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Nelle Marche l’artigianato è il traino dell’economia ma con imprenditori sempre più anziani


Marche, cuore artigiano d’Italia tra tradizione e sfide: il ricambio generazionale è un’emergenza per imprese e territori

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Il tessuto economico delle Marche, in particolare nelle province di Fermo e Ascoli Piceno, è da sempre un modello di eccellenza artigiana, commerciale e industriale. Tuttavia, questa tradizione rischia ora di perdere slancio: è evidente una carenza nel ricambio generazionale nelle imprese. L’età media degli imprenditori è in costante aumento e i giovani under 35 che prendono le redini delle aziende sono ancora troppo pochi mettendo a rischio la competitività e la capacità di innovazione del territorio.

Il Fermano si distingue come la provincia italiana con il più alto valore aggiunto prodotto dall’artigianato seguito da Macerata ed Ascoli Piceno.
Nonostante ciò, solo il 7% delle imprese artigiane nel Fermano è guidato da giovani, un dato inferiore alla media nazionale del 9,7%. Questa carenza di imprenditori giovani si accompagna a una difficoltà crescente nel reperire personale qualificato, con un mismatch formativo che pesa economicamente per milioni di euro nelle tre province.

La Regione Marche ha messo in campo alcune iniziative per sostenere il ricambio generazionale, soprattutto in agricoltura, con un pacchetto di bandi per il primo insediamento dei giovani agricoltori che dispone di oltre 20 milioni di euro per il 2025. Tuttavia, queste misure risultano insufficienti per coprire l’intero spettro produttivo regionale, che vede nell’artigianato e nell’industria i pilastri fondamentali dell’economia locale.

Dal mondo associativo di categoria si sottolinea l’urgenza di interventi più ampi e mirati, che includano formazione specifica, tutoraggio, agevolazioni fiscali e accesso facilitato al credito per i giovani imprenditori di tutti i settori, non solo agricoli. La sfida è complessa: il 2024 si è chiuso con un calo del 3,3% delle imprese artigiane regionali, da 39.791 a 38.481, con le province di Fermo e Macerata che registrano le diminuzioni più significative. Anche l’occupazione artigiana mostra segnali di difficoltà, con un calo di oltre 14mila artigiani iscritti al fondo pensionistico Inps dal 2014 a oggi (-21,8%), più accentuato rispetto al dato nazionale (-16,2%).

Nonostante ciò, le Marche mantengono il primato nazionale per l’incidenza di imprese artigiane sul totale delle imprese con dipendenti (35,9% contro il 25,6% della media italiana) e per la quota di addetti artigiani sul totale occupati (24,4% contro 14,5%). Questi numeri testimoniano la centralità dell’artigianato nella cultura e nell’economia regionale, ma anche la necessità di un forte investimento nel capitale umano e nell’innovazione tecnologica per garantire la continuità e la crescita futura.

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In questo contesto, iniziative come il bando “Botteghe Scuola” della Regione Marche, che offre percorsi formativi pratici per giovani disoccupati sotto i 36 anni, rappresentano un’opportunità concreta per favorire il passaggio generazionale e l’inserimento nel mercato del lavoro. Tuttavia, senza un sostegno strutturale più ampio e integrato, il rischio è che la tradizione artigiana marchigiana si indebolisca, compromettendo un patrimonio economico e culturale di valore nazionale.

La resilienza degli imprenditori marchigiani e la qualità delle produzioni locali restano punti di forza, ma per tramandare questo patrimonio alle nuove generazioni serve una strategia coordinata che vada oltre gli incentivi agricoli, puntando su formazione, innovazione, accesso al credito e politiche attive del lavoro.



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