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La Svizzera chiama l’industria italiana: nuova destinazione per innovazione, export e automazione


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La Svizzera si propone come destinazione per progetti di internazionalizzazione delle imprese italiane del manufacturing e dell’automazione industriale puntando su una serie di elementi macroeconomici. Valuta forte, stabilità economica, inflazione bassa, accordi commerciali solidi con le principali economie del mondo, a partire da Europa, India, Cina. E un ecosistema di innovazione che va dalla ricerca di base (il Cern di Ginevra), al trasferimento tecnologico (l’istituto di robotica del Politecnico di Zurigo, l’istituto di scienza e tecnologia dei materiali Empa), alle startup, ad aziende multinazionali come Roche e Novartis nel pharma, Abb e Maxon nella robotica e nell’automazione industriale. Il paese elvetico per il 14esimo anno consecutivo è stato premiato dall’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale, Ompi, come leader a livello internazionale. «Credo che nel contesto attuale per le imprese sia importante avere una business location strategy, ovvero una strategia che identifichi dove essere presenti nel mondo – sottolinea Stefan Zwichy, capo dello Swiss Business Hub Italy – . Per metterla a punto bisogna individuare i mercati più importanti per il proprio business, monitorarli, capire che prospettive possono offrire. E noi ci proponiamo non solo come destinazione delle esportazioni italiane, ma anche a livello della presenza aziendale di un’impresa italiana. La Svizzera presenta un contesto molto favorevole all’imprenditoria: penso ai tassi di crescita dell’economia, all’inflazione, alla sicurezza che offre sugli investimenti».

Lo Swiss Business Hub Italy è una struttura che fa parte del consolato svizzero a Milano e rappresenta l’agenzia ufficiale di promozione degli investimenti e del commercio internazionale Switzerland Global Enterprise (S-GE). Sostanzialmente si propone come interlocutore per le aziende elvetiche che vogliono investire in Italia, ma anche viceversa. E in questa veste ha organizzato in occasione di Sps Parma 2025, il principale appuntamento fieristico italiano per l’automazione e la digitalizzazione dell’industria, un appuntamento dedicato in particolare al mondo del manufacturing, mettendo in luce le opportunità che il paese offre in termini di ambiente economico e diversificazione. «La Svizzera anche grazie alle sue dimensioni ha un contesto molto informale, nel quale è possibile fare innovazione instaurando con relativa facilità rapporti con altri protagonisti industriali per mettere in piedi un progetto», prosegue Zwicky.

Sono numerose le multinazionali della tecnologia che hanno una presenza significativa in Svizzera. Google a Zurigo ha il più grande centro di ricerca al di fuori degli Stati Uniti, Hewlett Packard Enterprise ha a Ginevra il terzo centro Iot al mondo, dopo quelli negli Stati Uniti e a Singapore. Sono presenti Microsoft, Ibm. E, per fare un esempio italiano, Ima Group, multinazionale dei macchinari per il packaging, con la divisione Ima Automation Switzerland. Un esempio concreto presentato a Parma è quello di Omron, big giapponese dell’automazione industriale che ha una filiale in Svizzera, partner del system integrator del Canton Ticino, Eas Lab.  L’ecosistema Italia Svizzera è rappresentato anche da altre istituzioni, come la Camera di Commercio Italo Svizzera. Ilaria Ceddia, head of Industrial Goods Export: «ci rivolgiamo in particolare a industria, turismo e food and wine, i settori di maggior interscambio fra i due paesi. Forniamo supporto e creazione di eventi. Sono due gli eventi principali che organizziamo nel corso dell’anno: il 21 maggio ci sarà Zuliefertag, evento b2b dedicato al mondo dell’industria, in particolare nei settori della meccanica di precisione, automazione, lamiera e plastica. E il 13 ottobre a Lugano il forum industriale italo svizzero».

I punti forti della Svizzera in termini macroeconomici: valuta, inflazione, fiscalità, destinazione per il Made in Italy

La Svizzera si propone come destinazione per progetti di internazionalizzazione delle imprese italiane del manufacturing e dell’automazione industriale puntando su una serie di elementi macroeconomici.

Ma quali sono i vantaggi che il paese elvetico può offrire a un’azienda italiana? «Nel contesto geopolitico attuale, poter contare su partner affidabili è un vantaggio. La Svizzera ha rapporti consolidati in settori come automazione industriale, food e agritech».  Per quanto riguarda il Made in Italy è il quinto mercato, con una spesa media di 3mila 200 franchi. «Ma siamo un’opportunità anche per aziende industriale che stanno valutando l’ipotesi di una presenza commerciale o produttiva, nell’ottica di potenziare la propria attività».  In termini macroeconomici, è un paese con una valuta forte, il franco svizzero vale intorno a 1,07 euro, le stime della principale banca elvetica, Ubs, indicano una crescita 2025 del pil dell’1%, al ribasso rispetto all’1,5% precedentemente stimato, con una revisione dettata dalla nuova instabilità internazionale determinata dalla politica commerciale USA sui dazi. E una stabilizzazione del franco rispetto all’euro. L’inflazione è stabilmente sotto l’1%.

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Zwichy sottolinea altri aspetti vantaggiosi per le imprese. La fiscalità, con una corporate tax media del 14 per cento, che a seconda del cantone può variare. «Non è comunque un elemento centrale in una decisione di investimento», sottolinea. Gli accordi di libero scambio con l’Unione Europea, per l’accesso al mercato unico e la libera circolazione persone, e con altri mercati, come quello cinese, che abolisce o riduce i dazi sulla maggioranza dei prodotti. «All’inizio del 2025 la Svizzera ha stretto un accordo con la Thailandia, mentre con l’India un accordo è già stato concluso l’anno scorso. Per utilizzare sul mercato internazionale il marchio Swiss Made è necessario che almeno il 60 per cento del prodotto realizzato in Svizzera.

L’eccellenza nell’innovazione: Cern di Ginevra, Politecnico di Zurigo, Paul Scherrer Institute. Le multinazionali: Roche, Novartis, Abb. La specializzazione sui droni

Ma soprattutto, ha una posizione di leadership nell’innovazione: «secondo l’annuale report dell’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (Ompi), è il primo ecosistema al mondo per l’innovazione, grazie alla presenza di startup, al mondo della ricerca, e alla presenza di big industriali». Pensiamo alle big del pharma come Roche e Novartis, a multinazionali dell’automazione industriale e della robotica come Abb, Maxon, Komax, Sfs GroupPassando ai centri di ricerca, oltre a vantare eccellenze mondiali come il Cern di Ginevra nella ricerca di base, ha un ecosistema sviluppato nella ricerca applicata e nel trasferimento tecnologico: Iris, l’istituto di robotica del Politecnico di Zurigo, l’istituto di scienza e tecnologia dei materiali Empa, con laboratori specializzati nell’advanced manufacturing, materiali additivi, ingegneria e sistemi di robotica, sensoristica integrata, il Paul Scherrer Institute, attivo fra le altre cose nella transizione energetica, il parco dell’innovazione Innovaare, specializzato nella fotonica e in tecnologie quali sensori intelligenti ed elettronica.

E ancora, lo Swiss Battery Technology Center mette a disposizione delle imprese strutture di ricerca e sviluppo applicate, di prototipazione e test per la produzione e lo stoccaggio di energia. Lo Swiss Smart Manufacturing Center offre consulenza per la trasformazione tecnologica e infrastrutture per prove e dimostrazioni. Sul fronte normativo si può citare la specializzazione nelle normative sui droni, collaborando con la European Union Aviation Safety Agency, Easa, ha un progetto nazionale, la U Space Initiative, per la gestione del traffico aereo di droni in spazi urbani.

Lo Swiss Business Hub Italy è una struttura che fa parte del consolato svizzero a Milano e rappresenta l’agenzia ufficiale di promozione degli investimenti e del commercio internazionale Switzerland Global Enterprise (S-GE). Sostanzialmente si propone come interlocutore per le aziende elvetiche che vogliono investire in Italia, ma anche viceversa

Lo Swiss Business Hub Italy: consulenza e strumenti per implementare progetti di internazionalizzazione. Verso il Forum industriale italo svizzero

Stefan Zwichy, capo dello Swiss Business Hub Italy.

Lo Swiss Business Hub Italy si propone come interlocutore per le imprese italiane che intendono esplorare la possibilità di aprire una sede o uno stabilimento oltreconfine, mettendo a disposizione consulenza sulle normative e sull’ambiente di business, ma anche promuovendo rapporti con partner strategici. «Ogni anno ci arrivano da 10 a 15 progetti, a cui bisogna aggiungere tutti quelli che si interfacciano in modo diretto con i cantoni. Noi abbiamo contatti con esperti settoriali, fiscali, e consulenti per elaborare un business plan e aiutare l’impresa a implementare le proprie strategie».

Come detto, fra gli appuntamenti maggiormente rilevanti dell’anno, il Forum Industriale Italo Svizzero del prossimo 13 ottobre, al Centro Congressi di Lugano. Una giornata dedicata a conferenze e incontri b2b, con focus sui settori del manufacturing: automazione, meccanica, elettromeccanica, lavorazione della lamiera, lavorazioni plastiche e stampaggio. «L’anno scorso abbiamo avuto oltre 220 partecipanti, e c’erano 25 espositori italiani» ricorda Ilaria Ceddia, head of Industrial Goods Export.

Casi concreti di innovazione: i sistemi di visione Omron, il system integrator Eas Industry

ilaria Ceddia, head of Industrial Goods Export.

A Sps Parma 2025 è stato presentato un esempio concreto di collaborazione fra un’azienda internazionale, Omron, e una realtà svizzera nel settore dell’innovazione, Eas Lab, software house e system integrator. «In realtà l’azienda si compone di due diverse realtà – spiega il sales director Giovanni De Girolamo – . Eas Industry, che distribuisce materiale elettrico, meccanico e pneumatico per il mondo dell’automazione, ed Eas Lab che invece sviluppa il software». In particolare, programmi per controllori plc, sistemi di visione e robotica. Fra i partner, Siemens, Schunk, Kawasaki Robotics. E, appunto Omron, colosso giapponese con 29mila dipendenti nel mondo, presente in 120 paesi, fatturato intorno ai 5 miliardi di euro, che ha una filiale in Svizzera. Federico Brioschi, automation marketing specialist, ha presentato in occasione del convegno a Parma alcuni esempi di applicazioni farmaceutiche di visione sviluppate con l’intelligenza artificiale. L’utilizza dell’IA nei sistemi di visione consente di partire da un numero di dati limitati sull’oggetto da analizzare, consentendo una maggior flessibilità produttiva. «Il software lavora su un dataset di immagini, basta fornirgli un numero anche limitato di immagini. Il sistema di visione crea i suoi modelli di riferimento, e gestisce automaticamente la gestione del processo. I principali benefici consistono nella riduzione dei falsi scarti, e nella maggior facilità di addestramento».

In generale, ci sono applicazioni nelle quali possono comunque essere più adatti i sistemi tradizionali, che non hanno intelligenza artificiale, perché garantiscono una maggior affidabilità e prevedibilità. Ad esempio, quanto si tratta di controllo qualità di un prodotto medicale. Ma per altri tipi di produzione, l’IA garantisce maggior flessibilità, per esempio nei casi in cui è più difficile classificare in modo rigido i difetti da individuare. Brioschi propone un’applicazione di verifica sull’allineamento dello stopper delle siringhe. «All’applicazione sono state fornite due immagini di scarto e sei o sette immagini di good. Obiettivo: rilevare la presenza o assenza dello stopper o il suo posizionamento errato. E’ un caso in cui è più adatta l’IA perché gli stopper in good hanno caratteristiche diverse (luce, posizione, riflessi) che rendono più difficile istruire un sistema rigido». Fra i prodotti Omron ci sono anche telecamere dotate di una tecnologia swir (short-wave infrared, infrarosso a onde corte), che non ha intelligenza artificiale ed è più adatta per altre tipologie di applicazioni.

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