Con oltre 1.300 iniziative in presenza tutta Italia e 3,5 milioni di persone raggiunte grazie alle dirette streaming – cui ha partecipato anche greenreport in qualità di media partner –, si è conclusa oggi alla Camera dei Deputati la nona edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile, promosso dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS). Un mese di eventi diffusi ha dimostrato che, nonostante crisi geopolitiche e tensioni sociali, nel Paese cresce una cultura diffusa della sostenibilità, che si esprime attraverso il coinvolgimento di imprese, associazioni, scuole, università e cittadini.
Durante l’evento conclusivo, l’ASviS ha presentato anche il “Rapporto di primavera 2025”, che evidenzia i benefici concreti derivanti dagli investimenti sostenibili. Secondo l’analisi, le imprese manifatturiere con un elevato profilo di sostenibilità hanno registrato una crescita del valore aggiunto superiore del 16,7% rispetto a quelle non sostenibili. Il 92% delle imprese familiari e l’89% di quelle non familiari riconoscono i benefici della transizione ecologica, mentre oltre la metà delle aziende manifatturiere ha già investito in efficientamento energetico.
Nonostante ciò, le politiche pubbliche – sottolinea l’Alleanza – restano frammentarie e spesso contraddittorie, mettendo a rischio le opportunità offerte dalla transizione ecologica e digitale e quelle legate al Green deal europeo. A preoccupare sono anche le recenti misure del cosiddetto “pacchetto Omnibus” e le riforme strutturali in materia di sicurezza, giustizia e istituzioni, che rischiano di allontanare l’Italia dagli obiettivi dell’Agenda 2030.
«Dopo lo straordinario impulso degli anni scorsi, l’Unione europea rischia di tornare indietro sulle politiche legate alla sostenibilità. Questo sarebbe un grave errore, e i dati presentati nel corso del Festival, come quelli contenuti nel ‘Rapporto di Primavera’, lo dimostrano – spiega Enrico Giovannini, Direttore scientifico dell’ASviS – Gli scenari al 2035 e al 2050 elaborati insieme a Oxford Economics sono chiari: un’azione tempestiva e strutturata verso la neutralità climatica basata sull’innovazione può far crescere il PIL italiano dell’8,4% entro il 2050, mentre l’inazione ci condurrebbe alla crisi climatica e al conseguente crollo economico, con un calo del Pil del 23,8%. Attuare politiche industriali e sociali efficaci è una priorità assoluta per garantire un futuro prospero, equo e sostenibile al nostro Paese».
Anche la Banca centrale europea ha evidenziato come una riduzione troppo ampia della platea di imprese soggette agli obblighi di rendicontazione di sostenibilità – come quella proposta dalla Commissione europea con il “pacchetto Omnibus” – possa aumentare i rischi fisici e di transizione legati alla crisi climatica, con effetti negativi sulla stabilità finanziaria e dei prezzi. Tali rischi, secondo la Bce, sarebbero in contrasto con gli obiettivi della Bussola per la competitività dell’Ue.
Il Festival ha rappresentato dunque l’occasione per lanciare “Ecosistema Futuro”, un progetto che punta a rafforzare la governance orientata al lungo termine, in linea con la riforma costituzionale del 2022 e con gli impegni internazionali assunti dall’Italia. Nell’ambito dell’iniziativa, decine di organizzazioni si sono unite per mettere il futuro al centro delle scelte politiche e culturali.
Per Marcella Mallen, co-presidente dell’ASviS, «viviamo in un tempo in cui le scelte politiche, economiche e culturali non possono più eludere la questione della sostenibilità», mentre l’altro co-presidente, Pierluigi Stefanini, ha ribadito l’urgenza di «approvare al più presto il disegno di legge che introduce la Valutazione d’impatto generazionale», strumento essenziale per dare piena attuazione al principio di equità intergenerazionale.
Il messaggio che arriva dal Festival è chiaro: la società civile è pronta a fare la propria parte per un futuro sostenibile. Ora è la politica a dover rispondere con coerenza e visione.
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