzare il turismo è pericoloso, visto che rappresenta un’opportunità di lavoro e di crescita per un numero importantissimo di imprese». L’invito è a fare squadra tra istituzioni e privati per «trovare strategie che rispondano ai numeri in crescita e garantiscano una qualità di vita adeguata». Un’alleanza, quella tra cittadini e istituzioni, che deve replicarsi anche tra i diversi livelli di governo del Paese per rilanciare il federalismo.



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