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Monaco, tra lusso e responsabilità: “The Spring Pop Up” apre il dialogo sulla nautica sostenibile


Lo scorso 15 maggio, nella prestigiosa cornice dello Yacht Club di Monaco, si è tenuta la conferenza “The Spring Pop Up”, un evento interamente dedicato alla sostenibilità nel settore nautico. A farci il resoconto la nostra Koly Setten

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Al centro del dibattito, organizzato dal Cluster Yachting Monaco, ci si è interrogati su una questione cruciale quanto urgente, ossia come ridurre l’impatto ambientale degli yacht e accompagnare la nautica di lusso in un processo di transizione ecologica concreto, credibile e misurabile, offrendo una panoramica ampia e articolata su approcci, tecnologie e strategie già in campo o in fase di implementazione.

Il primo panel, intitolato “Implementation of sustainable solutions by non-yachting industries (shipping, cruise & hospitality)”, ha visto come moderatore Vincent Huens de Brouwer, rappresentante del Cluster Energy Transition and Working Group. Accanto a lui, tre ospiti d’eccezione hanno illustrato casi studio e progetti innovativi provenienti da settori affini: Victor Gibon (Jifmar Guyane), noto per la nave cargo sostenibile Canopée; Victor Collazos, responsabile del gruppo V.ERDE per la decarbonizzazione delle flotte; e Vianney Vautier, Chief Operating Officer di Orient Express. Proprio quest’ultimo ha presentato con orgoglio Silenseas, lo yacht attualmente più grande al mondo in vendita, un capolavoro di ingegneria e design che coniuga lusso estremo e sostenibilità. Lungo 220 metri e alto 105, Silenseas dispone di due piscine, 54 suite esclusive, 6 suite penthouse e 8 tra bar e lounge. Ma il vero cuore del progetto batte sotto la superficie estetica: vele rigide per oltre 4.500 m² di superficie velica, un sistema avanzato di rilevamento ambientale, tecnologie di recupero del calore residuo e una netta riduzione delle emissioni.“Dobbiamo consumare il meno possibile. Per fare questo, bisogna conoscere a fondo la nave: dai generatori al consumo dell’acqua calda, dai forni installati ai costi operativi”, ha affermato Vautier. Victor Collazos ha invece centrato il suo intervento sull’analisi delle emissioni. Lo yachting, ha ricordato, rappresenta solo lo 0,3% delle emissioni globali del trasporto marittimo, ben lontano dal 3% delle navi da carico. Tuttavia, questa “piccola” quota non può essere una scusa per ignorare la necessità di un cambiamento. Tra le soluzioni più promettenti, spicca l’HVO (Hydrotreated Vegetable Oil), un biocarburante ricavato da fonti rinnovabili come oli vegetali, grassi animali, biomassa e oli esausti da cucina. Questo carburante, oltre ad abbattere le emissioni dirette, rientra in una visione più ampia che considera l’intero ciclo di vita del combustibile: dalla produzione alla raffinazione, fino al trasporto, uso e gestione dei rifiuti. In parallelo, Collazos ha sottolineato il ruolo crescente delle normative, sempre più severe, a cui devono adeguarsi le imbarcazioni sopra le 5.000 tonnellate di stazza lorda. Indicatori come EEXI (Energy Efficiency Existing Ship Index), EEDI (Energy Efficiency Design Index), e CII (Carbon Intensity Indicator), insieme a strumenti come l’EU ETS (sistema di scambio delle quote di emissione), FuelEU Maritime e Green Fuel Index, stanno guidando il settore verso una maggiore responsabilità ambientale. A questo si aggiungono le certificazioni volontarie fornite da enti riconosciuti come RINA, Bureau Veritas e DNV, che offrono supporto concreto ad armatori e cantieri nella valutazione delle performance ambientali. Di grande impatto anche l’intervento di Victor Gibon, che ha raccontato la genesi e l’operatività di Canopée, una nave cargo rivoluzionaria varata nel 2022 nei cantieri Neptune Shipyards dei Paesi Bassi e oggi gestita da Jifmar Guyane e Alizés. Con una lunghezza di 121 metri e una stazza lorda di 10.640 tonnellate, Canopée è progettata per il trasporto di carichi speciali, come i componenti del razzo Ariane 6, ma rappresenta molto di più: è un modello operativo di decarbonizzazione del trasporto marittimo. Il suo sistema di propulsione ibrido unisce due motori diesel da 3.500 kW a quattro vele rigide OceanWings, capaci di sfruttare l’energia eolica per ridurre il consumo di carburante convenzionale. A bordo, tecnologie digitali come la suite D-Ice, con autopilota e software di routing meteo-predittivo, permettono una navigazione intelligente, efficiente e a basso impatto. Una frase emblematica, emersa più volte durante la giornata, ha riassunto lo spirito dell’incontro: “Ogni cosa che metti sopra al mare, si riflette sotto la superficie. La miglior forma di emissione è quella che non si produce affatto.” Il messaggio di Vautier è stato chiaro: la decarbonizzazione non è più un’opzione, ma un imperativo, anche in un settore storicamente energivoro come quello dello yachting. Inoltre egli ha sottolineato come chi desidera acquistare uno yacht orientandosi verso una scelta più sostenibile, debba prima di tutto porsi alcune domande fondamentali: qual è il vero obiettivo dell’acquisto? In che modo verrà utilizzata l’imbarcazione? Con quale frequenza, per quali tragitti, con quali tempi di permanenza a bordo? Come sarà gestita la manutenzione? E soprattutto, quali tecnologie rigenerative verranno adottate, dalle ali sollevabili ai sistemi di recupero energetico? La seconda parte della conferenza ha visto come moderatore Espen Øino, uno dei più rinomati architetti navali e yacht designer al mondo; Frank Binder, armatore del M/Y XETA; Laurent Reiss, proprietario del M/Y ASTERIA; e Heigo Paartalu, CEO e co-fondatore di YachtWay, nonché armatore dei Vanquish VQ55 e VQ58. Si è parlato di design, come elemento imprescindibile: l’armatore moderno non cerca infatti più uno yacht “standard”, ma una creazione capace di riflettere il proprio stile, i propri valori e il modo in cui desidera vivere il mare. Questo si traduce in soluzioni progettuali altamente personalizzate, sia a livello estetico che funzionale. Parallelamente, l’efficienza e la sostenibilità sono diventate priorità reali. I relatori hanno discusso dell’impiego di materiali innovativi a basso impatto ambientale, di propulsori ibridi e di soluzioni energetiche alternative. La sfida è coniugare alte prestazioni e autonomia con una riduzione significativa dell’impronta ecologica. Un altro punto chiave è stata l’esperienza a bordo: oggi il vero lusso è la fluidità dell’esperienza, dalla gestione impeccabile degli spazi alla domotica integrata, fino alla connettività avanzata. La tecnologia non è più un optional, ma una componente essenziale per la sicurezza, il comfort e la personalizzazione. La terza e ultima parte dell’evento, moderata da David Seal, ha spostato il focus sull’applicazione concreta di soluzioni sostenibili e strumenti digitali a supporto della gestione ambientale degli yacht. Robin Savigny di SMEG ha presentato Smart+, un sistema di monitoraggio intelligente progettato per ottimizzare l’efficienza energetica a bordo. In meno di un’ora, un sensore può essere installato senza interrompere le operazioni, iniziando subito a raccogliere dati energetici aggiornati ogni dieci minuti. Questi dati, trasmessi in modalità wireless e criptata, vengono elaborati su una piattaforma online dove armatori, equipaggi e tecnici possono monitorare in tempo reale i consumi, individuare inefficienze, calcolare risparmi e ricevere raccomandazioni da un team di esperti. Smart+ si presenta non solo come un sistema, ma come una vera e propria metodologia: un approccio completo alla gestione energetica che trasforma l’analisi dei dati in una leva strategica per ridurre costi e impatti ambientali. Arthur Bohr di Monaco Marine, ha introdotto successivamente Eco-Refit Solutions. La loro proposta è pragmatica e basata sull’adattamento di tecnologie già affermate in ambito industriale. L’approccio non è quello della rivoluzione, ma dell’evoluzione intelligente: scegliere il giusto mix di soluzioni per ogni yacht in base a stazza, profilo operativo e uso reale. Dalla scelta delle vele rigide ibride ai biocarburanti avanzati, dai software di rotta ottimizzata ai sistemi di monitoraggio predittivo, ogni soluzione deve essere calibrata con cura, senza dimenticare l’importanza della manutenzione e delle buone pratiche operative. A concludere il panel è stata Nathalie Queret della Superyacht Eco Association, che ha presentato The SEA Index, una certificazione ambientale lanciata nel 2022 e pensata per aiutare gli armatori a comprendere e migliorare l’impatto ecologico delle loro imbarcazioni. Nata dalla collaborazione tra proprietari, capitani, cantieri e operatori del settore, l’iniziativa propone un sistema di valutazione rigoroso e trasparente basato su dati oggettivi. The SEA Index misura consumi, emissioni e pratiche operative lungo tutto il ciclo di vita dell’imbarcazione, offrendo agli armatori uno strumento utile non solo per certificare il proprio impegno ambientale, ma anche per prendere decisioni più consapevoli in fase di progettazione, refit, vendita o noleggio. In un mercato in cui la sostenibilità sta diventando sempre più un criterio di valore, iniziative come questa colmano un vuoto importante e aprono la strada a una nautica più responsabile.

A conclusione di questa giornata, il messaggio è stato chiaro: la sostenibilità nella nautica non costituisce un traguardo, ma un percorso che si traduce in un’evoluzione graduale, fatta di scelte mirate, tecnologie intelligenti, collaborazione tra attori diversi e una crescente attenzione ai dettagli. Dallo studio delle forme alla gestione energetica, dall’uso dei materiali ai sistemi di monitoraggio, tutto concorre a costruire uno yachting più consapevole, dove lusso e rispetto per l’ambiente possano finalmente navigare nella stessa direzione. (FOTO: copyright Koly Setten)

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