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Cresce la richiesta di noleggio operativo di beni usati per investimenti di valore contenuto


Oggi le microimprese e i professionisti si orientano sempre più verso soluzioni alternative all’acquisto diretto e al credito bancario. Un cambiamento che riflette una tendenza più ampia: da un lato, l’accesso al credito tradizionale si è fatto più complesso e selettivo; dall’altro, strumenti pubblici come Industria 4.0 o Transizione 5.0 restano in gran parte orientati alle grandi imprese, risultando poco accessibili per le realtà di dimensioni minori. Ma, ancor di più, tale attitudine riflette una tendenza che si sta consolidando a livello globale: l’economia dell’uso anziché della proprietà.

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È quanto emerge da un’analisi di WeAsset, società del Gruppo Domorental, specializzata nel noleggio operativo di beni usati, che ha appena lanciato FlexiRent60, il nuovo servizio di micro-noleggio operativo di beni strumentali rigenerati fino a 60.000 euro, rivolto ad artigiani, laboratori di analisi, commercianti, liberi professionisti (come odontoiatri, avvocati, ecc.), ma anche a centri estetici, palestre e attività legate alla ristorazione e all’ospitalità, ovvero all’area cosiddetta HoReCa.

Una domanda in rapida evoluzione

Le microimprese rappresentano oltre il 95% del tessuto imprenditoriale italiano (fonte: Istat). Nel dettaglio dello studio, sulla base di un campione analizzato di oltre mille contratti attivi presso il Gruppo Domorental, nel 2023 solo il 20% riguardava noleggi operativi per importi inferiori a 100.000 euro. La quota è salita al 45% nel 2024, fino a raggiungere il 55% nel primo trimestre 2025. Una tendenza confermata anche a livello nazionale: secondo una ricerca Kpmg e Gruppo Nsa, nei primi due mesi del 2025, i finanziamenti alle microimprese – ovvero quelle con meno di 10 dipendenti secondo la definizione UE – sono cresciuti solo del 5% per importi erogati e del 13% per numero di operazioni, restando nettamente al di sotto dei livelli registrati per le medie imprese (+191% erogato, +117% operazioni).

Un mercato in espansione

Il mercato italiano dei beni strumentali usati vale attualmente tra i 5 e i 10 miliardi di euro, con una crescita annua stimata tra il 5% e l’8%. Anche il leasing strumentale operativo conferma la sua crescita: nel primo trimestre del 2025 sono stati siglati 26.916 contratti, per un valore complessivo di 351,6 milioni di euro, con un incremento del +5,7% nel numero di contratti e del +2,7% in valore rispetto allo stesso periodo del 2024 (fonte: Assilea). A spingere la domanda contribuisce anche l’obsolescenza del parco macchinari nazionale: secondo le ultime stime disponibili, l’età media delle macchine utensili in Italia supera i 14 anni, con una quota significativa di impianti in esercizio da oltre due decenni.

“L’analisi condotta su oltre mille clienti ha evidenziato con chiarezza l’esigenza di strumenti finanziari semplici, rapidi e adatti a realtà che operano fuori dalle logiche bancarie tradizionali – osserva Claudio Mombelli, ceo di WeAsset. – Le imprese di piccola dimensione chiedono accesso immediato a tecnologie affidabili, sostenibili e compatibili con la propria capacità finanziaria. La domanda non riguarda solo il bene, ma il modello di accesso: tempi certi, deducibilità, gestione operativa snella.”

“Il nostro servizio FlexiRent60  conclude Mombelli – si basa su un sistema di micro-noleggio di beni strumentali rigenerati, attivabile in tempi brevi (entro sette giorni lavorativi) e con durate contrattuali fino a 84 mesi, a rate fisse e deducibili. I beni disponibili provengono da ambiti come la sanità e la medicina privata, i servizi estetici e benessere, la ristorazione e ospitalità, la logistica, la stampa professionale e l’informatica. Il modello si inserisce in una strategia più ampia che privilegia soluzioni asset-light e il riuso responsabile di apparecchiature industriali. Attraverso la collaborazione con UpGreene, ogni contratto prevede la certificazione Carbon Cancelling, che attesta la compensazione delle emissioni indirette legate al ciclo di vita del bene, secondo i parametri europei Scope 3 – Direttiva UE 95/2014.”

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