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i grandi gruppi snobbano il dollaro e chiedono prestiti in euro


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Dai giganti farmaceutici come Pfizer fino ai colossi tech come Alphabet sempre più aziende statunitensi stanno scegliendo di chiedere prestiti in euro invece che in dollari. Il motivo è l’incertezza causata dalle nuove tensioni commerciali causate dalle politiche di Donald Trump e il timore che il mercato interno Usa possa bloccarsi di colpo.

Boom dei ‘reverse Yankees’

Secondo un’analisi pubblicata da Bloomberg, quest’anno sono stati emessi titoli per oltre 83 miliardi di euro da parte di aziende statunitensi in Europa, un record assoluto e un aumento del 35 per cento rispetto al 2024. Questo tipo di operazioni viene chiamato “reverse Yankee”, bond in euro emessi da aziende americane. Il termine nasce per analogia con i “Yankee bonds”, che sono titoli in dollari emessi da società straniere sul mercato Usa. I “reverse Yankees” fanno il contrario: sono aziende americane che raccolgono capitali in Europa.

Attualmente, rappresentano quasi il 14 per cento del totale delle obbligazioni corporate emesse in euro. In altre parole, una fetta sempre più grande del mercato europeo del credito è formata da nomi made in Usa.

Trump fa tremare Wall Street 

Tutto è cominciato ad aprile, quando Trump ha scatenato il caos nei mercati con le sue minacce di dazi. A peggiorare le cose, la recente decisione di Moody’s di declassare il rating del debito americano, togliendo agli Stati Uniti l’ultima “tripla A” rimasta.

Come ha spiegato a Bloomberg Fabianna Del Canto di Mitsubishi UFJ, “nessuno può rimproverare un direttore finanziario se in questo momento sceglie di raccogliere fondi in euro”, perché “si tratta di un costo relativo interessante, con cedole basse in un ambiente stabile rispetto al rischio dell’ignoto negli Stati Uniti”. Insomma hanno costi più bassi, meno volatilità, e un ambiente considerato più stabile rispetto a quello statunitense.

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L’Europa ci guadagna

E così grazie a Trump l’Europa sta diventando sempre più attraente per le aziende americane non solo per una questione di tassi, ma anche perché il mercato si sta allargando e maturando. Andrew Menzies di Société Générale nota che “le grosse operazioni, un tempo tipiche del mercato Usa, adesso si vedono anche in Europa”.

I mercati puntano sull’Europa: coi dazi di Trump l’euro si rafforzerà

Secondo i dati di Bloomberg, i titoli europei emessi da aziende americane rappresentano ormai un quinto (oltre il 21 per cento del totale) del loro indice delle obbligazioni societarie in euro, un livello in crescita da inizio anno. Certo, il mercato americano resta più grande (7.500 miliardi di dollari contro i 2.850 miliardi in Europa), ma la tendenza è chiara.

Secondo l’analisi dell’agenzia di stampa economico-finanziaria statunitense, tra le più influenti al mondo, uno dei motivi principali di questo spostamento sono i tassi d’interesse. I rendimenti medi delle obbligazioni aziendali Usa sono al 5,3 per cento, mentre in Europa sono al 3,18. Più basso il tasso, più conveniente il finanziamento.

E così Alphabet, la casa madre di Google, ha emesso 6,75 miliardi di euro in bond pagando un interesse del 3,375 per cento per una scadenza al 2037. Il giorno prima, aveva raccolto 5 miliardi di dollari negli Usa, ma con un tasso del 4,5 per cento.

Più euro, meno dollari

Questo spostamento verso l’euro potrebbe intensificarsi se la moneta unica continuerà a rafforzarsi, come scommettono molti investitori. L’afflusso di capitali ha già spinto l’emissione totale di bond in Europa oltre il trilione di euro in tempi record.

Ma c’è anche chi mette in guardia. Secondo gli analisti di Bank of America, il rischio è che l’instabilità politica americana venga “esportata” in Europa, rendendo il mercato del credito europeo più sensibile alle scosse che arrivano da Washington.

Eppure per molti investitori la scelta è chiara. “Preferisco i reverse Yankees ai bond in dollari Usa”, ha detto Gordon Shannon di TwentyFour Asset Management, “perché preferisco avere in portafoglio Bund tedeschi piuttosto che Treasury americani”.

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