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Il bilancio europeo al bivio fra solidarietà comunitaria e sperequazione nazionalista


Al tredicesimo piano del Berlaymont si è svolto, alcuni giorni fa, al riparo dagli occhi indiscreti della stampa e del Parlamento europeo, un seminario di riflessione fra i ventisette commissari europei sul futuro del bilancio europeo e, in particolare, del Quadro Finanziario Pluriennale (QFP).

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Se ci sarà un accordo fra il Parlamento europeo e il Consiglio, il QFP dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2028, per una durata ancora incerta e, comunque, a cavallo fra la legislatura che si concluderà a ventisette nel giugno 2029 e la nuova legislatura, che inizierà nel luglio dello stesso anno, con un numero di paesi destinato a crescere fino a trentacinque Stati membri, se tutti i negoziati di adesione andranno positivamente in porto.

I commissari europei hanno ricevuto, dalla loro presidente Ursula von der Leyen e dal loro collega Serafin, un documento sensibile, denominato note de cadrage, con l’avvertimento che la sua distribuzione al Collegio e ai Gabinetti dei commissari era effettuata solo need to know, che non doveva essere letto o diffuso pubblicamente, che doveva essere conservato accuratamente e che le copie dovevano essere distrutte by shredding or secure deletion.

Chi conosce le regole comunitarie, che sono adottate all’interno del Berlaymont, non si impressiona più di tanto, perché queste note non contengono segreti militari, ma riflessioni destinate a essere diffuse solo quando si sarà consolidato un accordo fra i commissari su temi al centro della dialettica interistituzionale.

In questo caso si tratta della preparazione della proposta di regolamento che conterrà il QFP da sottoporre, agli inizi di luglio 2025, al Consiglio e al Parlamento europeo, al fine di avviare lo speciale tri-dialogo, destinato a concludersi alla fine del 2027, nel caso in cui l’Assemblea darà il suo accordo sul testo approvato all’unanimità dai governi, sulla base dell’art. 312 TFUE.

La note de cadrage annunciava tutti gli elementi del pacchetto, su cui dovrà esprimersi la Commissione europea, che dovrebbe comprendere, fra l’altro, la «politica di comunicazione», una «proposta di accordo interistituzionale» e una «proposta di decisione sulle nuove risorse proprie».

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Dalla nota si evince già lo schema del futuro QFP, che dovrebbe essere fondato, secondo la Commissione europea, su tre pilastri ritenuti essenziali e relativi ai «piani degli Stati membri», al «fondo sulla competitività», ispirato dal Rapporto Draghi, e a un «Fondo sull’azione esterna», dedicato alla difesa e al partenariato con i paesi terzi e, in particolare, con l’Africa.

Nonostante la reiterata volontà di salvaguardare il partenariato fra Stati e regioni, l’orientamento della Commissione europea dovrebbe confermare la volontà di rinazionalizzare i principali programmi europei in materia di coesione, di politica agricola, di competitività e di industria della difesa, a scapito dei principi di solidarietà, ma anche della continuità dell’impegno europeo sulla transizione ecologica e sulla dimensione sociale, che è strettamente legata alla lotta contro le diseguaglianze territoriali.

Il modello a cui si ispira la Commissione europea è quello del NGEU, che fu la risposta temporanea alle conseguenze emergenziali del Covid, fondata su piani e investimenti nazionali e, per quanto riguarda l’industria della difesa, al Libro bianco da cui è emerso il piano di preparazione (preparedness), inizialmente e sciaguratamente denominato ReArmEurope, che rischia di scivolare su un piano inclinato nella direzione opposta alla creazione di una difesa comune, se fosse adottata l’idea di rafforzare le spese nazionali.

Nella sua risoluzione del 7 maggio 2025, il Parlamento europeo ha fortemente criticato l’illogicità della rinazionalizzazione del bilancio, foriera di sperequazioni e destinata a indebolire la solidarietà comunitaria, che richiederebbe, invece, di sviluppare a lungo termine le tre funzioni della finanza pubblica, e cioè: l’allocazione, la redistribuzione e la stabilizzazione.

L’Assemblea ha lanciato anche un forte allarme sui rischi che le spese per l’industria della difesa possano ridurre quelle per le politiche sociali, ambientali e di coesione territoriale, che comprendono anche il sostegno alla biodiversità e alle strutture agricole.

Negli orientamenti che si sono delineati nel seminario, al tredicesimo piano del Berlaymont, sembra che sia stata confermata la volontà di introdurre criteri di flessibilità e di semplificazione, che hanno suscitato riserve nel Parlamento europeo, che ha denunciato il rischio di indebolire la trasparenza della governance e il controllo democratico.

La note de cadrage si è affrettata, tuttavia, a sottolineare che «flexibility is not at odds with accountability and, on the contrary, it will be underpinned by robust governance and transparency involving the European Parliament and the Council».

L’idea della flessibilità ha condotto, invece, la Commissione europea a riflettere sulla possibilità di ridurre, da sette a cinque anni, la durata del QFP, come avvenne, del resto, con il primo QFP preparato dalla Commissione Delors, dal 1988 al 1992, una scelta che il Parlamento europeo ha stranamente dimenticato di rivendicare nella sua risoluzione del 7 maggio 2025, al contrario di quel che l’Assemblea aveva fatto nel rapporto sulla revisione del Trattato di Lisbona, approvato il 22 novembre 2023.

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La posizione dell’Assemblea potrebbe essere, invece, seguita dalla Commissione europea per quanto riguarda le condizionalità relative al rispetto della Rule of Law, al fine di evitare che le colpe dei governi ricadano sui beneficiari dei programmi europei.

Last but not least, sottolineiamo lo scarso coraggio che appare dai primi orientamenti della Commissione europea in materia di risorse proprie e, ancor di più, di debito pubblico europeo, perché l’Esecutivo non esce, per ora, dal ristretto ambito delle limitate proposte presentate nel 2023 e, ciò nonostante, l’aumento esponenziale delle sfide geopolitiche e le corrispondenti necessità di più ambiziosi e innovativi finanziamenti europei.



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