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Mercato del lavoro: più cassa e giovani in affanno, ma le industrie tengono


Raddoppia il monte ore della Cassa integrazione, i giovani fanno fatica a trovare un’occupazione, ma il mercato del lavoro in città e provincia pur in flessione, sta dimostrando una certa tenuta. E’ quanto emerge dal 15° Rapporto annuale sul mercato del lavoro lecchese, dal titolo «Il mondo del lavoro alla ricerca di giovani». Un report che è stato presentato oggi, mercoledì 21 maggio 2025, nella sede della Camera di Commercio di Como-Lecco.

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“Il mondo del lavoro alla ricerca di giovani”

Per la Provincia di Lecco sono intervenuti la Presidente Alessandra Hofmann e il Consigliere provinciale delegato a Centro impiego, Formazione professionale e Istruzione Antonio Leonardo Pasquini.
“Quest’anno il Rapporto è stato intitolato “Il mondo del lavoro alla ricerca di giovani” perché la popolazione giovanile rappresenta una componente fondamentale del capitale umano sul quale è necessario investire sempre più risorse, al fine di valorizzare e mettere a frutto le potenzialità delle nuove generazioni” ha detto la presidente Hofmann. Ha aggiunto Pasquini: “Nonostante il problema del calo demografico, le nostre imprese continuano a evidenziare elevate difficoltà di reperimento di personale, soprattutto nella sua componente più qualificata; pertanto, diventa sempre più determinante lavorare insieme sul tema dell’attrattività da parte di alcuni comparti economici, che fanno più fatica di altri a offrire un quadro di opportunità capace di attirare un numero maggiore di persone che ambiscano o siano disponibili a lavorare in quei settori. Dobbiamo riuscire tutti insieme, ciascuno per il proprio ruolo, a creare le condizioni affinché sempre più persone, giovani e adulte, si avvicinino ai settori economici che necessitano maggiormente di personale da assumere, agendo lungo l’intera filiera che unisce l’istruzione, la formazione professionale, l’orientamento e il lavoro”.

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La presidente della Provincia, Alessandra Hofmann

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Antonio Leonardo Pasquini

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Mercato del lavoro, le dinamiche occupazionali

Le dinamiche occupazionali, nel corso del 2024, hanno da una parte risentito del rallentamento della produzione e delle esportazioni in atto in alcuni comparti del settore manifatturiero (pur non mancando alcune eccezioni positive), dall’altra dell’espansione di alcuni comparti del terziario, fra questi quella più significativa nel comparto turistico, sostenuto da una domanda straniera in decisa espansione. Il quadro occupazionale ha registrato così un’alternanza di segnali positivi – pur se di intensità minore rispetto a quanto avvenuto nel 2023 – e di segnali negativi che però vanno accentuandosi analizzando i dati relativi al 1° trimestre 2025 e le previsioni delle imprese manifatturiere più coinvolte nei mercati internazionali.

 

Diminuito il numero degli occupati

Lo scenario occupazionale nel corso del 2024 ha evidenziato – dopo un biennio positivo – un segno leggermente negativo del numero di occupati (che sono diminuiti di 1.700 unità) in parte ascrivibile ad un significativo passaggio di lavoratori dal mercato del lavoro verso il sistema pensionistico. Una tendenza che nei prossimi anni inciderà in misura sempre più consistente nelle dinamiche e nella struttura del sistema occupazionale lecchese, che già ora deve “fare i conti” con il progressivo invecchiamento della popolazione residente e con l’innalzamento dell’età media delle classi d’età centrali che rappresentano la fascia principale della forza lavoro. Come conseguenza si è ridotto il tasso di occupazione sceso al 67,4% (era al 68,0% nel 2023): una flessione riscontrata sia nel segmento maschile (dal 76,0 al 75,0%) che in quello femminile (dal 59,9 al 59,5%). Meno occupati si contano nel settore manifatturiero e nel commercio; in recupero, di contro, il numero di occupati nelle costruzioni, nel settore agricolo e negli altri comparti del terziario. Stabili i dati relativi alla disoccupazione: nell’ultimo anno, il numero di persone in cerca di occupazione»ì è rimasto intorno alle 4.500 unità, con un leggero aumento per la componente femminile (+200) e una pari riduzione per quella maschile (-200). Variazioni che hanno modificato, marginalmente, il valore del tasso di disoccupazione, che sale dal 3,0 al 3,1%.

Le imprese attive

In provincia di Lecco la presenza di imprese attive – secondo i dati della Camera di Commercio di Como-Lecco – conferma la stabilità del sistema imprenditoriale locale, dove operano realtà più tradizionali e imprese produttive di rilevanza nazionale e internazionale, fortemente orientate all’innovazione. Nel corso del 2024, la nascita di nuove imprese (pari al 6,7%) è stata di poco superiore all’insieme delle imprese che hanno cessato l’attività ( pari al 6,6%).
Nonostante la riduzione del numero di occupati (quelli residenti in provincia), nel corso del 2024 si è assistito a una minimale crescita dei posti di lavoro nel territorio lecchese (nelle imprese, nelle attività professionali, nella Pubblica Amministrazione, ecc.). Sulla base di informazioni di diverse fonti statistiche, si stima un loro incremento intorno alle 800 unità (+0,6%), inferiore allo sviluppo registrato lo scorso anno (+1.800 posti, pari all’1,3%). Nell’ultimo anno l’espansione dei nuovi posti di lavoro è risultata più significativa nel turismo e in alcuni comparti del terziario avanzato.

Il settore manifatturiero

Il settore manifatturiero – che si conferma quello prevalente nell’economia lecchese, con il 3435% dei posti di lavoro complessivi – ha registrato una marginale flessione; stessa dinamica nel segmento delle libere professioni e dei lavoratori autonomi (partite IVA). Aumentano invece le occasioni di lavoro nelle attività di lavoro domestico e di cura delle persone, nel settore agricolo e in quello edile. Senza variazioni di rilievo il settore non profit e l’insieme dei posti di lavoro nel pubblico impiego. Prosegue invece l’espansione dei posti di lavoro femminili nelle imprese del territorio (+1,2% nel 2024), una crescita in gran parte determinata dal settore terziario e dei servizi.

Cresce il numero di lavoratori che va fuori provincia

In crescita il flusso dei lavoratori lecchesi con un impiego al di fuori della provincia di Lecco; i dati, riferiti al 2023 (ultimi disponibili), indicano oltre 38mila soggetti interessati; occorre peraltro registrare un corrispondente incremento dei lavoratori residenti in altre province con un impiego nelle imprese lecchesi: il saldo (fra uscite/entrate) che nel 2022 era pari a 8.500 unità è aumentato nel 2023, a 9.000 unità.

Il gap di genere

Nel territorio lecchese – come in altre province lombarde – il gap di genere registra miglioramenti di scarso rilievo. È quanto emerge confrontando alcuni indicatori a distanza di 10 anni, nel 2014 e nel 2024; i dati segnalano infatti per molti indicatori solo un marginale recupero delle «posizioni» femminili, rispetto a quelle maschili: è il caso delle imprese attive e delle titolari nel commercio; rimane stabile il gap riferito agli occupati e ai posti di lavoro, mentre sale – ma il dato è negativo – la presenza femminile tra i soggetti in cerca di occupazione.

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La difficoltà di reperire personale

Un ostacolo – ormai ricorrente – all’espansione dei posti di lavoro riguarda le difficoltà delle imprese nel reperimento di personale con una formazione adeguata alle proprie necessità. I dati rilevati nell’indagine Excelsior evidenziano nel sistema lecchese un crescente mismatch fra domanda e offerta di lavoro, non solo in termini quantitativi, ma (e forse soprattutto) in termini qualitativi: livelli formativi, competenze necessarie, affidabilità, cultura del lavoro, ecc. A Lecco le imprese hanno infatti segnalato nel corso dell’ultimo anno sempre maggiori difficoltà di reperimento di personale che nel 2024 si sono presentate per più di una figura su due (55%, il 53% lo scorso anno), con un ampio ventaglio di figure professionali interessate, con punte più elevate per tecnici e operai specializzati. Secondo le imprese tali difficoltà hanno solo in parte origine in una formazione non adeguata, mentre in misura più evidente nascono da un’offerta ridotta e non sufficiente, in altri termini da una mancanza di personale disponibile.

Cassa Integrazione e Naspi

Le difficoltà produttive in alcuni comparti del manifatturiero, anche a seguito di una minore domanda estera e delle relative esportazioni, hanno decisamente aumentato il ricorso alla Cassa Integrazione: nel 2024 le ore autorizzate di CIG sono salite oltre i 4,9 milioni (erano 2,8 milioni nel 2023). La “trasformazione” delle ore autorizzate in termini di lavoratori a tempo pieno, equivale a circa 2.700 unità, un dato che rappresenta circa il 2,3% dei lavoratori dipendenti. Registrano invece una flessione, seppur contenuta, i soggetti beneficiari della NASPI.

I giovani

L’insufficiente presenza di risorse umane è in qualche misura relazionabile al segmento giovanile, il cui ingresso nel mercato del lavoro non è immediato per via prima di tutto del lungo percorso formativo (nel lecchese dopo il diploma, più di due studenti su tre proseguono gli studi) che, pur con effetti certamente positivi in generale, ritarda l’inserimento lavorativo. Poi c’è una minor propensione (negli ultimi 8-10 anni) verso una formazione tecnica e/o professionale, a vantaggio di un percorso liceale, una tendenza che recentemente sembra mutare leggermente direzione a favore di scelte più orientate verso indirizzi tecnici (sia nella scuola secondaria di secondo grado che nei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale). Infine  per una quota di laureati la specializzazione è solo parzialmente orientata alle esigenze delle imprese lecchesi. In generale non può non essere considerata la lenta, ma progressiva riduzione dei soggetti appartenenti alle classi di età che si affacciano nel mercato del lavoro, esito della flessione della natalità che si è accentuata, anche nel territorio lecchese, nel primo decennio degli anni duemila, i cui effetti sono sempre più evidenti.   Occorre inoltre tenere conto che la domanda di neolaureati (o con una specializzazione post diploma mediante un percorso ITS Academy), espressa dalle imprese lecchesi nel 2024, non si è ampliata, restando insufficiente rispetto all’offerta rappresentata dai giovani alla ricerca di lavoro dopo aver raggiunto un livello di istruzione universitario.

In crescita i lavoratori stranieri

Prosegue l’aumento della popolazione residente straniera, che nell’intero territorio provinciale è pari a poco più di 27.000 unità (circa l’8% della popolazione totale nel 2024), di cui quasi 2.500 di origine da paesi dell’Unione Europea. Oltre il 50% della popolazione straniera è invece originaria del continente africano, provenendo dal Marocco (12,7%), dal Senegal (8,0%) e dall’Egitto (4,0%). Di rilievo anche la presenza sul territorio lecchese di residenti albanesi (7,9%) e ucraini (4,5%). Il numero di stranieri aumenta però considerando – oltre a quelli che hanno ottenuto la residenza – i soggetti presenti nel territorio con permesso di soggiorno (per motivi di lavoro, di studio, di ricongiunzione familiare ecc.) che, pari a 24.600 unità nel 2023, sono però diminuiti nell’ultimo anno attestandosi a 23.200 unità.

 



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