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Senza sostenibilità, due imprese su tre prevedono un calo di competitività


Cresce nelle imprese italiane la consapevolezza che la sostenibilità sia un fattore strategico e non solo normativo. Il 93% riconosce un forte legame tra impatto e sostenibilità, l’89% la collega al proprio modello di business e l’84% vede nel digitale un acceleratore per la transizione. Permangono comunque alcune criticità: il 54% si dichiara poco o per nulla consapevole dell’impatto ambientale delle piattaforme digitali, e solo il 15% delle aziende ritiene di stare già facendo abbastanza.

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È quanto emerge dall’indagine “La terza via della sostenibilità 2025”, presentata il 15 maggio da iSustainability – nuova realtà del gruppo Digital360 –, che intende indagare se esista un approccio intermedio tra la sostenibilità come puro adempimento normativo e le spinte negazioniste, focalizzandosi sulla trasformazione del business.

Secondo la ricerca, più di due imprese su tre (67%) prevedono un calo di competitività nei prossimi cinque anni in assenza di integrazione sostenibile. La sostenibilità, non più affrontata come questione meramente opzionale, impone di superare il gap tra visione e azione, abbracciando una trasformazione che è insieme culturale, digitale e strategica.

“Le imprese hanno ormai posto la sostenibilità fra le priorità strategiche. È considerata fattore di crescita per i benefici che comporta in termini sia di relazione con gli stakeholder sia di efficienza e risparmio”, ha dichiarato Massimo Arioli, Ceo di Digital360.

 

La ricerca, i suoi obiettivi e i risultati

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Lo studio si basa su un sondaggio rivolto a 103 imprese italiane, di diversa dimensione e appartenenti a 10 settori chiave, dal manifatturiero ai servizi, passando per tecnologia, food, luxury e utility. Esplora come le imprese integrano gli obiettivi Esg, il ruolo del digitale, la cultura aziendale e le prospettive future.

“La ricerca ci restituisce un quadro di grande consapevolezza da parte delle aziende su cosa sia la sostenibilità e sulla sua integrazione nelle attività di business: essere sostenibili significa ridurre in modo significativo i propri impatti rilevanti e, di conseguenza, è necessario focalizzare l’attenzione sull’evoluzione del modello di business. Allo stesso tempo, le aziende sono ben consapevoli che il percorso è ancora lungo: lo dimostra un dato significativo, secondo cui l’85% ritiene di dover ancora lavorare molto sulla riduzione degli impatti“, ha spiegato Riccardo Giovannini, AD di iSustainability.

Secondo la ricerca, l’80% delle imprese considera la sostenibilità pienamente integrata nel proprio business, solo il 20% la vede ancora come un’attività separata. Ciò che più conta è che il reporting è sempre meno percepito come puro esercizio di comunicazione: il 53% lo considera equilibrato tra funzione strategica e rendicontazione, il 20% lo interpreta come leva strategica.

Non meno importante è il tema culturale. L’85% delle imprese ritiene che il cambiamento organizzativo sia essenziale per integrare davvero la sostenibilità. “Cultura aziendale, consapevolezza dell’impatto e trasformazione digitale sono i veri fattori abilitanti della transizione”, si legge nella ricerca.


Prospettive e priorità

Sul fronte delle azioni future, il 47% delle aziende indica come priorità il coinvolgimento attivo di partner e stakeholder, il 22% l’allineamento del modello di business e il 16% una maggiore attenzione agli impatti. Solo il 15% afferma di essere già su un buon livello, un segnale che la transizione è in corso, ma ancora lontana dal compiersi.

Particolarmente rilevante è l’approccio delle Pmi, che mostrano una sensibilità crescente al coinvolgimento della filiera e alla costruzione di una massa critica di attori sostenibili. Il settore Food & Beverage punta sul ripensamento del modello di business, mentre il Luxury si concentra sull’impatto ambientale e sociale.

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Fonte copertina: pitinan, 123rf.com



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