L’ultima rilevazione del bollettino mensile Abi segnala che ad aprile per la prima volta dopo sette mesi il tasso medio dei mutui è tornato a salire, al 3,29%, 15 centesimi in più del mese precedente. Si tratta di un dato che però va letto con attenzione: l’aumento è minore di quello che si sarebbe potuto aspettare se lo scenario fosse ancora quello di una preferenza plebiscitaria per il tasso fisso. Appare evidente che una quota, non enorme ma significativa, di mutuatari sta optando per il variabile, puntando sulla forza dei numeri. (Corriere della Sera)
Per spiegare che cosa sta succedendo bisogna guardare all’andamento dell’Eurirs, il tasso di swap fondamentale per la definizione del pricing dei tassi fisso. Il parametro ventennale nel mese di marzo (periodo preso nella maggior parte dei casi come riferimento per i mutui di aprile) è salito di circa 30 centesimi sul mese precedente e questo aumento si è riversato sui tassi finali dei finanziamenti. Nel contempo i tassi variabili sono scesi a loro volta di circa 30 centesimi e ad aprile per la prima volta da due anni si è assistito al sostanziale pareggio di rata iniziali tra fisso e variabile, perlomeno sui mutui standard, mentre su quelli green (finanziamenti erogati per l’acquisto di case di classe energetica A o B o sottoposte a riqualificazione energetica) il confronto vede ancora vincente il fisso.
Ora il tasso variabile risulta addirittura leggermente più conveniente. Considerando un finanziamento a 20 anni da 160.000 euro, l’indicizzato oggi parte con una rata mensile più leggera (878 euro, TAN 2,88% contro 885 euro, TAN 2,98% del fisso), per un risparmio complessivo di oltre 1.900 euro sull’intera durata del mutuo a Euribor cristallizzato ai valori atuali Se la differenza con il fisso attualmente è minima, rispetto a 12 mesi fa la rata dello stesso mutuo a tasso variabile si è abbassata considerevolmente: a maggio dello scorso anno, quando il TAN medio dei finanziamenti a tasso variabile era del 4,77%, per un importo in avvio da1.036 euro al mese, 158 in più di ora, per una spesa mensile superiore di quasi 38.000 euro rispetto al fisso.
Il fatto è che in queste settimane la situazione sta evolvendo nettamente a favore del variabile: il 19 maggio l’Euribor a tre mesi ha chiuso a 2,13%, l’Eurirs a 20 anni a un tasso di 55 centesimi più alto. L’allineamento tra i costi iniziali di fisso e variabile è oggi possibile grazie a una politica precisa delle banche che preferiscono tenere più basso lo spread sull’Eurirs ma non è detto che continui così. Inoltre le prospettive per i prossimi mesi per l’Euribor sono quelle di un ulteriore ribasso, già in vista della prossima riunione della Bce, che dovrebbe decidere per un’altra limatura del costo del denaro, mentre gli scenari di mercato per i tassi a lunga (e quindi per l’Eurirs) rimangono molto incerti dopo le turbolenze innescate dalla scelte della Casa Bianca in materia di dazi.
I forecast sull’Euribor a tre mesi oggi vedono una discesa del tasso a tre mesi di altri trenta centesimi di qui a sei mesi e un tasso sotto il 2% per tutto il 2026. Le condizioni per cui puntare sul variabile oggi sono due: la prima che rispetto al fisso la rata iniziale presenti un vantaggio di almeno cinquanta centesimo di punto, uno scenario che potrebbe diventare reale di qui a qualche settimana; il secondo è invece valida indipendentemente dal tasso iniziale: avere la capacità reddituale di fare fronte a un improvviso rialzo del costo del denaro e questo lo si può valutare facilmente partendo dal piano di ammortamento del mutuo e verificando di quanto si sposterebbe il costo della quota interessi (e quindi della rata) con il variare del tasso.
Tornando infine ai dati Abi, va segnalato che ad aprile 2025 l’ammontare dei prestiti a imprese e famiglie, per la prima volta da marzo 2023, registra un aumento dello 0,3% rispetto ad un anno prima e che le sofferenze (30 miliardi di euro) non danno motivo di preoccupazione, essendosi stabilizzate e risultando lontanissime dal record storico di 195 miliardi di dieci anni fa. Infine, il tasso medio di finanziamento alle imprese è sceso ad aprile di 10 centesimi rispetto al mese precedente, attestandosi al 3,82%, il tasso medio dei prestiti è sceso di 8 centesimi, fermandosi al 4,13%.
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