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Crisi StMicroelectronics, giornata di sciopero allo stabilimento di Agrate


Otto ore di sciopero per dire no ai tagli e difendere il futuro del sito di Agrate. E’ quanto organizzato tra la giornata di ieri e oggi (martedì e mercoledì 20 e 21 maggio) le Rsu della multinazionale italo-francese Stmicroelectronics.

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Crisi StMicroelectronics, giornata di sciopero

Centinaia (se non migliaia) i lavoratori che, distribuiti sui tre turni, per 24 ore hanno deciso di incrociare le braccia contro i tagli decisi dall’azienda e previsti da un piano industriale che non convince le sigle sindacali. A partire dalle 5.30 di questa mattina gli operai hanno “invaso” il piazzale antistante lo stabilimento di via Olivetti, tra bandiere, striscioni e slogan al fine di far sentire la propria voce:

“Nelle ultime settimane in tanti abbiamo assistito al deprimente spettacolo della presentazione di un piano industriale definito con un eufemismo “strategico”, ma che per il sito di Agrate si traduce in tagli occupazionali e zero investimenti – fanno sapere le rappresentanze sindacali unitarie che fanno il punto anche sui vari reparti – Si prevedono per il nostro sito 1.500 esuberi nonostante le “rassicurazioni” dell’azienda di ridurli a 800. Non si prevede nessuna strategia di ripresa, dato che non si investe in ricerca e sviluppo di prodotto o di processo e non c’è l’ambizione di sviluppare nuove tecnologie. Di fronte a queste scelte, miopi sul futuro e irriconoscenti rispetto a tutti gli sforzi fatti fino ad ora dai lavoratori e dalle lavoratrici rigettiamo il piano industriale e, soprattutto, le sue ricadute occupazionali”

L’appello al Governo

Tra i timori dei lavoratori c’è anche quello legato a un’eventuale delocalizzazione della produzione all’estero. Insomma, quello presentato anche in Regione Lombardia nelle scorse settimane, sempre secondo i rappresentanti dei lavoratori, non sarebbe un piano di rilancio, bensì di deindustrializzazione. Da qui lo sciopero e l’appello lanciato direttamente a Roma:

“Chiediamo al Governo, in quanto azionista di ST, di fermare questo piano e di pretenderne uno nuovo che garantisca lo sviluppo di Agrate contribuendo con investimenti pubblici; non vogliamo discutere un piano che pare l’eutanasia del sito di Agrate”

Ipotesi, quella del trasferimento della produzione, che però è stata smentita dalla stessa società anche durante l’incontro dello scorso venerdì in Regione Lombardia alla presenza dell’assessore Guido Guidesi e del ministro Adolfo Urso:

“StMicroelectronics smentisce lo spostamento di macchine dai propri siti italiani nell’ambito del programma di ridisegno della propria struttura manifatturiera in Italia. I trasferimenti di singole macchine avvengono fra siti europei nell’ambito delle ordinarie attività manifatturiere di routine”

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La protesta continua

Intanto però la protesta continua e lo farà fino alle 6 di domani mattina, quando i lavoratori rientreranno regolarmente in azienda. Alla base della mobilitazione, dicevamo, l’annuncio degli 800 esuberi entro i prossimi due anni. I primi a subire il “taglio” saranno 97 a tempo determinato, i cui contratti non saranno confermati. Numeri che però sono destinati a salire visto che, in prossimità dei cosiddetti “lavori estivi” verranno introdotti in azienda ulteriori 200 lavoratori, sempre destinati a contratti a termine.

“Rischiamo di essere tagliati fuori dal settore”

Sulla questione StMicroelectronics è intervenuto anche Maurizio Landini, segretario generale della Cgil:

“Per quello che riguarda l’St è in programma un progetto più generale che, in linea teorica, sta dicendo che Catania potrebbe avere dei vantaggi e che lo stabilimento che c’è in Brianza dovrebbe avere dei tagli, ma il rischio che io vedo è che se si taglia su quello che oggi dà lavoro al 40% del fatturato di St, che è soprattutto l’automotive, è evidente che rischiamo di essere fuori. St ha un caratteristica: c’è una presenza pubblica al suo interno e noi stiamo chiedendo che ci sia anche un confronto con la presidenza del Consiglio per avere certezze di una crescita complessiva di attività e investimenti, che poi fanno la differenza”



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