Il negoziato con Baku Steel “è giunto ora a un punto cruciale: è necessario che tutti facciano la propria parte con responsabilità. Mi appello a tutte le parti, enti locali e rappresentanze sociali, perché sia creato il clima migliore per la conclusione della trattativa”. Lo ha detto, secondo quanto si apprende, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in apertura del Tavolo con le aziende dell’indotto ex Ilva di Taranto al ministero delle Imprese.
Quando “abbiamo commissariato Acciaierie d’Italia (Adi), nel febbraio dello scorso anno, era rimasto in funzione un solo altoforno – l’Altoforno 4 – e le scorte in magazzino bastavano appena per quattro giorni. Lo stabilimento era al collasso” ha spiegato il ministro. In questi mesi, “grazie a un lavoro comune, abbiamo reso possibile la manutenzione degli impianti, ristorato con 120 milioni le imprese dell’indotto, indennizzato i cittadini di Tamburi, inaugurato il Tecnopolo del Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile e, soprattutto, avviato il percorso per assegnare l’ex Ilva a nuovi soggetti che intendano investire davvero, nell’ambito di una gara internazionale che prevede la completa decarbonizzazione dello stabilimento con la realizzazione di tre nuovi forni elettrici”, ha concluso.
Per i prossimi 7-8 mesi “avremo una produzione dimezzata a Taranto, da 4 a 2 milioni di tonnellate/anno, con un solo altoforno in funzione e con ripercussioni dirette anche sugli altri stabilimenti. Supereremo anche questo ostacolo imprevisto. E non vi lasceremo soli, come vi abbiamo ampiamente dimostrato nei mesi scorsi”, ha affermato Urso. Il sequestro dell’Altoforno 1 “disposto dalla Procura, insieme alla mancata autorizzazione al colaggio dei fusi che ne ha irrimediabilmente compromesso il funzionamento, arrecano un gravissimo danno all’azienda, un grande ostacolo al percorso verso la decarbonizzazione. Ma noi non molliamo. Dobbiamo prendere atto delle conseguenze: meno produzione, meno occupazione, con la necessità di più risorse pubbliche” ha spiegato il ministro.
“Pur in un contesto di attività produttiva ridotta – ha aggiunto Urso -, l’indotto manterrà un ruolo centrale per le attività manutentive e per il rilancio di Taranto, contribuendo all’esecuzione degli interventi necessari ad abilitare il rialzo dei livelli produttivi e il ripristino degli impianti”. Urso ha quindi ricordato che l’Altoforno 2 è attualmente in manutenzione e potrà tornare operativo solo tra 4-5 mesi. Successivamente, sarà la volta di Afo4, per una manutenzione programmata della durata di 2-3 mesi. Solo al termine si potrà ritornare a operare con due altoforni in marcia e quindi con una capacità produttiva di 4 milioni di tonnellate di acciaio all’anno. “Nel frattempo – ha aggiunto in conclusione – affronteremo l’impatto occupazionale con responsabilità insieme a sindacati e istituzioni locali”.
Per agire con equità ed efficacia, “istituiremo un gruppo tecnico insieme ai commissari, con l’obiettivo di distinguere tra le imprese che hanno subito danni effettivi e quelle che non ne hanno risentito. Solo così potremo garantire ristori adeguati, basati su dati oggettivi, anziché su stime approssimative”, ha detto Urso, osservando che in questa fase “complessa – ha sottolineato Urso, è importante chiarire quindi che non tutto l’indotto sarà colpito. Le attività di manutenzione degli impianti continueranno e garantiranno lavoro e continuità a svariate aziende del territorio”. Il governo “c’è, e continuerà a essere al fianco del sistema produttivo per superare insieme questa fase delicata. Sono certo che anche la Regione farà la sua parte. Ci vuole la massima collaborazione”, ha concluso Urso.
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