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Green transition: trillions needed, billions missing | The European House


La transizione verso un’economia low‐carbon rappresenta una sfida sistemica che richiede innovazioni tecnologiche e ingenti capitali, ma anche un’opportunità strategica per rafforzare la competitività industriale europea, in particolare di Paesi manifatturieri come l’Italia. Guardando al contesto globale e politico, ci troviamo in un’epoca segnata da un crescente greenlash: narrative critiche dell’ESG alimentano i dubbi sull’urgenza e l’efficacia delle politiche per contrastare il cambiamento climatico. Mentre negli Stati Uniti si assiste a misure di contrasto esplicite alla sostenibilità, in Europa – pur mantenendo l’impegno verso il raggiungimento degli obiettivi climatici del Green Deal – emergono pressioni per semplificare le normative di sostenibilità e ridurre gli oneri per le imprese.

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Tuttavia, i costi dell’inazione climatica in Europa sono già molto elevati e in crescita. Nel 2023, gli eventi estremi legati al clima hanno causato perdite economiche stimate nell’ordine di decine di miliardi di euro a livello continentale. Secondo le stime, i costi di adattamento ai cambiamenti climatici potrebbero oscillare tra i 15 e i 64 miliardi di euro all’anno fino al 2030, rilevando come ogni ritardo nell’azione determini un ulteriore aggravio sulla spesa pubblica e privata.

Per far fronte a queste sfide, il Rapporto Draghi sulla Competitività Europea delinea le tre priorità di investimento: innovazione, infrastrutture verdi e rafforzamento del mercato unico. Il Rapporto stima che per raggiungere questi obiettivi, l’Unione Europea dovrà mobilitare 750-800 miliardi di euro all’anno – circa il 5% del PIL Europeo – entro il 2030, di cui 450 miliardi destinati alla transizione sostenibile. Per colmare questo fabbisogno di investimenti, la Commissione Europea ha annunciato per il 2025 due grandi iniziative: il Clean Industrial Deal e il Competitiveness Compass. Il primo mira a mobilitare oltre 100 miliardi di euro di finanziamenti a sostegno dell’industria pulita nell’UE, ridefinendo gli aiuti di Stato per accelerare la decarbonizzazione e lo sviluppo di tecnologie pulite. Le stime delle Istituzioni europee indicano che, nel complesso, l’UE dovrebbe aumentare gli investimenti annui in energia, industria e trasporti di circa 480 miliardi di euro rispetto al decennio precedente. Queste risorse aggiuntive saranno supportate in gran parte da fondi pubblici diretti e garanzie europee, finalizzate a catalizzare investimenti privati nelle filiere strategiche verdi.

Si prevede che circa l’83% di questo fabbisogno di investimento debba essere coperto dal settore privato, mentre il residuo dovrà essere finanziato dal pubblico. In pratica, il gap pubblico stimato è di circa 18 miliardi di euro all’anno, cifra che gli stati membri e il bilancio UE dovranno trovare per non compromettere gli obiettivi climatici e di competitività. Questo squilibrio impone nuovi strumenti di ingegneria finanziaria, come l’ampliamento di InvestEU per sostenere progetti verdi e la creazione di fondi di innovazione specifici.

Permangono tuttavia limiti strutturali non banali. La scarsità di dati ESG affidabili e comparabili ostacola l’integrazione sistematica dei rischi climatici nei processi di credito bancario e di investimento. Le analisi evidenziano che la difficoltà nel reperire dati robusti e affidabili è il principale punto critico per banche e imprese nella valutazione dei fattori climatici. Per ovviare a queste lacune, le autorità bancarie stanno lavorando a linee guida e framework normativi per standardizzare indicatori di rischio climatico e facilitare la loro incorporazione nelle politiche di credito, in modo da individuare dei meccanismi premianti per le aziende più sostenibili.

In sintesi, nei prossimi anni la transizione verde europea richiederà investimenti per trilioni di euro aggiuntivi: un onere vasto che solo in parte trova copertura nei canali esistenti, lasciando decine di miliardi scoperti se non si adottano strategie finanziarie più mirate. Per evitare freni alla competitività e ridurre i costi futuri dell’inerzia climatica, sarà cruciale allineare politiche industriali, finanziarie e regolatorie, mobilitando al meglio sia la spinta pubblica sia quella privata.

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Per approfondire, leggi il Paper “Green transition: trillions needed, billions missing“, realizzato da un gruppo di lavoro presieduto da Carlo Cici (Partner e Head of Sustainability di TEHA Group) e composto da Adele Fusi (Senior Professional), Anna Taglialatela (Consultant), Emma De Fino (Analyst).





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