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quali sono i settori in crescita


  • Il lavoro autonomo è in continua evoluzione e crescita, a oggi le partite IVA attive in Italia superano i 4 milioni, attirando l’attenzione dei giovani.
  • La maggioranza delle nuove aperture riguarda i giovani under 35 e gli over 50, concentrata perlopiù nel nord Italia.
  • La digitalizzazione è il nuovo trend per la libera professione, che premia flessibilità e autonomia, ma il basso reddito resta un nodo critico.

Quando si parla di libera professione, è chiaro che si tratta di un settore in continua evoluzione. Il cosiddetto “popolo delle partite IVA” in Italia ha superato la quota dei 4 milioni, secondo il monitoraggio dell’Osservatorio del MEF.

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L’incremento nell’apertura di nuove posizioni fiscali è costante. Il primo trimestre 2025 registra un +0,7 rispetto allo stesso periodo del 2024, che a sua volta registrava un aumento del 1,3% rispetto al 2023.

Circa la metà delle nuove partite IVA aperte sono riconducibili a giovani under 35, ma aumentano anche quelle degli over 50, che decidono di mettersi in gioco e diventare liberi professionisti.

Partite IVA in Italia: gli ultimi dati sui giovani

Secondo gli ultimi dati disponibili sul sito del Ministero dell’economia e delle finanze (MEF), relativi all’anno 2023, il numero complessivo delle partite IVA attive in Italia è pari a 4.174.782.

Nel primo trimestre del 2024, l’Osservatorio del MEF ha registrato una crescita dello 0,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Dal punto di vista territoriale, circa la metà delle nuove aperture si concentra nelle regioni del nord Italia.

Analizzando la fascia anagrafica dei titolari, emerge che sono i giovani al di sotto dei 35 anni a costituire il 49,1% delle nuove partite IVA nel 2024, mentre il 30,3% delle nuove aperture riguarda la fascia d’età compresa tra i 36 e i 50 anni. Il resto è riconducibile a persone oltre i 50 anni ed è proprio la fascia 51-65 anni l’unica a registrare un incremento del +1,2%, mentre per tutte le altre si osserva una leggera flessione.

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Partite IVA e giovani: è boom di aperture

L’Osservatorio Fidocommercialista, accreditato presso l’Agenzia delle Entrate ed alla Camera di Commercio, ha condotto un’indagine basata su un campione di 3.900 liberi professionisti per capire come lavorano, quali sono i nuovi trend del lavoro autonomo e quanto fatturano in media, a seconda dei vari ambiti professionali di appartenenza.

Più del 33% degli intervistati ha un’età inferiore ai 35 anni, anche se si registra una crescita costante tra coloro che superano i 50. Il lavoro si svolge sempre più in modalità digitale, con oltre un terzo degli operatori che opera esclusivamente online.

Il nodo critico resta il reddito: i guadagni medi non raggiungono i 27 mila euro annui. Tuttavia, questo limite economico non sembra influenzare negativamente la soddisfazione personale: ben l’84% degli intervistati afferma che, potendo tornare indietro, rifarebbe la stessa scelta, soprattutto per la libertà e l’autonomia che ne derivano.

Settori e professioni in crescita

Il settore in cui la presenza di liberi professionisti è predominante è il commercio (con il 18,5% delle nuove partite IVA nel 2024), seguito dalle attività professionali (17,1%) e dalle costruzioni (10,3%).

Dal punto di vista dei settori economici, le attività legate alla medicina e all’odontoiatria risultano essere le più remunerative e quindi attrattive per i giovani. Al contrario, comparti come l’industria manifatturiera e la produzione di calcestruzzo registrano entrate economiche decisamente più contenute.

Secondo quanto emerge dall’indagine, oltre l’81% dei professionisti intervistati svolge la propria attività avvalendosi della modalità digitale, con una quota rilevante che opera esclusivamente online.

Giovani con partita IVA: il basso reddito resta un nodo critico

Il fatturato medio annuale dei lavoratori autonomi si attesta sotto la soglia dei 27 mila euro, fermandosi a 26.888 euro, con marcate oscillazioni tra un periodo dell’anno e l’altro. In particolare, si osserva un minimo ad agosto, con un fatturato medio mensile di circa 1.835,25 euro, mentre dicembre rappresenta il mese di punta, con ricavi che raggiungono i 2.834 euro.

La questione economica dunque è la vera vulnerabilità strutturale della categoria dei liberi professionisti e pesa soprattutto sulle giovani generazioni che si affacciano per la prima volta alla libera professione.

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Oltre la metà del campione analizzato (il 56,1%) dichiara che il proprio reddito non garantisce una sufficiente sicurezza finanziaria. Solo il 43,9% afferma di essere soddisfatto della propria condizione economica, evidenziando però le ricorrenti difficoltà dei professionisti nel consolidare o accrescere stabilmente il proprio fatturato.

Va da sé che anche le agevolazioni fiscali rappresentano un elemento essenziale per la competitività del lavoro autonomo che, è bene evidenziarlo, rappresenta una parte importante dell’economia e della crescita del nostro Paese, e come tale andrebbe considerato, non solo invece un covo di possibili evasori fiscali.

Ebbene, stando ai dati evidenziati dalla ricerca, solo l’8,5% dei professionisti ha usufruito di agevolazioni fiscali continuative, mentre la maggior parte ha potuto accedere a benefici economici solo nelle fasi iniziali della propria attività. Questo dato evidenzia come, pur esistendo forme di sostegno, una larga parte dei lavoratori autonomi si trovi ancora in una condizione di instabilità e incertezza.

La digitalizzazione è il nuovo trend per i giovani freelance

Emerge un quadro che mette in evidenza due cambiamenti netti rispetto agli ultimi anni. Innanzitutto, ci sono sempre più partite IVA tra gli under 35 e questo è merito del lavoro online.

In secondo luogo, non sono le prospettive di guadagno ad attirare i giovani, anzi le entrate sono decisamente poco redditizie, bensì la tendenza sempre più marcata va nella direzione della digitalizzazione e della flessibilità che il lavoro autonomo può offrire.

Un trend che sembra destinato a consolidarsi nel futuro. In dettaglio, il 40,85% degli intervistati adotta un approccio misto tra presenza fisica e lavoro digitale, mentre un ulteriore 31,71% lavora interamente online. Questi numeri confermano l’importanza crescente delle competenze tecnologiche per i professionisti indipendenti.

Perché tanti giovani aprono la partita IVA in Italia

Il trend del momento dunque vede sempre più giovani che aprono la partita IVA ma si tratta davvero di una scelta consapevole, a partire dai millennians, o di un adattamento pressocché forzato al mondo del lavoro di oggi, precario e povero di opportunità?

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Senza dubbio, il fatto di mettersi in proprio permette innanzitutto di iniziare a lavorare subito, aggirando lo scoglio della prima assunzione. Per la nuova generazione digitale, il cambiamento e il lavoro flessibile sono parte integrante della loro normalità e quotidianità, ben lontana dal “posto fisso” di genitori e nonni.

Poter lavorare organizzando tempi e luoghi in base alle proprie esigenze non ha prezzo e le giovani partite IVA aspirano ad avere più tempo libero che non uno stipendio più cospicuo.

Questa preferenza per il nomadismo professionale però mostra un’altra faccia della medaglia che fa rima con una instabilità che è permanente. Tra oscillazioni stagionali nei guadagni, assenza di tutele e una vita da vivere “a rate” nell’ansia di quella che sarà l’entrata del mese successivo, molte di queste nuove aperture di partite IVA non rispondono a una scelta consapevole, bensì a un istinto di sopravvivenza.

Spesso infatti rappresentano l’unica alternativa di poter provare a lavorare, in un Paese in cui si formano eccellenze ma in cui mancano le opportunità di valorizzarle.



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