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La fragilità economica del sistema calcio


di Vittorio Galigani

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Oggi il tribunale Federale si esprime sulle ormai croniche inadempienze di Messina, Foggia e Triestina oltre, logicamente, su Brescia e Trapani. Di Taranto e Turris si è scritto anche troppo

La fragilità economica del mondo del calcio ha “attirato” l’interesse di gruppi delinquenziali. Il sistema è pertanto sotto attacco. Un gruppo di operatori con una predisposizione naturale all’imbroglio, che fa del raggiro la propria professione, ha identificato nella vendita di Crediti d’Imposta (o presunti tali) una proficua fonte di lucro.

Il credito d’imposta (quello vero) è una misura vantaggiosa che consente alle imprese di ridurre il tributo da pagare, sui propri utili netti, mediante il godimento di un credito dello stesso importo. Si tratta di una somma che il contribuente ha maturato, nei confronti dello Stato, a seguito di investimenti in attività specifiche tra le quali anche la formazione del personale. Può essere utilizzato in compensazione con altre imposte dovute. Per esempio Iva o per il pagamento di tributi.

L’articolo 121 del decreto legge 34/2020 ha dato la possibilità di cedere i crediti d’imposta a chiunque. Il prezzo di mercato, nella maggior parte dei casi, è pari al 70% del valore nominale.

La crescente difficoltà finanziaria di diversi club, nel rispettare le scadenze imposte dalle norme federali, ha favorito l’espandersi delle transazioni. Pensando di risparmiare sui costi della contribuzione, diversi presidenti si sono buttati, senza approfondire e senza andare molto per il sottile, sui crediti d’imposta che venivano loro “confezionati” (su misura) dall’organizzazione delittuosa di cui sopra.

Dopo Taranto, Turris ed in precedenza il Siena, ci sono “scivolati” dentro in maniera sconsiderata anche il presidente del Brescia e quello del Trapani. Due imprenditori che l’universo del calcio ha sempre reputati più che “scafati”. I certificati da loro acquistati, a un controllo della Agenzia delle Entrate, sollecitata dalla Covisoc (la Commissione di controllo della Figc), sono risultati inesistenti.

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In precedenza era già successo altrove. Massimo Cellino e Valerio Antonini, uomini dall’intuito imprenditoriale sopraffino, dovevano sapere che i crediti d’imposta, se “esistono” realmente, si vedono, facilmente, con un semplice accesso al cassetto fiscale. Per questo il loro comportamento è risultato a tutti disarmante. Ma poi come poteva essere possibile che un’azienda costituita nel 2024, con un capitale sociale di sole 25 mila euro, avesse potuto produrre, in un lasso di tempo tanto breve, crediti d’Imposta con valori milionari.

Il Trapani verrà oggi penalizzato. Quattro punti saranno comunque ininfluenti agli effetti della classifica finale del girone C di Lega Pro. Anche il Brescia sarà giudicato oggi, in primo grado, dal Tribunale Federale. Non potrà più patteggiare la pena, un tipo di scappatoia che andava attivato anticipando la fissazione della prima udienza. La retrocessione in terza serie del Brescia è certa nonostante tutti i tentativi che potranno essere posti in essere dalla difesa del club lombardo. Ma non è questo, oggi, il problema principale delle “rondinelle”. Cellino, per quanto previsto dalle norme per il rilascio delle Licenze Nazionali, dovrà dimostrare alla Covisoc, entro il 6 giugno prossimo, di aver pagato emolumenti (tutti) al 30 aprile ed oneri riflessi. Se non lo fa il Brescia dovrà ripartire dal campionato di Eccellenza regionale.

Resta in B il Frosinone, sarà poi lo spareggio tra Salernitana e Sampdoria a decidere chi dovrà scendere in serie C. Non ci sono ostruzioni di sorta per i liguri né protezioni del “Palazzo”, come qualcuno vorrebbe insinuare. Le Autorità competenti, nell’ottobre 2023, hanno omologato il piano di ristrutturazione del debito, l’eventuale discesa in terza serie imporrà una rivisitazione accurata dell’investimento finanziario, ma per quanto attiene l’aspetto sportivo nulla da eccepire. L’organico dei cadetti? Si rimane a 20 squadre.

E la serie C? Le “disavventure” stagionali di diversi club di Lega Pro e l’inasprimento di alcune norme (quel 0.8 dell’indicatore di liquidità) stanno in qualche modo anticipando la riforma. Difficile che ai nastri di partenza del prossimo campionato si presentino sessanta squadre. La Lucchese nei giorni scorsi correva inutilmente contro il tempo per salvare il titolo, Nicola Canonico sembra non abbia nessuna intenzione di iscrivere il Foggia. Triestina, Ascoli ed altri navigano ancora a vista.

La fragilità economica del sistema dimostra quanto la Lega Pro, con questo format, sia divenuta inutile. Lo confermano, ove ce ne fosse ancora bisogno, anche gli ultimi 14 punti di penalizzazione inflitti nei giorni scorsi alla Lucchese, peraltro già in procedura fallimentare, che tolgono ai toscani ogni speranza di vederli ancora tra i professionisti.

Oggi il tribunale Federale si esprime sulle ormai croniche inadempienze di Messina, Foggia e Triestina oltre, logicamente, su Brescia e Trapani. Di Taranto e Turris si è scritto anche troppo. Lo scorso 26 maggio la Covisoc ha invitato un buon numero di club, in carenza, a riequilibrare, entro il 6 giugno, la propria posizione finanziaria per quanto attiene l’indicatore di liquidità. Quell’ormai famoso 0.8 che ha messo in allarme la categoria impaurendo un po’ tutti sul rilascio delle licenze nazionali.

Un accumulo di negatività, quindi, che impongono una accelerazione alle procedure della mai tanto indispensabile riforma. Il calcio italiano non regge i 60 club della terza serie.

Troppe anche le 100 squadre nelle tre serie professionistiche. Siamo gli unici incongruenti in tutta Europa. Il futuro prossimo guarda a due sole Leghe professionistiche. Una di serie A di 18 squadre. Due gironi da 18 per la Lega di serie B.  Basta quindi con l’inutile Lega Pro che va soppressa. A seguire tutto nella gestione della Lega Nazionale Dilettanti. Con una quarta serie di eccellenza con tanto semiprofessionismo, tanto apprendistato e tante giovani promesse in campo. Ancora più sotto i tradizionali gironi (otto?) della serie D.

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La realtà obbliga però a rimanere ancorati al presente. Per decidere sugli organici, ripescaggi (onerosi), riammissioni e seconde squadre ci sarà ancora da attendere. Ci sono nodi che rendono accidentato il percorso che conduce al prossimo 6 giugno, bisognerà cioglierli. Poi, perché no, ci si potrà divertire nella conta. Scontato che ci saranno delle inevitabili sorprese.



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