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142 imprese pronte a internazionalizzarsi, ma serve un salto di qualità


L’Umbria ha chiuso il 2024 con un valore delle esportazioni pari a 4 miliardi di euro, pari allo 0,9% del totale nazionale. Una quota apparentemente modesta, ma carica di potenziale. Secondo il Global Report Tagliacarne–Unioncamere, 142 imprese umbre sono pronte a diventare esportatrici, un dato che rappresenta l’1,8% del totale nazionale.

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Il presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni, ha commentato: “Il nostro sistema produttivo ha voglia di innovare e mettersi in gioco. Dobbiamo creare un ecosistema favorevole all’internazionalizzazione, con strumenti concreti: formazione, promozione, logistica, certificazioni”.

Perugia e Terni: crescita sopra la media nazionale

Nel 2024 l’export a Perugia è salito del 5,7% e a Terni del 4,3%, contro una media nazionale dell’1,5%. Segnali incoraggianti, soprattutto se letti insieme al +1,8% di occupazione a Perugia e al +7,7% a Terni, con un balzo delle entrate previste per nuovi lavoratori: +50,3% a Perugia, +15,8% a Terni.

I settori trainanti restano acciaio, meccanica di precisione, agroalimentare, tessile e arredamento. Emergono anche comparti innovativi: chimica verde, componentistica elettronica e servizi digitali. È qui che si gioca la partita del futuro.

Le piccole imprese al centro della sfida

Le imprese potenzialmente esportatrici umbre sono spesso micro e piccole aziende artigiane (97,5% ha meno di 10 addetti), radicate nei distretti e altamente specializzate. Ma per affrontare i mercati esteri, non bastano più i soli voucher o le fiere: serve un salto sistemico.

Alleanze locali, sinergie con università e ITS, investimenti strutturali sono le chiavi per far emergere questo “tesoretto” imprenditoriale.

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Export e competitività: tra opportunità e sfide globali

L’internazionalizzazione è un moltiplicatore di produttività, innovazione e capitale umano. Ma ci sono ostacoli: gap infrastrutturale, logistica, instabilità geopolitica e protezionismo.
Le politiche USA sui dazi, riemerse sotto l’ombra di Trump, rappresentano un freno anche per imprese virtuose.

Due aziende su tre che esportano negli Stati Uniti dipendono solo da quel mercato. Serve quindi diversificare: puntare su Europa, Medio Oriente, Asia, America Latina e Africa.

Strategia regionale: agire sul territorio

L’Umbria ha bisogno di politiche territoriali mirate, calibrate sulle 142 aspiranti esportatrici. Le risorse del PNRR e dei fondi europei esistono, ma vanno impiegate per:

  • Rafforzare intermodalità e reti digitali

  • Migliorare le competenze linguistiche e culturali

  • Lavorare sulla reputazione del brand Umbria

“Piccolo” non vuol dire marginale

L’Umbria dimostra che anche una regione piccola può essere protagonista dell’export made in Italy. Con l’1,8% delle potenziali nuove imprese esportatrici, il territorio ha le basi imprenditoriali, culturali e operative per crescere. Ora tocca a istituzioni, politica e sistema camerale accelerare il passo. L’Umbria può diventare uno snodo strategico per un’Italia che guarda lontano.





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