La crisi dell’ex Ilva di Taranto entra in una nuova fase, con una strategia di rilancio che vede l’indotto come perno centrale per la tenuta del sito produttivo e il suo futuro green. Durante il tavolo istituzionale promosso ieri dal MIMIT e presieduto dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, sono state tracciate le linee guida di un piano in due fasi che punta a superare le difficoltà attuali e a porre le basi per una riconversione sostenibile del polo siderurgico.
Il piano arriva dopo settimane di tensioni culminate nel sequestro dell’Altoforno 1 da parte della Procura, che ha aggravato una situazione già precaria. Attualmente, la produzione è ridotta alla metà e le prospettive di ripresa sono legate alla manutenzione degli impianti esistenti e alla progressiva installazione di tecnologie più pulite, come i forni elettrici e i sistemi per la cattura della CO₂.
L’indotto, secondo il Ministro Urso, sarà determinante nei prossimi 7-8 mesi, svolgendo un ruolo chiave nelle attività manutentive che precederanno la riattivazione degli altoforni. Afo2, in manutenzione, tornerà operativo tra 4-5 mesi; seguirà Afo4, con interventi programmati per ulteriori 2-3 mesi. Solo dopo questi passaggi si potrà ripristinare la piena funzionalità con due altoforni in marcia, ripristinando una capacità produttiva di 4 milioni di tonnellate di acciaio all’anno.
Il Ministro ha ricordato i risultati ottenuti dal Governo negli ultimi 15 mesi: commissariamento dell’azienda, 120 milioni di ristori per l’indotto, indennizzi ai cittadini del quartiere Tamburi e l’avvio del percorso di riconversione ecologica, coronato dall’inaugurazione del Tecnopolo del Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile.
Responsabilità condivisa e coordinamento istituzionale sono stati richiamati più volte da Urso, che ha rivolto un appello a enti locali, imprese e sindacati affinché si crei un clima favorevole alla conclusione del negoziato con Baku Steel, considerato essenziale per il futuro dell’ex Ilva.
Un gruppo tecnico sarà incaricato di individuare le imprese dell’indotto realmente danneggiate, per garantire ristori mirati e basati su criteri oggettivi. Non tutte le aziende, infatti, hanno subìto lo stesso impatto dalle recenti criticità, e la nuova misura punta a distribuire le risorse in modo equo.
Sul fronte normativo, è in arrivo un intervento legislativo per sbloccare fondi inutilizzati dalla Regione Puglia, come richiesto da quest’ultima, da inserire nel prossimo decreto-legge dedicato all’emergenza. Contestualmente, si lavora a un accordo di programma tra Stato, Regione, Comune, Provincia, Autorità portuale e ministeri competenti, per definire una visione industriale che includa tre forni elettrici, impianti DRI, cattura CO₂ e decarbonizzazione completa del sito.
Tre sono le condizioni individuate per il successo del piano: approdo della nave rigassificatrice, AIA avanzata ma sostenibile, e continuità produttiva per salvaguardare gli impianti e la competitività dell’acciaio italiano sui mercati.
Foto: MIMIT
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