Buongiorno a tutti e grazie.
Grazie al Presidente Orsini per questo invito, per i molti spunti importanti che ha portato questa mattina, saluto tutte le autorità, i Ministri, il Vice Premier Tajani, i parlamentari, le Autorità locali, sarebbe lunghissimo citarle tutte. Saluto e ringrazio anche per quello che ha appena detto la Presidente del Parlamento europeo, la mia amica Roberta Metsola. Come diceva, il Parlamento europeo è dalla vostra parte. Sarò onesta, Roberta, questo dipende dalle maggioranze che si formano di volta in volta, ma sicuramente tu sei stata dalla nostra parte e sei dalla nostra parte.
Quindi grazie davvero. Dunque, io nonostante la complessità dell’agenda di questi giorni, sono tra l’altro di nuovo in partenza, ci tenevo ad essere qui con voi. Prevalentemente perché voglio che il confronto con le categorie produttive sia una cifra di questo Governo, ma anche perché penso che sia particolarmente importante in una fase come quella che noi attraversiamo sottolineare la centralità del tessuto produttivo industriale italiano per la ricchezza e il futuro di questa Nazione.
Una centralità che abbiamo cercato di riconoscere non a parole, ma con i fatti. Sono molti i provvedimenti che abbiamo messo in campo, e diversi di questi sono stati anche frutto del confronto costante con voi. Non ci siamo sempre trovati d’accordo, come è addirittura sano in una democrazia, però noi abbiamo tutti quanti fatto del nostro meglio per un obiettivo che condividiamo da un punto di vista e dall’altro e cioè tutti vogliamo banalmente fare bene il nostro lavoro. Su questo ci possiamo ovviamente trovare. Per quello che riguarda il lavoro del Governo, il nostro impegno è stato rivolto soprattutto a restituire a questa Nazione la centralità che le è propria sullo scacchiere internazionale, su uno scenario globale, che a volte era mancata, e a portare avanti una strategia economica basata sostanzialmente su tre pilastri, che sono la serietà, l’efficacia e una visione di sviluppo di lungo termine.
Una strategia che io mi sento di confermare oggi con voi, atteso che alcuni importanti risultati stanno comunque arrivando pur in un contesto complesso e pur ancora tra mille difficoltà che questa Nazione ha. L’Italia però si presenta oggi credibile di fronte a un quadro economico finanziario che è, come sapete, di straordinaria complessità. Ce lo dicono i mercati, ce lo dicono gli investitori, ce lo dicono i risparmiatori. Penso che lo testimoni il livello dello spread, più che dimezzato da quando ci siamo insediati, la borsa che ha registrato performance record, il nuovo appeal dei nostri titoli pubblici italiani, l’attrattività ritrovata per gli investimenti, tornerò brevemente su questo punto, i giudizi, sapete che insomma per me sono sempre materie sulle quali a volte e spesso sono critica, però anche i giudizi delle
agenzie di rating, da ultimo Moody’s, che ha rivisto in positivo il giudizio dell’Italia, una cosa che non accadeva da circa 25 anni.
Significa che, come ho detto molte volte, noi spesso ragioniamo, abbiamo ragionato come se di fatto il declino fosse un destino, no? Come se l’Italia fosse troppo indietro, come se non si potesse invertire questa rotta. La rotta si può invertire. Serve tempo, serve tantissimo lavoro, serve che ci lavoriamo tutti insieme, serve che remiamo tutti nella stessa direzione, che è una cosa che non sempre accade in questa Nazione, ma quando ci riusciamo la rotta si può invertire.
Chiaramente bisogna fare le scelte perché quella rotta possa essere invertita. La scelta che questo Governo ha fatto è stata quella di essere serio nella gestione dei conti pubblici, concentrare le risorse sulle priorità reali, darsi una strategia, avere il coraggio di dire no alle misure assurde che dilapidavano le casse dello Stato e mettere al centro il lavoro e penso che i dati comunque importanti, record sul fronte dell’occupazione dicano che si trattava di una scelta, che si tratta di una scelta giusta. Certo è un trend che noi adesso dobbiamo lavorare insieme per stabilizzare, cioè non possiamo pensare di aver terminato il nostro lavoro, assolutamente. Dobbiamo ragionare sul fatto che però siamo sulla strada giusta soprattutto se riusciamo a rafforzare questa strategia.
L’altro elemento positivo, come dicevo, è che l’Italia sta tornando a essere un mercato attrattivo per gli investimenti stranieri. Ci sono ottime ragioni per investire in Italia, insomma le conosciamo. Una siete voi , cioè un sistema industriale e manifatturiero di primo ordine che possiamo offrire a chi viene a investire in Italia. La seconda è che noi siamo, lo ricordava la Presidente del Parlamento Europeo e quindi io non posso smentirla assolutamente, la patria del bello, del ben fatto, della creatività. Siamo desiderati, come dimostra un made in Italy richiesto in tutto il mondo. La nostra economia è in ogni caso solida e resiliente e lo abbiamo dimostrato e questo non dipende dalla politica, lo avete dimostrato voi, lo avete dimostrato nei momenti di grande difficoltà, quello che oggi la politica aggiunge però è la stabilità, la stabilità del sistema e la continuità di una visione perché voi sapete meglio di me che se non è prevedibile quello che accadrà negli anni successivi è molto più difficile che qualcuno investa.
E quindi abbiamo tentato di rafforzare questa capacità dell’Italia di attrarre investimenti e qualche risultato anche qui è arrivato, penso che valga la pena di fare qualche esempio.
Il fondo sovrano norvegese, il fondo più ricco al mondo, ha aumentato del 14% i propri investimenti in Italia. Microsoft ha annunciato un investimento da 4,3 miliardi di euro per espandere la sua infrastruttura di data center. Silicon Box ha voluto che l’Italia fosse sede del nuovo maxi impianto per l’assemblaggio dei semiconduttori, 3 miliardi di euro di investimento. Google ha scelto la Sicilia per realizzare una rete di cavi sottomarini in fibra ottica nel Mediterraneo. Gli Emirati Arabi Uniti, in occasione della visita di Sheikh Mohammed bin Zayed, hanno annunciato di voler investire in Italia 40 miliardi di euro, forse l’investimento estero più rilevante che sia stato annunciato in questa Nazione, però anche, seguendo quello che diceva il Presidente Orsini, voglio dire che nei nostri incontri per decidere come investire queste risorse noi ci stiamo concentrando sugli investimenti strategici, dall’intelligenza artificiale alle materie prime critiche, passando per il dominio subacqueo e la ricerca spaziale.
La leva degli investimenti esteri ci ha anche consentito di affrontare dossier industriali molto delicati. Penso qui all’impegno del fondo KKR insieme al Governo italiano, altri investitori istituzionali nazionali per l’acquisto della rete fissa di telefonia di Tim, così come penso all’accordo Ita-Lufthansa, operazione strategica che tutela il mercato italiano, assicura al sistema produttivo connessioni migliori e più competitività. Stiamo provando a farlo anche con Ex Ilva. Nonostante la situazione sia oggettivamente molto complessa, situazione che abbiamo ereditato, il Governo continuerà a fare la propria parte. Sono certa che ognuno farà lo stesso per garantire il futuro dell’acciaio, difendere i livelli occupazionali, tutelare l’indotto perché, consentitemi di dirlo, c’è anche bisogno che tutti gli attori diano una mano e non ci siano attori che preferiscono mettere i bastoni tra le ruote. Credo che tutti comprendano cosa c’è in ballo.
In ogni caso il Governo continuerà a fare tutto quello che può per creare le condizioni affinché sempre più aziende e investitori scelgano la nostra Nazione per produrre, mentre intendiamo lavorare anche per rafforzare il nostro Made-In, la capacità del nostro tessuto produttivo di creare prodotti che non hanno eguali. E mettendo insieme le due cose il messaggio che vogliamo lanciare all’Europa e al mondo intero è “Make” in Italy, un messaggio che abbiamo già concretizzato con il provvedimento che riguarda i grandi programmi di investimento esteri in Italia per i quali abbiamo previsto norme che semplificano le procedure, la nomina di un commissario che significa un unico interlocutore anche a garanzia di tempi rapidi e risposte certe. E queste sono alcune delle buone notizie.
Dopodiché c’è ancora molto da lavorare, perché in questa Nazione ci sono dei problemi strutturali che le famiglie e le imprese incontrano che bisogna avere la forza, il coraggio, la visione e la lucidità per affrontarle una volta per tutte. E la questione più urgente da affrontare dal mio punto di vista, con serietà e aggiungo senza timore, è il nodo del costo dell’energia che il Presidente Orsini ha ampiamente affrontato nel suo intervento.
Inutile che io vi dica che il Governo è perfettamente consapevole dell’impatto che i costi energetici hanno sulle famiglie e sulle imprese, soprattutto su quelle di piccole e medie dimensioni, e lo sappiamo anche perché dall’inizio di questo Governo noi abbiamo stanziato circa 60 miliardi di euro, che è l’equivalente di due leggi finanziarie, per cercare di alleviare i costi. Ora è evidente che continuare a cercare di tamponare spendendo soldi pubblici non può essere la soluzione e per questo abbiamo accompagnato le risorse con diversi interventi alcuni dei quali rispondono anche alle necessità richiamate proprio dalla Confindustria.
Uno strumento già disponibile per il disaccoppiamento del prezzo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili da quello del gas è quello dei contratti pluriannali a prezzo fisso di acquisto di energia prodotta da fonti rinnovabili, dove il corrispettivo viene stabilito tra le parti e riflette i reali costi di produzione per ciascuna tecnologia. Ricordo l’Energy Release e il Gas Release sul quale bisogna lavorare, stiamo dialogando con la Commissione Europea, Roberta mettici una buona parola.
Stiamo anche lavorando a un’analisi del funzionamento del mercato italiano per comprendere se eventuali anomalie nella formazione del prezzo unico nazionale possano essere la causa di aumenti ingiustificati, perché sarebbe inaccettabile se ci fossero speculazioni sulla pelle di chi produce e crea occupazione.
E poi, come ho detto, sono necessari interventi di lungo periodo, di cui la scelta di riprendere il cammino del nucleare, puntando alle tecnologie più innovative per realizzare mini reattori sicuri e puliti che possano consentirci di avere maggiore sicurezza energetica a costi sensibilmente inferiori agli attuali. Una scelta coraggiosa per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione rafforzando però la sovranità industriale ed economica dell’Italia, e rimanere in questo modo competitivi sul mercato perché, come ha giustamente ricordato il Presidente Orsini, non basta che i nostri prodotti siano di qualità, devono anche rimanere concorrenziali.
E mentre il disegno di legge sul nucleare va verso l’esame parlamentare nasce Nuclitalia, che è la società che si occuperà dello studio di tecnologie nucleari di nuova generazione, che potrà contare sull’eccellenza di tre grandi realtà del sistema Italia, che sono Enel, Leonardo e Ansaldo Energia. Però sulla materia energetica, Presidente Orsini, voglio dirle che siamo sempre aperti a suggerimenti, idee nuove, proposte serie. È un tema sul quale c’è bisogno della collaborazione di tutte le persone di buona volontà perché è essenziale per la nostra competitività. La porta del Governo su questa materia è e rimane sempre aperta.
Così come fondamentale per la competitività, in questo caso dell’intero sistema produttivo europeo, e qui approfitto della presenza della nostra Presidente, è avere il coraggio di contestare e correggere, come il Presidente Orsini ha fatto ampiamente e come anche Roberta Metsola ha sottolineato in alcuni passaggi, un approccio ideologico alla transizione energetica che ha procurato danni enormi alla sostenibilità economica e sociale delle nostre società senza peraltro produrre i vantaggi ambientali che erano stati decantati.
Ha ragione il Presidente Orsini quando dice che una tecnologia non si cambia per norma. Solo chi non aveva mai messo piede in un capannone poteva pensare di farlo. Eppure, è esattamente quello che l’Europa ha fatto negli ultimi anni, scegliendo la strada forzata della transizione verso una sovrapposizione all’elettrico, le cui filiere sono oggi in larga parte controllate dalla Cina. Io ancora oggi non riesco a capire il senso strategico di fare una scelta del genere.
Ma il punto è che alcune scelte sono state fatte perché si è voluto anteporre l’ideologia al realismo e questo ha avuto un risultato scontato ma che molti di noi qui in questa sala, anche dai punti di vista diversi, avevano previsto e denunciato.
Si è scelto, qualcuno ha scelto deliberatamente di perseguire una strategia che metteva i nostri prodotti fuori mercato per inseguire a tutti i costi, ma contro ogni logica, scelte che erano nemiche dell’industria europea. La cosa curiosa è che oggi tutti disconoscono la paternità di quelle scelte, ma quelle scelte hanno nomi e cognomi precisi. L’automotive è il comparto che sta pagando il prezzo più alto con ricadute pesanti sulla produzione industriale complessiva, lo sappiamo.
Sapete che su questo tema ci siamo schierati fin dall’inizio, abbiamo lavorato molto, sapete che la Commissione europea ha avviato diversi correttivi alla sua rotta iniziale. Grazie anche, forse soprattutto, all’impegno italiano sono state di fatto sospese le multe ai produttori di auto, anche se purtroppo non ancora a quelli di veicoli pesanti, con l’obiettivo di interrompere, lo diceva bene il Presidente Orsini, quella assurda spirale che ha visto chiudere stabilimenti produttivi o comprare quote verdi dai principali competitor cinesi e americani pur di non ricadere nelle sanzioni. Abbiamo anche ottenuto l’anticipo alla seconda parte del 2025 della revisione dell’intero regolamento sui veicoli leggeri.
Siamo consapevoli che non è abbastanza. Bisogna insistere, insistere per affermare pienamente il principio della neutralità tecnologica perché il passaggio indispensabile per puntare su vettori energetici alternativi che possono contribuire alla decarbonizzazione. Va rivisto il metodo di calcolo delle emissioni tenendo conto dell’inquinamento prodotto da un veicolo lungo tutto il suo ciclo di vita. Bisogna garantire all’automotive, come a tutti gli altri settori industriali energivori, la possibilità di acquistare energia a prezzi più bassi e competitivi. Ma la buona notizia è che siamo sempre meno soli in questa battaglia.
Come dimostra il fatto che nelle conclusioni dell’ultimo Consiglio europeo siamo riusciti per la prima volta a mettere nero su bianco il principio della neutralità tecnologica, battaglia condotta dall’Italia in prima fila. E come dimostra anche il fatto che il nostro non paper sull’automotive elaborato dal Ministro Urso e promosso dall’Italia insieme alla Repubblica Ceca e oggi sostenuto da altre 15 nazioni europee. Confido che molto altro possa cambiare con il nuovo Governo tedesco. Con il Cancelliere Merz abbiamo già iniziato a confrontarci su come rilanciare la nostra base industriale.
Penso che se l’Italia e la Germania riescono a collaborare, se le due principali economie manifatturiere d’Europa trovano una piattaforma comune d’azione, allora ci sono le condizioni per ottenere ottimi risultati. Come sapete stiamo concentrando la nostra azione per rendere più sostenibili gli obiettivi del Green Deal anche su altri settori strategici per l’industria europea. Abbiamo presentato insieme ad altri governi non-paper tematici sulla semplificazione normativa, sulla microelettronica, sulla revisione del CIBAM, sullo Spazio, proposte che incontrano un consenso crescente sulle materie sulle quali ci aspettiamo significativi passi in avanti. Così come consideriamo fondamentale a maggior ragione in un quadro di instabilità dei mercati internazionali che l’Europa abbia il coraggio, anche questo è stato citato al Presidente Orsini, di rimuovere quei dazi interni che si è autoimposta in questi anni.
Basti questo dato, secondo il Fondo Monetario Internazionale il costo medio per vendere bene tra gli Stati dell’Unione europea equivale a una tariffa di circa il 45% rispetto al 15% stimato per il commercio interno negli Stati Uniti. Per non parlare dei servizi dove la tariffa media stimata arriva al 110%. Non può essere sostenibile. Il rilancio del mercato unico europeo è quindi una priorità, perché chiaramente consentirebbe di mettere l’Europa anche a riparo da scelte protezionistiche di altre nazioni.
Anche la Commissione europea ne è consapevole, sta lavorando a un piano d’azione in questa direzione. Come Governo ovviamente siamo pronti a fare la nostra parte. Non possiamo poi fingere di non vedere anche come ogni anno oltre 300 miliardi di euro di liquidità europea finiscano in investimenti extra UE, ed è la ragione per la quale consideriamo anche necessario completare rapidamente l’unione dei mercati di capitale. E poi è ora di dire basta, e su questo siamo tutti d’accordo, quindi direi che occorre solamente agire a quell’iper-regolamentazione che ha soffocato il nostro sviluppo. Anche qui si può invertire la rotta, non solo perché ce lo chiede questo tempo, ma anche perché l’Europa come superstruttura burocratica minimizza e tradisce ciò che è: la patria del diritto romano, la culla della civiltà cristiana, la madre della filosofia greca, la civiltà che con il suo genio ha stupito il mondo. Qualcosa di molto più ampio, di molto più bello e di molto più più profondo dei quasi 400 chilometri lineari di Gazzette ufficiali dell’Unione europea o le norme assurde che ci dicono che un fagiolo non è un fagiolo europeo se ha un diametro inferiore a un centimetro.
Vogliamo che l’Europa torni a essere tutt’altro e quindi sì ad una profonda azione di semplificazione che però non deve arrivare solo a valle ma intervenire a monte di ogni provvedimento e di ogni nuova legislazione. La Commissione anche qui ha iniziato come sapete un percorso con i primi tre pacchetti Omnibus ma il cambio di marcia deve essere anche su questo concreto, sostanziale, corposo. Perché anche da qui passa il cambio di postura, di priorità, di approccio che l’Europa deve incarnare per essere all’altezza delle sfide che stiamo attraversando, a partire ovviamente dal rapporto con gli Stati Uniti che è fondamentale, sapete come la penso ma mi pare che siamo d’accordo per mantenere la forza dell’Occidente, i nostri destini sono interconnessi. Quando poco più di un mese fa sono stato ospite del Presidente degli Stati Uniti a Washington, avevo proposto un incontro a Roma tra Unione europea e Stati Uniti. Un primo incontro è avvenuto il 18 maggio a Palazzo Chigi tra il Vice Presidente J.D. Vance e la Presidente von der Leyen, è stato l’inizio di un dialogo che l’Italia ha continuato a facilitare anche in questi giorni, che va portato avanti con saggezza e con buon senso e, se posso permettermi, anche con un approccio più politico che burocratico. E non solo sul fronte delle relazioni commerciali, ma su molti ambiti sui quali abbiamo bisogno che Europa e Stati Uniti lavorino nella stessa direzione, nel segno della libertà, della democrazia, dei valori che uniscono le due sponde dell’Atlantico. Il Presidente Orsini propone di scrivere, passando a un altro tema insieme, un piano industriale straordinario per l’Italia, anche e soprattutto per invertire la rotta sulla produzione industriale, la cui flessione è una dinamica che ci preoccupa, è una dinamica anche che sappiamo essere europea, ma che sicuramente va affrontata.
Sono d’accordo, Presidente, sono d’accordo tanto che il Governo, come lei sa, sta lavorando già insieme al settore produttivo e alle parti sociali per delineare le linee di una politica industriale di medio e di lungo periodo. Abbiamo avviato anche un processo di consultazione pubblica per scrivere una nuova strategia industriale. I contributi arrivati serviranno a definire il “Libro Bianco del Made in Italy 2030” che puntiamo a presentare entro l’estate. Dalla consultazione finora è emersa tanto la necessità di rafforzare le filiere tradizionali del Made in Italy, le cosiddette “4A”, ma anche di puntare sulle filiere innovative. Sono d’accordissimo su questo, digitale, industria della difesa, farmaceutica, space economy, intelligenza artificiale. E quindi, caro Presidente Orsini, voglio dirle che ci siamo e ci siamo anche a partire dalle semplificazioni sulle quali, ha ragione, penso che bisogna procedere in modo più spedito, mi prendo personalmente l’impegno a occuparmene, perché ci sono delle cose che si possono fare più velocemente, il Governo è molto impegnato su questo ma sicuramente ci possiamo lavorare con maggiore velocità. E ricorderà che ho proposto io durante il nostro ultimo incontro a Palazzo Chigi anche un “patto” proprio col sistema produttivo e non solo, per il quale abbiamo già individuato nell’ambito della dotazione finanziaria del PNRR perché – ahimè – l’argomento delle risorse è sempre un argomento di dirimente, e allora ci siamo interrogati su come si potesse reperire delle risorse.
Abbiamo già individuato nell’ambito della dotazione finanziaria del PNRR, della sua prossima revisione, circa 15 miliardi di euro che io vorrei fossero rimodulati per sostenere l’occupazione e per aumentare la produttività. Così come intendiamo cogliere le opportunità che possono arrivare anche dalla revisione della politica di coesione che lei citava e che è stata approvata dalla Commissione europea sulla proposta del Vice Presidente Raffaele Fitto.
Sono anche d’accordo col Presidente Orsini sul fatto che sia necessario rilanciare gli investimenti e prevedere procedure più semplici e tempi certi, lo dico anche in riferimento al Piano Transizione 5.0. Nella sua prima versione era risultata troppo restrittiva, abbiamo provato a renderla più accessibile però siamo pronti a ulteriori correttivi se il tiraggio non dovesse essere quello auspicato, correttivi anche condivisi, ancora una volta, con voi.
Un ragionamento simile vale per Transizione 4.0, il nostro impegno, quello che stiamo tentando di fare è lavorare con la Commissione per capire, come ho già detto, se vi sia la possibilità, nell’ambito di questa revisione del PNRR, di inserire entrambi questi strumenti, semplificando. E quindi Presidente Orsini, cari imprenditori, vado verso la conclusione.
Ci sono tante altre cose sulle quali mi trovo perfettamente d’accordo, sulle quali il Governo è impegnato, il Piano Casa è un’altra questione che il Presidente sa che mi sta particolarmente a cuore, sulla quale penso che si possa molto bene lavorare insieme, ma le cose preferisco prima assestarle e poi annunciarle; quindi, faccio un passaggio velocissimo su questo, perché mi piace lavorare in modo serio. Però, in conclusione, – perché l’ultima volta sono stata troppo lunga, oggi ho cercato di trattenermi un po’ – questo Governo ha da poco superato il giro di boa della legislatura. Se io penso a tutto quello che abbiamo attraversato, ai cambiamenti intorno a noi, anche alle tantissime cose che abbiamo fatto, mi sembra che sia trascorsa un’eternità, però se penso a quello che vogliamo ancora realizzare, ragiono come se avessimo appena iniziato. Il mio messaggio per voi è pensate in grande, perché l’Italia è grande.
Lo abbiamo dimostrato insieme in questi anni difficili. Il sistema Italia ha dimostrato la sua solidità, la sua capacità di reagire anche quando la tempesta sembrava troppo forte, il vento talmente impetuoso che pareva fosse impossibile riuscire a mantenere la barra dritta. Fuori dai nostri confini c’è una voglia d’Italia che troppo spesso noi siamo gli unici a non vedere. Fuori dai nostri confini vedono che l’Italia sta raddrizzando la rotta e parlano di noi, ci vedono ora su alcune materie un punto di riferimento. Fuori da questi confini c’è tanta gente che vuole con noi stringere accordi internazionali, che vuole lavorare con noi, è il motivo per cui come sapete giro molto. Il Governo c’è e non intende indietreggiare. Non abbiamo paura di essere all’altezza di quello che abbiamo ereditato, di quello che rappresentiamo, siamo pronti a continuare su questa strada con coraggio, con determinazione, ma anche con l’umiltà di chissà di non avere tutte le risposte a ogni domanda, perché si vince o si perde tutti insieme, senza paura di osare, di rompere gli schemi, di scardinare le abitudini. Quindi sì, questa Nazione ha bisogno ancora di fare tanto, però è una Nazione che ha tutte, tutte, le carte in regola per invertire la rotta. La prima cosa che noi dobbiamo fare è crederci, quindi pensate in grande perché io farò lo stesso.
Vi ringrazio.
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