All’interno di un contesto mondiale estremamente complesso, in avvio 2025 l’economia lombarda ha mostrato segnali di stabilità e anche l’economia italiana è risultata sopra le attese, grazie anche ai primi segnali di ripartenza che si intravedevano nel commercio globale. Tuttavia, dalla fine di gennaio, la raffica di annunci tariffari da parte degli Stati Uniti, iniziata con Canada, Cina, Messico e settori critici e culminata con imposte pressoché universali il 2 aprile, ha alimentato un clima di crescente incertezza, minato il sentiment di imprese e famiglie, penalizzato gli scambi commerciali, disorientato i mercati.
Per il 2025, le stime di crescita dell’economia globale sono state dunque riviste al ribasso da tutti i previsori. Il dipanarsi degli effetti dei dazi è ancora incerto, così come il punto di atterraggio finale, tanto che il 23 maggio Donald Trump ha “raccomandato” dazi al 50% per l’UE a partire da giugno, a causa delle discussioni tra le due aree ritenute inconcludenti. Già oggi, secondo nostre stime su elaborazioni di Goldman Sachs, l’UE fronteggia una tariffa effettiva verso gli Stati Uniti pari al 9,5%, quando era solamente l’1,4% nel 2024 (tariffa media pesata per le importazioni americane dall’UE): questo aumento si compone di un 2,1% per dazi su auto e componenti, 0,6% per dazi su acciaio e alluminio e 5,4% per il dazio universale del 10%.
In ogni caso, la ripartenza che le nostre imprese prospettavano per la primavera è ora inevitabilmente compromessa e, stando alle ultime rilevazioni, le attese nel breve termine su nuovi ordinativi sono in calo sia per l’industria sia per i servizi. Anche per il terzo trimestre, quindi, non si prefigura un chiaro cambio di rotta. Oltre alla questione aperta sui dazi, continuano a pesare insufficienza di domanda e reperimento di personale. Prospettive di domanda domestica e internazionale debole si riflettono anche nei prezzi delle materie prime, in generale allentamento negli ultimi mesi, compresa l’energia.
Il sentiment delle imprese di Assolombarda
Per il secondo trimestre 2025, quasi la metà delle imprese di Assolombarda rispondenti alla flash survey condotta a inizio aprile indica una situazione economica regionale stazionaria rispetto ai primi mesi dell’anno. Tuttavia, sono crescenti le attese di peggioramento, riportate dal 35,2% degli intervistati (era il 16,3% a gennaio), mentre solo il 15,1% prevede una evoluzione in positivo (era il 29,2%). Non si sta, dunque, materializzando la ripartenza che ci si attendeva a inizio anno e anche per il terzo trimestre le indicazioni prevalenti sono di invarianza o di maggiore criticità (il 45,3% dei rispondenti indica stabilità rispetto alla primavera, il 34,0% una evoluzione più in negativo, solo il 18,2% un miglioramento).
Allargando la prospettiva all’intero 2025, sale al 45,9% (dal 26,1% rilevato a gennaio) la quota di imprese di Milano, Lodi, Monza e Brianza e Pavia che si attendono un peggioramento del quadro economico lombardo rispetto al 2024, diminuisce nettamente chi prospetta un’evoluzione in positivo (al 18,9% dal 32,8%) e, infine, permane un 34,6% che si attende continuità. Rispetto a gennaio, le aspettative si aggravano sia nell’industria che nei servizi, evidenziando come la caotica politica americana abbia generato incertezza in tutti gli operatori economici e non solo per le imprese manifatturiere più direttamente colpite dalle tariffe maggiorate.
I timori legati ai dazi emergono con forza quando si domanda alle imprese quali sono i maggiori rischi che si prevede di affrontare nel 2025, sebbene con opinioni al momento abbastanza polarizzate. Il 40% dei rispondenti considera l’innalzamento delle tariffe doganali un alto rischio per la propria attività produttiva, il 27% medio, il 33% basso. In ogni caso, la difficoltà di reperimento del personale (rischio medio/alto per l’83%) e l’insufficienza di domanda (rischio medio/alto per il 76%) rimangono gli ostacoli al momento più tangibili e impattanti.
Nonostante prospettive economiche ribassate e incerte, la maggior parte delle imprese (il 57%) indica che manterrà invariato il numero di dipendenti rispetto al 2024, sia nei servizi che nell’industria. Al contempo, il 29% ha pianificato un aumento, in particolare le imprese del terziario.
È interessante notare come anche da tali risultati della flash survey emergano delle dinamiche occupazionali riconducibili al labor hoarding, fenomeno in crescita nel quadro nazionale già dallo scorso anno e in linea con le previsioni rilasciate nel Booklet di aprile. Tra le imprese rispondenti che prospettano un deterioramento della situazione economica lombarda, per oltre la metà (il 54,8%) il numero di dipendenti rimarrà inalterato e più di un quinto (il 23,3%) ne ha programmato l’incremento.
Il clima di fiducia nel Nord-ovest
L’inasprimento del sentiment delle imprese emerge anche dalle indagini qualitative di Istat. Dopo timidi segnali di ripresa a inizio anno, la fiducia del manifatturiero torna a ridursi nel Nord-ovest, scendendo ad aprile su livelli che non si vedevano dallo shock pandemico. Sicuramente incide il periodo della rilevazione, immediatamente successivo al 2 aprile, ma rappresenta una indicazione chiara del cambio di prospettiva. Il calo della fiducia è dovuto sia ai giudizi sugli ordini, che confermano la fase congiunturale stagnante, sia alle attese sulla produzione, che arretrano ulteriormente e arrivano a un minimo dal 2020.
L’indice rimane relativamente più stabile nel quadro nazionale, mentre gli altri grandi Paesi europei invertono il trend decrescente, pur restando tutti in territorio negativo. Spicca in particolare la Germania, dove la fiducia delle imprese manifatturiere torna a salire per quattro mesi consecutivi per la prima volta dal 2021, grazie all’ingente piano di investimenti infrastrutturali annunciato dal nuovo governo Merz.
Il calo della fiducia non ha coinvolto solo il manifatturiero ma anche i servizi, scendendo nel Nord-Ovest italiano in territorio negativo per la prima volta da fine 2022; in particolare, le attese sugli ordini per il breve periodo hanno registrato un deciso deterioramento negli ultimi tre mesi, segnalando una forte incertezza per il prosieguo del 2025. Analogamente al comparto industriale, la minor fiducia delle imprese dei servizi italiane e del Nord-ovest diverge dagli altri territori europei, dove di recente l’indice ha, invece, retto maggiormente.
Segnali negativi arrivano anche dalla fiducia dei consumatori del Nord-ovest, in notevole ridimensionamento tra marzo e aprile, di fatto annullando i progressi fatti tra fine 2024 e inizio 2025. L’arretramento, diffuso a tutte le componenti dell’indice, è tuttavia più marcato per quanto riguarda il clima economico e quello futuro, lasciando intendere che la recente fase tumultuosa dell’economia globale abbia fortemente influito anche sulla fiducia delle famiglie (mentre non sono intervenute particolari criticità sui fronti dell’inflazione e dell’occupazione). Una analoga dinamica decrescente interessa anche l’Italia, dove la fiducia dei consumatori si colloca, inoltre, su un livello inferiore rispetto al Nord-ovest.
Focus Prestiti alle imprese
L’evoluzione dei prestiti in Lombardia non mostra forti segnali di ripresa a inizio 2025. Anche se da metà 2023 c’è stata un’inversione di tendenza, la variazione annua del credito erogato alle imprese è rimasta negativa fino a fine 2024. I dati preliminari del 2025, relativi a gennaio e febbraio, continuano a indicare una crescita negativa rispetto all’inizio dello scorso anno.
Combinando le evidenze dell’Indagine sul credito bancario di Banca d’Italia con il clima di fiducia di Istat e la flash survey di Assolombarda, da cui i vincoli finanziari non emergono come ostacolo o rischio primario per le imprese, il rallentamento del credito si presenta prevalentemente come una carenza di domanda, sia sul territorio che a livello nazionale. Questi elementi suggeriscono una perdurante debolezza nella propensione agli investimenti, che risulta esacerbata dal periodo di estrema incertezza e di fiducia in calo per le imprese.
Focus difficoltà di reperimento del personale
In Lombardia, nel primo trimestre 2025, la quota di assunzioni di difficile reperimento si è attestata al 48,1%, lo stesso valore di un anno prima, confermando quindi il trend di stabilizzazione che ha iniziato a manifestarsi nel corso del 2024, pur restando su livelli elevati nel confronto storico.
Una dinamica di sostanziale staticità si osserva anche nel dettaglio provinciale, con l’eccezione di Pavia che registra un miglioramento. Nel primo trimestre 2025, infatti, la quota di assunzioni problematiche resta pressoché invariato su base tendenziale a Milano (43,6%) e Lodi (50,1%), mentre cala leggermente a Monza (54,5%, -0,5 punti percentuali) e, in misura più marcata, a Pavia (51,7%, -2,6 punti percentuali).
Focus Prezzi e materie prime
Nei primi mesi del 2025, l’inflazione è tornata a crescere, senza però forti accelerazioni, assestandosi poco sotto al 2% tra marzo e aprile sia in Lombardia che a livello nazionale. Nel complesso, anche nelle sue componenti di fondo, appare quindi in una fase di stabilizzazione intorno all’obiettivo della Banca Centrale Europea.
Non si rilevano nuovi segnali di allarme nemmeno sul fronte delle materie prime. Al contrario, uno degli effetti collaterali positivi delle politiche tariffarie americane è stato ridurre la domanda su alcuni mercati e così abbattere i costi delle materie prime, in primis dei beni energetici. Nel complesso, dopo la fase rialzista di inizio anno, dal monitoraggio delle materie prime emerge infatti un generale allentamento nei prezzi. Tra marzo e aprile, si osservano ribassi significativi soprattutto nel petrolio e nel gas, nei metalli e nei noli navali. Come consueto in un periodo di così elevata incertezza, è continuata invece a crescere la quotazione dell’oro (che però pare aver arrestato la sua corsa nei primi giorni di maggio).
Nel dettaglio dei beni energetici, il costo del petrolio è in forte calo da inizio anno (66,5 $/barile ad aprile, -15,2% su gennaio) e si trova ai minimi dalla primavera del 2021, dinamica dovuta al previsto calo della domanda globale in seguito ai dazi statunitensi e a un concomitante aumento dell’offerta da parte dei Paesi Opec+. I dazi hanno influenzato anche la quotazione del gas europeo (35,2 €/MWh ad aprile), diminuita per un reindirizzamento delle esportazioni americane di GNL dalla Cina verso l’Europa. Il calo nei prezzi del gas ha trainato il costo dell’energia elettrica in Italia (sceso a 98 €/MWh ad aprile), che tuttavia ha visto ampliarsi il divario con gli altri Paesi europei: il prezzo dell’energia elettrica italiana ad aprile è stato oltre il doppio rispetto alla Francia (+137%) e quasi quattro volte la Spagna (+272%), mentre il gap è stato più contenuto con la Germania (+28%).
Anche i metalli sono stati in una fase ribassista negli ultimi mesi, influenzati dall’incertezza sul ciclo economico e sulla domanda globale, con l’eccezione del cobalto (tornato a salire dopo la decisione della Repubblica Democratica del Congo di vietare le esportazioni per almeno quattro mesi). Si evidenziano, in particolare, dei cali per i materiali colpiti dalle tariffe al 25% imposte sulle importazioni americane, ovvero alluminio (-13,6% nell’ultimo mese) e acciaio (-6,5%), così come per il ferro, la principale materia prima per la produzione di acciaio.
Infine, il costo dei noli navali è in costante calo da inizio 2025, in quanto con l’introduzione dei nuovi dazi la domanda di container è diminuita a livello globale e soprattutto da parte degli esportatori cinesi, colpiti maggiormente dalle tariffe americane. Gli sviluppi delle ultime settimane, con l’accordo su questo fronte tra Stati Uniti e Cina del 12 maggio, potrebbero però portare a un’inversione di tendenza nella domanda di trasporti cargo.
Fonte: elaborazioni Centro Studi Assolombarda su dati PricePedia
* I dati considerati per le materie prime si fermano al 30 aprile 2025.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link