Due scudetti in tre anni evidenziano chiaramente come il Napoli abbia fatto il grande salto. A confermarlo è anche la trattativa con Kevin De Bruyne. Il club azzurro ha grandi progetti ma si ritrova a giocare ancora in una struttura che, per quanto fascinosa e romantica, non è minimamente all’altezza.
Datata, con pochi servizi e decadente in molti aspetti. Una società del genere non può permettersi un Diego Armando Maradona in questo stato. Lo stesso dicasi inoltre per la Serie A, che vede negli impianti delle proprie big delle vetrine. Finalmente, però, sembra giunto il momento della rivoluzione. Annunciata da anni, sembra tanto vicina da poterla quasi toccare. Ecco i dati concreti.
L’accordo col sindaco
Lo stadio San Paolo non è in vendita, gridava con forza l’amministrazione De Magistris. Anche una cessione a 99 anni sembrava impensabile e così, anno dopo anno, sono aumentati gli scontri, i dibattiti e i risentimenti. A dire il vero, anche i debiti, che il Comune sostiene il Napoli abbia accumulato nel tempo.
Differente il clima con il sindaco Manfredi, come dimostra anche l’ottima “sfilata” scudetto organizzata lunedì 26 maggio. La sintonia pare quasi totale e non manca altro che l’ultima definizione degli accordi per i tanto attesi lavori. Lo si diceva anche in passato, certo, ma ora dei passi concreti sono stati compiuti.
Il costo del restauro del Maradona
Il tutto procede in maniera così spedita che, nelle stanze comunali, si spera di riuscire a rendere il Maradona adatto alla candidatura per Euro 2032 (tempo fino a ottobre 2026 per presentare le cinque città italiane). Il dialogo tra le parti è costante, ha precisato il sindaco: “Lo studio è un grande lavoro e lo trasmetterò al Presidente De Laurentiis non appena mi arriverà. Siamo in contatto e ne discuteremo insieme. Lo studio ha dato buoni risultati e penso che i presupposti per riaprire il terzo anello non manchino”.
Parole che risalgono agli ultimi giorni di aprile e delineano un chiaro scenario. L’apertura del terzo anello, messo in sicurezza, consentirebbe eventuali lavori senza dover trasferire la squadra in un altro impianto. Un vantaggio notevole in termini di botteghino per il club. Completati i lavori, poi, quest’area da tempo inagibile resterà aperta ai tifosi, portando la capienza a circa 68mila posti.
L’idea è decisamente allettante, considerando come i primi lavori riguarderebbero proprio il terzo anello, che diventerebbe poi area dedicata ai tifosi impossibilitati a sedersi in altri settori, sottoposti a interventi di restauro.
Ciò in un primo momento, s’intende. In futuro De Laurentiis pare abbia intenzione di sfruttare quest’area sopraelevata per realizzare dei salottini lussuosi. I cosiddetti Skybox. Un’operazione commerciale non di poco conto.
Stando alle prime stime, il progetto dovrebbe avere un costo complessivo di 100 milioni di euro. Cifra che dovrebbe essere coperta dal presidente azzurro. Si immagina l’accesso allo strumento del credito agevolato, anche se non sarebbe l’unica opzione sul tavolo. Il tutto a fronte di una concessione fino a 99 anni dell’impianto di Fuorigrotta, che garantirebbe:
- uso degli spazi interni (ipotesi museo e/o ristorante);
- uso del parcheggio sotterraneo da 250 posti auto (previo restauro e messa in sicurezza);
- uso degli spazi esterni di pertinenza della struttura (ipotesi centro commerciale).
Dettaglio di non secondaria importanza: sarebbe un Maradona senza pista d’atletica. Un’area che verrebbe di fatto coperta dall’estensione del secondo anello, verso il campo. Ciò andrebbe dunque a trasformare l’attuale conformazione delle tribune, seguendo vagamente il modello Olimpico, per così dire.
Il nuovo Maradona è (quasi) realtà
Il 9 maggio 2025 è stata una data molto importante. Tanto da spingere il Napoli a pubblicare una nota ufficiale. Un nuovo incontro tra Aurelio De Laurentiis e Gaetano Manfredi. Un faccia a faccia proficuo, utile ad analizzare “lo studio tecnico di un gruppo di studiosi coordinati dall’assessore Edoardo Cosenza sulla possibile riapertura del terzo anello dello Stadio Maradona mediante adeguate lavorazioni, nell’ottica di una complessiva riqualificazione dell’intero impianto”.
La dimostrazione di come non ci si stia limitando alle parole, anzi. Al termine dell’incontro, inoltre, le parti hanno concordato ulteriori approfondimenti e di aggiornarsi a breve. Sappiamo che il presidente del Napoli è stato messo al corrente di:
- interventi da poter realizzare;
- vie legali da prendere in considerazioni, tra concessione e vendita;
- costi dei lavori.
Nuovo centro sportivo
A scudetto vinto, De Laurentiis ha spiegato quelle che sono le due priorità per il Napoli. Il mercato viene soltanto dopo centro sportivo e stadio. Tasselli cruciali, come li ha definiti a Crc, che porteranno via fatica, denaro e investimenti.
“Per il centro sportivo dobbiamo assolutamente iniziare i lavori a settembre, perché dobbiamo lasciare Castel Volturno: Coppola (il proprietario del centro sportivo attuale, ndr) è stato fin troppo gentile. Non è facile individuare il territorio”.
Troppi infortuni a Castel Volturno, dove i campi quest’anno sono stati additati come responsabili di alcun stop clamorosi. Al tempo stesso, stare in affitto impedisce la necessaria personalizzazione. Ecco allora Qualiano, pare. È questo il Comune della provincia napoletana che sarebbe stato scelto.
I lavori sono urgenti e da svolgere in tempi record. Si mira infatti alla consegna del progetto finito entro il 2026. Un quartier generale in tempo per il centenario del club, durante i festeggiamenti dei 2.500 anni di Partenope.
E lo stadio? Esiste un problema cardine. Per competere con i club più importanti d’Europa, non è possibile avere una distanza tale tra tifosi e campo di calcio: “Abbiamo la fortuna d’avere il pubblico che vale il dodicesimo, tredicesimo e quattordicesimo uomo in campo. Se fosse vicino al campo, sarebbe anche il ventesimo. Io sto studiando i costi per la riattivazione del terzo anello e per prevedere 45 salottini”.
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