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Ad Asti presidio contro il Decreto Legge Sicurezza «lesivo della libertà di espressione e dissenso»


Ad Asti, lunedì pomeriggio, in piazza San Secondo, si è tenuto il presidio dell’assemblea astigiana contro il Decreto Legge Sicurezza nel giorno in cui il documento ha iniziato l’iter di conversione in legge alla Camera dei Deputati.

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L’assemblea astigiana ha voluto alzare la voce per cercare di parlarne e informare «su quelle che saranno le conseguenze delle norme approvate, che toccheranno tutti perché lesive della libertà di espressione e dissenso». Il Decreto Sicurezza tocca differenti ambiti, «ma può essere di fatto riassunto in pochi punti: osservano i promotori della manifestazione – criminalizzare la protesta, punire chi è povero e garantire impunità alle forze dell’ordine».

«Di fronte a uno scenario sociale sempre più inquietante, fatto di aumento della spesa bellica, disastri climatici e tagli ai servizi essenziali, il Governo risponde con una legge-manganello, che criminalizza le più comuni forme di lotta e di dissenso – continuano dalla rete – Protesti per il tuo posto di lavoro? Ti batti per la giustizia climatica o per una sanità pubblica degna di questo nome? Pene aumentate per ogni forma di resistenza, che possono arrivare fino a 6 anni di carcere se fai un blocco stradale. Sei in emergenza abitativa? Fino a 7 anni di carcere se ti opponi allo sfratto per non finire in mezzo a una strada o se cerchi soluzioni abitative per chi non ce la fa. Protesti per condizioni detentive disumane? Fino a 18 anni di galera. Punite anche le forme di protesta passiva e non violenta».

Tra gli altri punti contestati dalle associazioni presenti in piazza c’è il fatto che «il Decreto conferma la revoca dell’obbligo, già del Codice fascista Rocco, di rinviare l’esecuzione della pena per le donne incinte o con figli di età inferiore a un anno, rendendo la misura discrezionale. Il rischio di recidiva continuerà a orientare le decisioni dei giudici, che negheranno questo diritto soprattutto alle donne più vulnerabili, perché la recidiva delle donne è quella dei reati minori, soprattutto contro il patrimonio, i reati delle povertà».

Dubbi, inoltre, sul fatto che venga «garantito dallo Stato il sostegno legale alle forze dell’ordine, le quali potranno disporre di un contributo fino a 10.000 euro per grado di giudizio, ottenendo in questo modo – continuano dalla rete – un’impunità nei fatti pressoché totale di fronte alla legge. Inoltre si darà loro la possibilità di detenere una seconda arma oltre a quella di servizio». Chi protesta contro il Decreto Sicurezza evidenzia, poi, la «presenza evidenti elementi di incostituzionalità».

«L’assemblea astigiana – concludono dopo la manifestazione in piazza San Secondo – afferma con forza che questo processo di stampo autoritario può e deve essere fermato. Le tante libertà che si continuano a sottrarre con la forza alla società civile si possono riprendere. Per farlo si deve ripartire dalle piazze, scendendo in strada più spesso e sempre più numerosi, per gridare forte che sicurezza è un mondo senza eserciti e senza guerra, un mondo senza patriarcato, un mondo dove tutte le persone abbiano un tetto sulla testa, dove non si muoia sul lavoro, un mondo attento alle questioni ecologiche, un mondo dove per una visita in ospedale non bisogna aspettare un anno. Un mondo senza frontiere né galere per le persone in viaggio. Un mondo dove la scuola sia un luogo di crescita umana e non una palestra di obbedienza o un luogo di militarizzazione delle coscienze».

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