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Il futuro delle imprese al centro del Meeting del Made in Italy di Aepi


Unire le eccellenze per avere l’eccellenza“. Non è solo il titolo del sesto Meeting del Made in Italy, l’appuntamento annuale di Aepi (Associazioni Europee di Professionisti e Imprese partner dell’Italia all’Expo 2025 di Osaka ) che mira a promuovere il saper fare italiano, ma l’obiettivo concreto alla base del confronto tra istituzioni, imprese, professionisti e stakeholder che ha animato l’evento romano del 20 maggio a Palazzo Wedekind.

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I lavori si sono aperti con un videomessaggio del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini: “Questo non è un momento semplice per le imprese in Italia”, ha esordito il vicepremier facendo riferimento a conflitti e caro energia. “Il governo è a disposizione per incoraggiare la promozione efficace del Made in Italy: è mio compito aiutare le imprese del territorio”. Per il ministro, però, anche l’Unione europea dovrà fare la sua parte: “È necessaria un’azione finalmente concreta dell’Europa a tutela dell’eccellenza italiana. Il nostro problema non sono i dazi di Trump, ma la burocrazia europea. Niente è impossibile per l’Italia, ma le micro e piccole imprese non devono essere lasciate sole”.

Sul tema dell’eccesso di burocrazia che nuoce alle imprese è intervenuta anche Wanda Ferro, sottosegretaria al ministero dell’Interno: “I nostri imprenditori devono combattere contro una tipo di burocrazia che alle volte è stato anche esercizio di potere. Diminuire la mole di pratiche, invece, non cozzerebbe affatto con la sicurezza, perché esistono strumenti all’avanguardia”.

Dello stesso parere il presidente della confederazione Aepi, Dino Minoi: “Questo sesto Meeting chiede alla politica e alle istituzioni di puntare molto sulla semplificazione amministrativa. La burocratizzazione sta bloccando lo sviluppo e non mette le imprese nelle condizioni di poter investire ed essere competitive”.

Il Made in Italy alla prova dei dazi: batosta o opportunità?

Durante questi Stati generali dei professionisti e delle imprese il centro della scena non poteva che essere, anche, dei dazi di Trump. Le tariffe statunitensi – introdotte con l’annuncio del ‘Liberation Day’ del 2 aprile che ha mandato in tilt i mercati, e poi rimandate di 90 giorni – per il giornalista Claudio Cerasa potrebbero essere anche un’occasione per rendere “il Made in Italy Great Again” e per “ragionare sugli autodazi interni”.

In che modo? Secondo Dinoi la vicenda dei dazi è sì una preoccupazione, ma anche un’opportunità. “Una preoccupazione perché questa incertezza sta creando delle difficoltà oggettive alle imprese, che hanno dovuto bloccare gli investimenti e la produttività. Dall’altro lato, nell’era della globalizzazione, il Made in Italy rappresenta un’eccellenza reale e quindi potrebbe essere arrivata l’occasione di aprirci ad altri mercati internazionali“. Più scettica la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi, ospite di uno dei tanti panel dell’evento: “Non dobbiamo aspettare per vedere gli effetti dei dazi: li stiamo già pagando. In un’economia globale, quando Trump starnutisce, noi ci ammaliamo“.

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Guardando al referendum

Con imprese e lavoro al centro del dibattito, al Meeting si è prestata attenzione anche ai quesiti referendari per cui si voterà domenica 8 e lunedì 9 giugno, in particolare a quelli che smantellerebbero parti del Jobs Act. “Il Parlamento esiste per legiferare e confrontarsi con le parti sociali”, ha affermato Dinoi. “A mio avviso è questo il metodo. Anche nel merito, il referendum di Landini non centra la questione, ma mette l’uno contro l’altro imprese e lavoratori: come confederazione siamo per il No“. Secondo il presidente Aepi si tratterebbe dunque di una battaglia politica “che non aiuta né il Paese né i cittadini”.

Rendere possibile l’innovazione

Tra le sfide delle imprese Made in Italy affrontate durante il Meeting, anche quella su produttività e innovazione. “In Italia gli imprenditori rimasti nel ‘900 sono tantissimi”, spiega Marco Travaglini, fondatore di Mama Industry e presidente di ProduttivItalia. “Le imprese con meno di 10 dipendenti sono la maggior parte e spesso sono legate solamente al prodotto. Serve un primo approccio all’innovazione, che non sia per forza dirompente”. La società di Travaglini si occupa infatti di offrire consulenza aziendale a Pmi e micro imprese, per rilanciarle e accompagnarle nello sviluppo. “La produttività è il primo vero problema sociale del Paese e se ne parla troppo poco. Serve una grossa opera di trasferimento di conoscenza, cioè insegnare alle realtà più piccole come fare impresa oggi”.

 



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