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Bpm, il Tesoro conferma tutti i paletti a UniCredit


Dopo le dichiarazioni decise del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che solo pochi giorni fa aveva promesso risposte chiare a UniCredit, dal ministero dell’Economia e delle finanze è partita una lettera ufficiale con destinazione piazza Gae Aulenti a Milano. La missiva rappresenta il primo passaggio formale del dialogo tra governo e la banca guidata da Andrea Orcel sull’offerta pubblica di acquisto di Banco Bpm.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Il documento, secondo quanto riferito in una nota diffusa da via XX Settembre, contiene le «conclusioni della prima fase» del confronto, che si è aperto dopo le richieste di chiarimento presentate da UniCredit durante un’audizione presso il Mef. La lettera è stata trasmessa nell’ambito delle competenze affidate al ministero dal Dpcm approvato lo scorso 18 aprile, lo stesso che ha attivato formalmente i poteri speciali – il cosiddetto golden power – sull’operazione.

Nella comunicazione, il Tesoro ribadisce la piena legittimità delle prescrizioni imposte alla banca milanese come condizione per procedere all’operazione. Queste misure, sottolinea il Mef, non solo sono coerenti con quanto previsto dal decreto del Consiglio dei ministri, ma risultano anche concretamente attuabili. Tuttavia, si lascia aperto uno spazio di dialogo: UniCredit potrà infatti fornire documentazione e motivazioni qualora ritenga impossibile rispettare in tutto o in parte i vincoli imposti.

Il principio che guida l’intero impianto, spiegano dal ministero, è quello della «leale collaborazione» e della «buona fede» tra istituzioni pubbliche e soggetti privati. In altre parole, il governo quindi non chiude definitivamente la porta a soluzioni flessibili, ma chiede fondamento oggettivo nelle eventuali richieste di deroga.

Il Dpcm firmato ad aprile ha definito quattro punti fermi che Unicredit dovrà rispettare per ottenere il via libera all’Ops. Il primo riguarda la società Anima Holding, che gestisce una quota importante del risparmio gestito in Italia. Per almeno cinque anni, la banca dovrà garantire il mantenimento degli investimenti attuali di Anima in titoli di Stato italiani, assicurando così il supporto al debito pubblico nazionale.

Il secondo vincolo mira a tutelare la funzione creditizia di Banco Bpm e Unicredit sul territorio italiano: per lo stesso arco temporale, le due banche non dovranno ridurre il rapporto tra prestiti erogati e depositi raccolti, con l’obiettivo di potenziare il sostegno finanziario a famiglie e piccole e medie imprese. Su questo punto ieri è intervenuto lo stesso Orcel. «Noi siamo in prima fila per garantire prosperità e sviluppo sociale», ha detto l’amministratore delegato, «in questo momento di forte turbolenza macroeconomica UniCredit è pronta a finanziare la domanda di credito di famiglie e imprese, in particolare quella delle Pmi, che sono al centro del sistema economico dell’Italia»

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Procedura celere

 

Il terzo punto impone il mantenimento del livello attuale degli investimenti in project finance in Italia, un segmento chiave per il finanziamento di infrastrutture e grandi opere. Infine, la misura che ha suscitato le maggiori tensioni politiche, in particolare dentro Forza Italia: l’obbligo per UniCredit di cessare tutte le proprie attività in Russia entro nove mesi dall’entrata in vigore del Dpcm, ossia entro il 18 gennaio 2026.

Questo vincolo è stato giustificato dal governo con motivazioni legate alla sicurezza nazionale, ma ha sollevato interrogativi sulla compatibilità con il diritto europeo e sulla sostenibilità economica per l’istituto bancario. È dunque passata la linea del ministro Giorgetti e della Lega. «Si tratta di una questione di interesse nazionale», ha ribadito più volte il leghista fino anche ad evocare possibili dimissioni.



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