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IMPACT2030: la crescita inarrestabile dell’intelligenza artificiale nelle aziende


Una mattinata di speech illuminanti ha aperto la quarta edizione di IMPACT2030, evidenziando la presenza, le opportunità e i rischi dell’IA nel lavoro

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Una giornata di grande impatto, orientata al futuro e rivelatrice di come l’intelligenza artificiale stia di fatto superando qualsiasi previsione di avanzamento tecnologico, integrazione nel tessuto produttivo e presenza nella vita quotidiana di miliardi di persone in tutto il mondo.

A sette mesi di distanza dall’ultima edizione di IMPACT 2030 organizzato da laborability ed H-Farm Business School nel campus di H-FARM, l’intelligenza artificiale (IA) è tornata protagonista assoluta del dibattito, in relazione ai temi del lavoro e del diritto in cui la velocità del cambiamento è dirompente ma continua a trovare resistenze pregiudiziali e difficoltà di comprensione, come succede con ogni nuova tecnologia. 

Resistenze e mancanza di cultura tecnologica che inevitabilmente portano a compiere errori strategici, se non vengono implementate in tempo, o tattici quando L’IA viene introdotta senza i dovuti accorgimenti e un codice etico oppure è utilizzata per svolgere mansioni poco produttive.

Durante la sessione mattutina sono salite sul palco tante aziende che hanno puntato proprio su questi aspetti decisivi per la crescita delle aziende, che già oggi sono chiamate a compiere il salto verso un nuovo modo di concepire le modalità, l’organico, l’organizzazione, i parametri e gli obiettivi del mondo del lavoro, non solo per restare competitive sul mercato ma per crescere in produttività, fatturati e felicità delle persone. Ripercorriamo assieme gli speech di H-Farm Business School, Teamsystem, IBM, Textyess e Poste Italiane.

Aziende di frontiera in un mondo di agenti AI

Ad aprire la prima sessione di speech della giornata, dopo l’introduzione di Gianluca Spolverato, founder di laborability, è toccato ai padroni di casa di H-FARM Business School, rappresentata dal suo CEO, Alessandro Petrillo, che ha parlato di “un mondo pieno di avatar e agenti IA”, in cui non solo l’intelligenza artificiale assiste, integra o addirittura sostituisce l’essere umano in alcune mansioni. 

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“L’AI sta diventando un bene essenziale e duraturo, accessibile economicamente e disponibile su richiesta, sempre più presente in ogni contesto lavorativo. Se inizieremo a utilizzare forza di lavoro ibrida, con team composti da esseri umani e agenti AI, dovremo anche immaginare altri ruoli, ad esempio l’agent boss, colui che gestisce gli agenti”, ha esordito Petrillo, prima di sottoporre con dei video alcuni esempi concreti delle varie fasi che le “frontier firm”, le aziende di frontiera, devono affrontare per coprire il gap tecnologico.

La prima fase è quella in cui l’umano opera con un assistente, ad esempio Google Glass, occhiali ultra smart che consentono di ottenere informazioni e mappe in tempo reale su percorso, zone attraversate e altri tipi di informazioni utili, da codici di ingresso alle password. 

Nella seconda fase il team è formato da umani e agenti, come nel caso di Manus, agente AI cinese in grado di fornire risultati, ricerche, analisi e proiezioni su svariate tematiche.

La terza è quella più evoluta, in cui le mansioni sono gestite dall’uomo ma svolte dall’agente, come succede a Helix Logistics, un’azienda statunitense che oltre a utilizzare software AI ha implementato l’utilizzo di robot umanoidi nella propria catena produttiva.

Il ruolo dell’IA nelle Risorse Umane

Christian Pedergnana, Head of HR Solution di Teamsystem, da 26 anni specialista di strumenti digitali per le risorse umane, ha presentato l’impatto degli agenti AI e delle analisi predittive nel mondo HR. 

“La storia dell’AI nelle risorse umane è lunga e ricca di successi. Abbiamo affrontato negli ultimi 40 anni tante rivoluzioni, soprattutto digitali, fatte nostre e portate a valore. L’intelligenza artificiale è una di queste, è nuova ma soprattutto è diversa. Ed è questo che spaventa.

L’intelligenza artificiale è legata da sempre alle risorse umane, che già oggi sono i principali player che gestiscono le trasformazioni aziendali e che saranno l’agente che, più di tutti, riuscirà a trasformare le aziende in un’ottica di intelligenza artificiale”.

Pedergnana ha quindi ripercorso le quattro fasi di questo sviluppo tecnologico: dalla meccanizzazione (con back office) agli strumenti self-service per le risorse umane, dal coinvolgimento dei collaboratori creando reti di sistema attraverso user experience, mobile comunicazione, alla quarta fase, che riguarda efficienza e automazione, in cui i sistemi AI lavorano per HR e dipendenti. 

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Giorgio Sacconi, fondatore della società di consulenze Fairflai, specializzata nell’aiutare le organizzazioni a cogliere la sfida trasformativa dell’AI, è partito da una domanda scomoda, nata dallo stupore di suo figlio di 11 anni di fronte a un cartellone pubblicitario visto a New York, che diceva: “Smetti di assumere persone. L’era dei dipendenti AI è qui”. 

“Sono rimasto spiazzato e ho balbettato che era inevitabile ma non so se è una buona risposta. Io ho avuto la fortuna di far parte di un team innovativo e quindi mi sono messo a studiare l’intelligenza artificiale. Ho scoperto innanzitutto che non ci sono delle buone risposte e bisogna diffidare da chi arriva con la valigetta piena di risposte.

Una recente ricerca di Harvard ha dimostrato come utilizzare le AI abbia senso e quindi le aziende lo faranno. Un team di sviluppo di prodotto lavora meglio di un singolo, però un singolo con Chat Gpt può battere un team senza AI. Questo pone un problema, ma c’è una buona notizia. La ricerca dimostra che quando un team utilizza in modo collettivo l’AI sbaraglia la concorrenza”.

Nuove competenze, più formazione, opportunità di lavoro e servizi

Tomasz Slowinski, Principal, AI Partnership e Build & Sales Leader Italy di IBM, ha invece analizzato come l’AI sta trasformando le competenze richieste nelle aziende.

“Può avere approcci dirompenti nella produttività delle persone”, ha sottolineato, proponendo una serie di dati e grafici di grande interesse. A partire dalla situazione delle aziende italiane, notevolmente in ritardo nell’implementazione dell’intelligenza artificiale. Una situazione che pone un problema competitivo da colmare con urgenza, se si pensa alle ricadute positive che potrebbe generare, a partire dal lato economico.

IBM nel 2024 ha fatturato 63 miliardi di dollari, ottenendo un cospicuo risparmio grazie all’impiego di agenti AI e soluzioni tecnologiche avanzate. “I nostri agenti AI ci hanno fatto risparmiare 3,5 miliardi”, ha precisato il manager, spiegando poi come sia possibile favorire il cambiamento.

“In IBM abbiamo creato una cultura che favorisce la crescita e le prestazioni, valorizzando i team per accelerare l’innovazione e la ricerca di soluzioni. Bisogna poi coltivare una cultura basata sulla responsabilità e collaborazione con i clienti per affrontare insieme i rischi, e infine potenziare recruiting e retention attraverso l’introduzione di incentivi e la valorizzazione delle competenze tecniche”. 

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Infine un rapido excursus sulle enormi possibilità formative offerte da IBM Skills Build, un programma didattico gratuito per studenti, adulti e docenti, in 20 lingue, per sviluppare nuove competenze su intelligenza artificiale, sicurezza informatica, analisi dei dati, cloud computing e molte altre discipline tecniche, basata sull’impegno preso dall’azienda di qualificare 30 milioni di persone entro il 2030.

Le soluzioni AI per l’e-commerce

Con Ilaria Carofiglio, Head of Growth di Textyess, si è spostato l’accento su e-commerce, digital workers e human nomads, andando a vedere come l’AI conversazionale sta trasformando l’esperienza di acquisto.

Textyess aggrega i dati dello store e del cliente in un’unica fonte centralizzata e integrata. Un processo in cui l’intelligenza artificiale fa la differenza. “Usiamo l’IA per trasmettere il messaggio giusto, al momento giusto, alla persona giusta. Qualcosa che per un essere umano è difficilissimo, se non impossibile”, ha sottolinea Carofiglio, “I nostri digital workers, che operano come marketing manager, aiutano quotidianamente le aziende a costruire una relazione con i clienti e incrementare le vendite nelle app di messaggistica, aiutando ad aumentare le vendite e il fatturato”.

E gli human nomads? “Siamo noi. In questo momento in Textyess siamo 6, presto saremo in 9, con tre agenti digitali per persona. Io sono una human nomad, ma non perché mi muovo continuamente per lavorare. Al contrario, tutte le persone che lavorano con noi scelgono liberamente dove insediarsi e lavorare, nel posto che amano, per lavorare e vivere in modo pienamente appagante. E se c’è necessità ci spostiamo dal cliente o ci incontriamo tra di noi. Io sono tornata da Berlino a Bari, la mia città natale, per scelte personali. E lo rifarei cento volte. Questa è un’altra rivoluzione del lavoro possibile grazie all’IA, con qualche cautela, per evitare soprattutto all’inizio che il lavoro da remoto faccia sentire soli i nuovi assunti”.

La rivoluzione digitale per Poste Italiane

Infine Poste Italiane, main partner di IMPACT2030, con il responsabile Digital Experience, Amato Della Vecchia, ci ha portato a scoprire come l’azienda con più dipendenti del nostro Paese (119 mila), così storica, ramificata e presente (13 mila uffici postali) da essere parte integrante del tessuto economico, produttivo e sociale dell’Italia  – con 46 milioni di clienti – sta affrontando l’era dell’AI tra innovazione e persone. 

Il manager di Poste Italiane ha illustrato il loro modello di piattaforma digitale tra super App, nuovi servizi e connessione con il territorio, a cui quotidianamente si rivolgono quasi 6 milioni di utenti, su un totale di 26 milioni di interazioni giornaliere.

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“Stiamo applicando l’IA progressivamente e nel rispetto dei valori storici del nostro gruppo e dei dipendenti, tenendo conto dei clienti e del sistema Paese. Poste ha una piattaforma logistica che supporta un modello integrato, connesso e modulare su larga scala, che offre benefici di performance della filiera, soddisfazione dei nostri clienti e sostenibilità ambientale, abilitando fino a 45 milioni di esperienze diverse, grazie all’iper-personalizzazione fornita dall’IA”, ha spiegato Della Vecchia, evidenziando come questo abbia garantito l’ottimizzazione del carico veicoli, percorsi di consegna ottimizzati e una gestione efficiente degli spazi nei centri di smistamento”.



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