L’industria metalmeccanica italiana ha inaugurato il 2025 mostrando segnali contrastanti. Se da un lato si registra una lieve ripresa congiunturale della produzione, dall’altro persistono profonde incertezze legate al quadro macroeconomico globale e, in particolare, alle nuove tensioni protezionistiche. L’export, tradizionale motore del settore, cresce ma con il fiato sospeso per le possibili ricadute delle politiche commerciali internazionali.
Produzione in chiaroscuro
I primi tre mesi del 2025 hanno visto i volumi di produzione metalmeccanica aumentare mediamente dello 0,7% rispetto al trimestre precedente. Il dato, che segue un calo congiunturale dell’1,8% registrato alla fine del 2024, sembra suggerire un’inversione di tendenza. Il confronto su base annua ridimensiona però l’ottimismo: l’attività settoriale ha subito una contrazione del 5,8% rispetto all’analogo periodo del 2024, un dato più marcato rispetto al -3,4% dell’industria nel suo complesso.
Le dinamiche produttive si presentano disomogenee tra i vari comparti che compongono il settore, caratterizzato da una forte eterogeneità sia per la vasta gamma di attività produttive, sia per le differenti dimensioni delle imprese. Mentre la maggior parte delle attività ha segnato variazioni congiunturali positive, ad eccezione dei comparti di Computer, apparecchi radio-tv e strumenti di precisione e degli Altri mezzi di trasporto, il confronto tendenziale evidenzia una sofferenza diffusa, con modeste variazioni positive solo per la Metallurgia e gli Altri mezzi di trasporto.
A livello europeo, la produzione metalmeccanica mostra un’attenuazione delle dinamiche negative, con una flessione congiunturale dello 0,2% nel primo trimestre 2025, in miglioramento rispetto al -2,7% del primo trimestre 2024. Mentre Germania (+0,4%) e Italia (+0,7%) hanno registrato variazioni congiunturali positive, la Spagna ha segnato un calo dell’1,9% e la Francia una flessione più contenuta (-0,2%).
L’export cresce, ma domina l’incertezza
Le esportazioni del settore metalmeccanico nel primo trimestre 2025 sono cresciute dell’1,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, generando un avanzo commerciale di 11,2 miliardi di euro, sebbene l’import sia aumentato del 2,1%. Le vendite all’estero hanno mostrato una performance migliore verso i mercati extra UE (+1,6%) rispetto a quelli dell’Unione Europea (+1,1%).
Un segnale positivo giunge dalla ripresa delle esportazioni verso la Germania, che hanno registrato un incremento del 7,1%. Al contrario, persistono le difficoltà sul mercato statunitense, con un calo dell’1,1%.
Sulle prospettive dell’export pesa in modo significativo l’annuncio di nuovi dazi all’import da parte dell’amministrazione statunitense, i cui effetti potrebbero manifestarsi non solo direttamente sulle esportazioni italiane, ma anche indirettamente attraverso i principali partner commerciali.
Le preoccupazioni per il protezionismo
L’introduzione di nuove misure protezionistiche rappresenta una fonte di forte preoccupazione per le imprese metalmeccaniche. L’80% delle aziende intervistate nell’ambito dell’indagine Federmeccanica teme conseguenze negative. I timori principali riguardano la perdita di quote di export (27% dei casi), difficoltà nelle catene di approvvigionamento (24%) e un aumento della pressione competitiva sul mercato europeo a causa del potenziale reindirizzamento di prodotti non più assorbiti dal mercato USA (23%). Un ulteriore 20% teme una perdita di competitività generale.
Germania e Stati Uniti si confermano i principali mercati di sbocco per il settore. Il 43% delle imprese rispondenti esporta negli USA (per il 78% di queste, tale quota non supera il 15% del totale export aziendale) e il 65% esporta in Germania (per l’86% di queste, la quota non supera il 25%). Di fronte a eventuali difficoltà commerciali su questi mercati, circa il 60% delle imprese sta valutando di aumentare le esportazioni verso altri mercati, mentre poco più di un terzo dichiara di non avere strategie alternative. Solo una quota esigua considera la rilocalizzazione di attività produttive negli USA.
Clima d’incertezza tra le imprese
Nonostante una modesta attesa di ripresa della produzione totale e per l’estero, il clima generale tra le imprese metalmeccaniche rimane improntato all’incertezza. Il 28% delle aziende intervistate ha dichiarato una diminuzione del portafoglio ordini, a fronte di un 24% che ha registrato un aumento. Per quanto riguarda le attese produttive per i prossimi mesi, il 55% prevede stabilità, il 26% un aumento e il 19% una riduzione.
Preoccupa l’aumento al 12% della quota di imprese che valuta “cattiva o pessima” la situazione della liquidità aziendale. Sul fronte occupazionale, le prospettive indicano una contrazione: il 19% delle imprese ipotizza una riduzione della forza lavoro nei prossimi sei mesi (in aumento rispetto al 14% di fine dicembre), contro un 14% che prevede assunzioni (in calo dal 17%).
Viene poi segnalato un limitato interesse per gli incentivi del Piano Transizione 5.0: il 68% delle imprese dichiara di non volerne usufruire, principalmente (per quasi la metà di queste) per una “mancata rispondenza alle esigenze aziendali”. Le difficoltà burocratiche e l’assenza dei requisiti previsti dalla norma sono altre motivazioni addotte. Questa tiepida accoglienza solleva interrogativi sull’efficacia degli strumenti messi in campo per sostenere la competitività e l’innovazione del settore.
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