Detassazione di redditi da lavoro dipendente con una pioggia di adempimenti e verifiche per i datori di lavoro.
Dai calcoli complessi per determinare la somma esente da reddito in caso di rapporti di lavoro non per l’intero anno, ai recuperi in caso di indebita fruizioni di esenzioni e detrazioni, fino alle verifiche sull’effettiva spettanza dei benefici, la riduzione del cuneo fiscale si rileva estremamente complessa da gestire per i sostituti d’imposta.
Questo è quanto emerge dalla lettura della circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 4/E del 16 maggio 2025, avente ad oggetto le novità in materia d’imposta sul reddito delle persone fisiche e sulla tassazione dei redditi da lavoro dipendente in cui, al paragrafo 1.2 l’amministrazione finanziaria espone le modalità e gli adempimenti legati ai nuovi “bonus” ai dipendenti erogati sotto forma di esenzione a percentuale e detrazioni variabili.
Il cuneo con calcoli complessi
Va preliminarmente evidenziato che la detassazione dei redditi da lavoro dipendente così come ideata nella legge di bilancio 2025 (legge 207/2024) si traduce in una somma esente da irpef per i redditi fino a 20.000 euro e in una detrazione aggiuntiva per i redditi compresi tra 20.000 e 40.000 euro da determinarsi con meccanismi già di per se complessi.
L’erogazione avviene di norma tramite sostituti d’imposta che in primis devono, come riporta la circolare in commento, effettuare le verifiche di spettanza dei benefici e dei relativi importi in base al reddito previsionale e alle detrazioni del dipendente, riferiti alle somme e ai valori che saranno corrisposti durante l’anno, nonché in base ai dati comunicati dal lavoratore, mediante la consegna della Certificazione unica (CU), relativa ai redditi rivenienti da altri rapporti di lavoro intercorsi nell’anno di riferimento.
Inoltre, i datori di lavoro, ai fini dell’individuazione della percentuale di detassazione applicabile al reddito, qualora il contribuente abbia lavorato solo una parte dell’anno, sono costretti ad un calcolo complesso per individuare il reddito teorico annuale del fruitore che si determina proiettando l’effettivo ammontare percepito su 365 giorni. Si tratta di un calcolo complesso che presuppone l’analisi di tutte le posizioni lavorative del dipendente nell’arco dei dodici mesi. In assenza di dati completi, il sostituto d’imposta può trovarsi ad applicare il beneficio senza che ve ne siano i presupposti, con l’obbligo, successivamente, di recuperare quanto indebitamente concesso.
La situazione si complica ulteriormente nel caso in cui un lavoratore svolga attività part-time presso più datori di lavoro ed in tale ipotesi la detassazione e la detrazione può essere riconosciuta da un solo datore di lavoro.
Spetta in questo caso al lavoratore però individuare il soggetto che dovrà applicare il beneficio, comunicando formalmente gli importi percepiti e i giorni di lavoro presso gli altri datori. In mancanza di tale comunicazione, ogni sostituto sarà costretto a effettuare valutazioni sulla base delle sole informazioni in proprio possesso, con il rischio concreto di errori di calcolo e successive rettifiche.
Restituzione in 10 rate
Ai sensi dell’art. 1 co. 7 della citata legge 207/024 la spettanza dell’importo “erogato” dai sostituti d’imposta, sia quello generato dall’esenzione a percentuale sia dalla detrazione, va verificata in sede di operazioni di conguaglio.
Qualora i “bonus” risultino non spettanti i sostituti devono effettuarne il recupero e, quando l’importo da restituire è superiore a 60 euro, tale operazione è effettuata in 10 trattenute mensili di pari ammontare, a partire dalla prima retribuzione utile successiva al conguaglio.
Tale meccanismo di rateizzazione, introdotto per mitigare l’impatto finanziario sul contribuente, impone tuttavia al sostituto una gestione contabile e continua, che si protrarrà per diversi mesi dell’anno successivo.
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Nei casi in cui, per ragioni di cessazione del rapporto o per l’assenza di capienza nella retribuzione, non sia possibile effettuare il recupero in busta paga, il lavoratore è invece tenuto a restituire quanto dovuto in dichiarazione dei redditi.
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