Intervenire sulle “fughe di cervelli”, mantenendo studenti e ricercatori in Italia od agevolandone il rientro, ed al contempo attirare gli studenti dall’estero, attraverso la creazione di strutture, reti ed opportunità di ricerca, eliminando i limiti burocratici, alzando i salari e facendo ecosistema. Questa la ricetta del ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, intervenuta nell’ambito del Festival dell’Economia al Palazzo della Regione insieme alla rettrice del politecnico di Milano Donatella Sciuto. In sala fra i presenti anche il vicepresidente e assessore allo sviluppo economico, lavoro, famiglia, università e ricerca, Achille Spinelli.
Il panel “Finanziamenti internazionali, ricerca e università” moderato dal giornalista di Radio 24 e Il Sole 24 Ore Simone Spetia è stato aperto con una riflessione su quanto sta succedendo negli Stati Uniti tra il governo Trump e l’Università di Harvard, con il primo che ha vietato di accettare studenti stranieri e lo storico ateneo che cerca di resistere facendogli causa. “Se gli Stati Uniti si stanno facendo male da soli? Posso dire che noi stiamo facendo il contrario di Trump: la nostra priorità è garantire libertà e cosmopolitismo con un unico limite. Vogliamo attrarre nel nostro paese risorse umane perché la ricerca, l’università e la formazione non devono avere confini ma connessioni” ha precisato Bernini, ricordando come studenti, docenti e ricercatori siano capitale umano e non politico.
Finanziamenti internazionali, ricerca e università Nella foto: Anna Maria Bernini, Donatella Sciuto [
Daniele Paternoster – Archivio Ufficio Stampa PAT]
L’importanza della libera circolazione di persone e idee in campo universitario è stata sottolineata anche dalla rettrice Sciuto, che ha ricordato come la diversità di culture, formazioni e percorsi portino beneficio nella generazione delle idee. “Abbiamo 8mila studenti che arrivano da 140 paesi del mondo ed il 50% di loro dopo la laurea rimangono a lavorare in Italia” ha precisato.
Nel corso dell’incontro si è parlato anche della “gabbia burocratica e salariale” che ostacola l’arrivo di studenti, docenti e ricercatori dall’estero, con Bernini che ha ricordato come ci siano delle rigidità e come il contratto di ricerca da solo non basti. La ministra ha sottolineato l’importanza di far rimanere studenti e ricercatori in Italia attraverso una politica di ascolto dei bisogni, costruendo offerte formative, continuando a finanziare Università e progetti di ricerca. Al contempo ha sottolineato come negli ultimi anni l’arrivo di studenti dall’estero sia cresciuto del 50%. Ha inoltre rimarcato la necessità di creare infrastrutture di ricerca, eliminando i limiti burocratici ed intervenendo sui salari, a livello universitario ma anche da parte delle imprese italiane, che ora non sono competitivi. Infine l’appello a fare ecosistema, anziché “ego-sistema”, mettendo insieme Università, enti di ricerca, imprese, territori e terzo settore perché la scelta di rimanere – o di ritornare in Italia, come sta succedendo- è una scelta di vita che tiene conto di numerosi fattori.
(M.C.)
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