Fondazione Spa titolò VITA due anni or sono, in un numero del magazine che provava a fotografare il fenomeno delle fondazioni di impresa. Un numero che non ha perso la sua attualità, anche se magari qualche nome è cambiato e che potete leggere qui.
È il caso appunto di aziende che decidono di dotarsi di un terminale filantropico, per mettere magari a fattor comune attività solidaristiche avviate da tempo oppure una struttura sotto la quale razionalizzare molte attività Esg.
Assifero, l’associazione che riunisce 180 enti e fondazioni filantropiche, ne conta almeno 38. Da quattro anni offre loro un momento di riflessione il Corporate Philantropy Camp. È accaduto la scorsa settimana a Sesto S. Giovanni, nella sede di una di queste realtà: Fondazione Campari.
«Per il Camp 2025», dice la vicepresidente vicario Chiara Boroli, a capo di Fondazione De Agostini «ci siamo confrontati con la sfida strategica di mettere i giovani e il loro punto di vista al centro dei propri processi decisionali. All’interno delle aziende e delle loro fondazioni, la presenza delle nuove generazioni sta sviluppando una sensibilità più marcata verso i temi della sostenibilità e del sociale. Questo approccio moltiplica le opportunità filantropiche e contribuisce alla crescita delle stesse imprese. Se pensiamo alla peculiare esperienza italiana delle fondazioni di imprese familiari», aggiunge Boroli, «la sfida del ricambio generazionale sta favorendo un maggiore coinvolgimento dei dipendenti nelle iniziative di welfare interno e rivolte alla comunità, generando benessere condiviso nei territori».
«L’ascolto strutturato dei più giovani all’interno delle imprese e delle loro fondazioni non è un semplice auspicio», dicono quelli di Assifero, «ma una pratica già consolidata, come ha raccontato Niels de Fraguier, co-fondatore di Corporate ReGeneration, un’organizzazione che ha supportato oltre 200 tra imprese internazionali e pubbliche amministrazioni nel mettere giovani e pianeta al centro di decisioni e politiche». Ha spiegato de Fraiguer che «viviamo una fase storica densa di incertezze – sociali, climatiche ed economiche anche per le imprese – come organizzazione, stiamo affiancando alcune grandi multinazionali nella creazione di veri e propri consigli decisionali, dove i giovani dirigenti, insieme a rappresentanti delle istituzioni e delle comunità locali, hanno diritto di voto, e in alcuni casi anche di veto, sui progetti proposti. Questi punti di vista», ha concluso, «permettono di prevenire criticità, rafforzare l’impatto dei programmi grazie a proposte più ponderate, quindi più adatte e resilienti».
Nella giornata di lavori si è parlato anche di gestione dei dati, sempre più indispensabile nell’azione filantropica, e dell’importanza di saper cogliere i segnali deboli, da parte degli utenti ma anche delle proprie persone.
«La fondazione d’impresa rappresenta un tassello importante nel sistema filantropico italiano», osservano ad Assifero, «la recente mappatura realizzata da Assifero con VITA (di cui al numero sopra, ndr) individua circa 200 fondazioni corporate attive nel Paese, la maggior parte delle quali costituite negli ultimi 15-20 anni, anche se non tutte pienamente strutturate o operative.
VITA ha realizzato a margine del Camp un episodio de I podcast di ProdurreBene, intervistando Francesca Mereta, responsabile dei Programmi Assifero, Marta Luca, direttrice generale di Fondazione Snam (foto sopra, ndr), Daniele Lodola, senior manager di Fondazione Amplifon e Giusy Fascetto, product manager di Human Institute – Fondazione Manpower. Ascolta al link sottostante.
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Nella foto di apertura, giovani imprenditori partecipanti a RestartApp di Fondazione Edoardo Garrone, fondazione di famiglia nata per iniziativa degli industriali genovesi Garrone-Mondini, e alla cui ultima edizione ha collaborato Fondazione Snam. La foto è dell’ufficio stampa di Fondazione Garrone.
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