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Al via in italia il 9° festival dello sviluppo sostenibile con oltre 1300 eventi in tutto il paese


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La partecipazione italiana all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile si conferma intensa, nonostante le difficoltà internazionali che attraversano il mondo. Il 9° festival dello sviluppo sostenibile, appena concluso a Roma presso la Camera dei deputati, ha raccolto oltre 1300 iniziative distribuite in tutta Italia. Questo evento ha riunito imprese, associazioni, scuole e università per promuovere una cultura che abbraccia non solo aspetti ambientalisti, ma anche economie responsabili e impegni sociali. Il successo del festival indica come la sostenibilità sia divenuta un valore condiviso nelle diverse realtà del paese.

Un festival che testimonia l’impegno italiano sui temi della sostenibilità

La chiusura del festival è stata caratterizzata dall’incontro “L’ora della verità per lo sviluppo sostenibile a dieci anni dall’Agenda 2030”, che ha sottolineato i progressi raggiunti e le sfide rimaste aperte. Organizzato in un contesto segnato da tensioni geopolitiche, guerre e controversie commerciali, l’evento ha mostrato la forza di un impegno collettivo che coinvolge quasi ogni settore della società italiana.

Gli oltre mille eventi hanno coperto temi come la tutela ambientale, l’innovazione sociale, e la responsabilità economica. La partecipazione spazia dalle aziende, piccole e grandi, alle scuole di ogni ordine e grado, fino alle università, riflettendo una molteplicità di attori impegnati nel divulgare e praticare modelli sostenibili. Il messaggio principale è chiaro: la sostenibilità va considerata non come un vincolo, ma come un punto di partenza per decisioni consapevoli e orientate al futuro.

Sostenibilità e imprese: una relazione che si rafforza

Il rapporto del 2025 pubblicato dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile , supportato da dati Istat e testimonianze dirette raccolte durante il festival, mette in evidenza che l’integrazione della sostenibilità all’interno del modello imprenditoriale produce effetti positivi. Le imprese con profili sostenibili alti hanno registrato un incremento del valore aggiunto del 16,7% rispetto a quelle con scarsi criteri ambientali o sociali.

Ben il 92% delle imprese a conduzione familiare e l’89% di quelle non familiari dichiarano di aver tratto vantaggio dall’adozione di pratiche sostenibili. Ciò spiega perché la maggior parte considera la sostenibilità un traguardo strategico per il futuro. Meno del 21% delle aziende percepisce le normative climatiche come un ostacolo, mentre più della metà delle industrie manifatturiere ha già realizzato interventi per migliorare l’efficienza energetica.

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Questo quadro conferma che la sostenibilità non si traduce solo in obblighi o costi, ma anche in competitività e consolidamento economico. Le imprese italiane, quindi, mostrano una crescente consapevolezza rispetto al ruolo che ciascuno deve svolgere per affrontare questioni ambientali e sociali in modo integrato, con benefici concreti anche sul piano finanziario.

Criticità nelle politiche pubbliche e rischi per la neutralità climatica italiana

Nonostante i segnali incoraggianti all’interno del mondo imprenditoriale e civile, permangono carenze nelle politiche pubbliche nazionali che mettono a rischio il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. L’Italia, secondo l’Asvis, corre il pericolo di perdere le opportunità offerte dalla transizione ecologica e digitale. Queste opportunità sarebbero comunque cruciali per il rilancio economico e la competitività del paese nell’Unione europea.

Gli scenari elaborati da Asvis in collaborazione con Oxford Economics mostrano due possibili strade. Se si procederà con azioni rapide e strutturate, basate su innovazione e sostenibilità, il Pil italiano potrebbe crescere dell’8,4% entro il 2050. In assenza di interventi efficaci, invece, si rischia un crollo economico del 23,8%, accompagnato da una crisi climatica sempre più grave.

L’importanza di politiche pubbliche efficaci

La transizione richiede decisioni mirate e coordinate nel settore industriale e sociale, in modo da proteggere e migliorare la qualità della vita. Le politiche pubbliche devono superare contraddizioni e lentezze per trasformare gli investimenti in risultati concreti e duraturi.

Il ruolo della banca centrale europea nella stabilità finanziaria e sostenibilità

Un aspetto cruciale emerso durante il festival riguarda la stabilità finanziaria. La Banca centrale europea ha segnalato come limitare troppo la platea delle imprese soggette a obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità rischi di aumentare i rischi legati alla crisi climatica. Questi includono rischi fisici, cioè quelli legati ai fenomeni naturali, e rischi di transizione, cioè quelli derivanti dal passaggio verso un’economia più sostenibile.

L’assenza di informazioni trasparenti potrebbe compromettere la capacità dei mercati finanziari di valutare adeguatamente questi rischi, con conseguenze negative sia per la stabilità finanziaria sia per la sicurezza dei prezzi. L’evento ha ricordato come la trasparenza e la responsabilità nel reporting aziendale siano legate alla competitività dell’Unione europea e alla tutela degli investitori.

La BCE ribadisce così un messaggio chiaro: la rendicontazione sulla sostenibilità non è un onere, ma uno strumento necessario per gestire i rischi della crisi climatica, allineando le politiche economiche con gli obiettivi ambientali e sociali dell’Europa.

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