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auspicata la sinergia di politica, imprese e diaspora per una crescita comune


Sviluppare un approccio al fenomeno migratorio condiviso fra Paesi di Africa ed Europa, con azioni che coinvolgano politica, imprese e diaspora in un unico sforzo di crescita e ricerca di stabilità. E’ su questa linea che si è articolato il convegno “Il diritto di restare”, tenuto oggi nella Sala Regina di Montecitorio e promosso dal deputato Aboubacar Soumahoro in occasione della Giornata mondiale dell’Africa. L’incontro, aperto dal presidente della Camera Lorenzo Fontana, ha visto la partecipazione fra gli altri dell’omologo del Senegal Malick Ndiaye, dell’ex primo ministro della Guinea, Mohamed Beavogui, degli ambasciatori di Costa d’Avorio e Burkina Faso Nogozene Bakayoko e Cyrille Ganou Badolo, oltre che del presidente e fondatore di “Bloomfield Intelligence”, prima agenzia di rating dell’Africa sub-sahariana. Al convegno è intervenuto anche l’ex presidente della Camera e senatore Pierferdinando Casini.

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L’Africa “deve diventare prospera sfruttando le proprie immense risorse, così da favorire la crescita economica e sociale delle proprie comunità”, ha detto Fontana nel suo intervento di apertura, sottolineando come lo stesso titolo del convegno esprima in modo chiaro e sintetico questo concetto. “Va tutelato il diritto di ogni individuo a vivere in maniera dignitosa nella propria terra. Solo così si potrà finalmente porre fine alla vergognosa tratta degli esseri umani. Questi temi – ha aggiunto la terza carica dello Stato – sono stati affrontati anche nell’ultimo vertice dei presidenti dei Parlamenti dei Paesi del G7, che si è tenuto a Verona nel settembre del 2024 e che ho avuto l’onore di presiedere. Nella Dichiarazione finale si sottolinea la necessità di accrescere gli scambi commerciali e gli investimenti con l’Africa. Sono obiettivi fondamentali per alleviare la povertà, sostenere uno sviluppo adeguato e incoraggiare l’attuazione di riforme economiche, intese come la via più sicura per generare ricchezza e occupazione, soprattutto per i giovani”.

Secondo Fontana, “è auspicabile un intervento strutturale per promuovere scienza, tecnologia, ricerca, innovazione, industrializzazione dell’economia e modernizzazione dell’agricoltura oltre alla connessione con il resto del mondo attraverso il consolidamento della rete infrastrutturale. Occorre poi appoggiare le politiche di liberalizzazione del commercio e realizzare un ambiente più favorevole agli investimenti, tenendo conto della vulnerabilità del debito che affligge alcuni Stati africani, soprattutto dell’area subsahariana”. La terza carica dello Stato ha proseguito: “L’ingresso dell’Unione africana nel G20 è inoltre considerato un importante passo verso la progressiva integrazione dei Paesi africani nel contesto multilaterale. Rafforzare gli spazi di confronto non è solo utile, è necessario. Da questo punto di vista, la diplomazia parlamentare può contribuire alla costruzione di un partenariato euro-africano davvero equo e paritario, capace di trasformare le sfide comuni in opportunità condivise. Investire in Africa significa anche contrastare l’influenza crescente delle grandi potenze, come la Cina e la Russia, per fare dell’Europa il primo partner dei Paesi africani e un modello da seguire. Incontri come questo ci danno speranza proprio perché guardano in questa direzione e perché dimostrano che un cambio di prospettiva è possibile”.

Nel suo intervento, il presidente dell’Assemblea nazionale del Senegal, Malik Ndiaye, ha definito di importanza “cruciale” il coordinamento delle politiche migratorie bilaterali e continentali fra i Paesi di Europa ed Africa, affrontando le cause di un fenomeno sempre più complesso. “Nessun Paese può far fronte da solo a un fenomeno complesso come quello delle migrazioni e Italia e Senegal hanno la volontà di rafforzare una relazione già solida per difendere insieme valori democratici come la libertà, la dignità e i diritti umani”, ha detto Ndiaye. Il presidente del parlamento senegalese ha esortato a combattere le reti clandestine e di traffico di esseri umani, a promuovere vie di immigrazione legali e a favorire un dialogo fra Europa ed Africa, anche in collaborazione di agenzie internazionali come l’Organizzazione internazionale delle Migrazioni (Oim). Per l’ambasciatrice della Costa d’Avorio Nogozene Bakayoko, intervenuta in nome del presidente della Camera ivoriana Adama Bictogom, il tema della migrazione necessita un approccio complesso soprattutto da parte dei Paesi di transito e destinazione, per scongiurare i fenomeni irregolari e la tratta degli esseri umani. La diaspora africana è un attore chiave “che può apportare strategie significative e soluzioni nel quadro della gestione delle migrazioni”, ha detto Bakayoko, auspicando “un nuovo paradigma di azione collettiva” che coinvolga i Paesi di partenza, di transito – come lo è la Costa d’Avorio – e di destinazione. Il presidente della Camera ivoriano – ha fatto sapere l’ambasciatrice – ha commentato positivamente gli sforzi messi in atto nel quadro del Piano Mattei, in particolare nei settori dell’agricoltura, dell’educazione e dell’industria.

La ricerca legittima di un futuro migliore da parte dei giovani africani ha un costo umano considerevole e priva i Paesi africani di talenti indispensabili allo sviluppo del continente, ha osservato da parte sua l’ex primo ministro della Guinea Mohamed Beavogui, per il quale è necessario investire “massicciamente sul capitale umano” africano. “Serve investire in modo massiccio nel settore dell’educazione, fornendo strumenti e risorse necessarie ai giovani per avere successo nei loro Paesi”, ha detto Beavogui, auspicando investimenti da parte del settore privato e azioni comuni con l’Italia in grado ad incoraggiare l’imprenditoria africana. In quest’ottica il Piano Mattei, ha aggiunto l’ex premier guineano, appare come “un programma strategico verso un approccio più globale all’Africa”.

Sul fronte politico il senatore Casini ha invitato a “lavorare sulle partnership” per fare “grandi investimenti utili a noi e all’Africa”. Per l’ex presidente della Camera esistono “nemici comuni” su cui lavorare insieme, come il clima, “sul quale abbiamo avuto un approccio dogmatico, sbagliando”, ma che oggi più che mai necessita di un fronte comune vista l’urgenza legata alla carenza di acqua, alla desertificazione e a fattori di insicurezza “che spingono a migrare”. Dal promotore del convegno Soumahoro l’attenzione è stata portata sulla “stretta connessione” che esiste fra gli investimenti e la migrazione: “Investire in Africa è opportunità per le imprese italiane e la diaspora può giocare un ruolo chiave” in questa sfida, ha detto Soumahoro, invitando le autorità italiane a “sostenere ed incoraggiare” i cittadini africani che vivono in Italia, adottando misure come il riscatto dei contributi e “facendo squadra” fra legislatori, imprenditori e membri della diaspora. Sulle esigenze di formazione si è espressa Federica Ingrosso di Simest, ritenendo “fondamentale creare percorsi professionali e formativi in collaborazione con i Paesi africani per lavorare ad una crescita comune” di Africa ed Europa. Ingrosso ha ricordato che Simest collabora al Piano Mattei fin dal suo lancio e che la società del gruppo Cassa depositi e prestiti (Cdp) ha sviluppato lo strumento Misura Africa in sostegno delle aziende che intendono investire nel continente africano.

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Fra gli interventi da segnalare, infine, quello di Stanislas Zezé, presidente e fondatore della “Bloomfield Intelligence”, prima agenzia di rating dell’Africa francofona. “La percezione del rischio da parte degli investitori stranieri è importante, ma va contestualizzata”, ha detto il tecnico, osservando che il rating internazionale ha pesato non poco sulla ripresa di diversi Paesi africani. Sulla base di una serie di indici elaborati dal gruppo con sede in Costa d’Avorio – dalla situazione finanziaria del Paese al clima degli affari, fino all’indice di sicurezza -, le Seychelles, Capo Verde e Botswana risultano i tre Paesi della regione meglio classificati in termini di rating. Seguono Ruanda, Costa d’Avorio, Tanzania, Malawi, Zambia, Sudafrica, Camerun e perfino il Sud Sudan, nell’ultimo mese coinvolto tuttavia dalla ripresa di scontri armati e dallo scoppio di tensioni politiche di lungo corso ostili a potenziali investimenti.

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