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Lavoro, impresa, governance: il modello Reggio Emilia punta sulla coesione per affrontare le sfide


Reggio Emilia Una tavola rotonda in un contesto d’eccellenza, la sala stampa del Mapei Stadium, per parlare di mondo del lavoro. La Gazzetta di Reggio ha individuato, per un focus sulle aziende e sul mercato produttivo, attori importanti che hanno fornito ai presenti un quadro aggiornato e completo di quello che è lo stato dell’arte: dopo l’introduzione di Tommaso Fabbri, direttore del Dipartimento di Economia dell’Università di Modena e Reggio, il direttore del nostro giornale, Davide Berti, ha moderato il dialogo tra Ivano Ferrarini, ad di Conad Centro Nord, Azio Sezzi, direttore Cna Reggio Emilia, Rosamaria Papaleo, segretaria generale della Cisl Emilia Centrale e Vanes Fontana, direttore generale di Unindustria di Reggio. Quasi due ore di convegno in cui i relatori hanno saputo fare rete (uno dei concetti che è emerso dal confronto è proprio l’importanza del lavorare insieme), passandosi la parola e collaborando, con ruoli diversi ma con la stessa finalità: aggiornare i presenti, oltre che i lettori, sul mercato a Reggio e provincia. Il quadro che emerge, secondo quanto riportato da imprenditori, manager e sindacalisti è positivo: Reggio può sorridere, nonostante le difficoltà complessive. Il professor Fabbri ha riscontrato, nella sua precisa e dettagliata analisi, due elementi fondamentali: l’orgoglio del tessuto professionale reggiano, e la capacità di collaborazione, non solo tra aziende ma anche tra aziende ed istituzioni. «Ci sono alcuni punti critici antecedenti alla fase di contrazione della recente produzione industriale –il suo discorso–: il calo delle imprese, la breve durata dei contratti di lavoro, la formazione professionale e il processo di digitalizzazione, dove chi ha investito di più in questi processi ne ha tratto anche maggior giovamento. Nonostante il tessuto padano abbia rallentato, le imprese hanno saputo reggere».

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Vanes Fontana di Unindustria (quasi mille aziende associate) ha aggiunto che «il quadro non è buono ma neanche tragico, se rapportato alla fine del 2024. La produzione industriale, nel primo trimestre del 2025 è calata del 3,6% mentre il fatturato aziendale complessivo è diminuito del 6%. Va meglio l’export agroalimentare, dove il segno meno è “solo” del 2%. In questo territorio la metalmeccanica incide per il 41%, ma l’automotive è fortemente in crisi. La domanda carente del mercato americano ci preoccupa, ma il raddoppio del tasso di credito genera incertezza e crea paura di investire». L’analisi di Azio Sezzi di Cna, che raggruppa circa seimila aziende, si è concentrata su un lavoro di qualità, elemento imprescindibile per continuare a crescere: «Reggio è al primo posto in Regione per numero di interdittive antimafia. Serve evitare contratti fantasma, perché nelle zone grigie si possono insinuare cose non belle, a partire appunto dall’infiltrazione della malavita organizzata. Non c’è, a tal proposito, un contratto nazionale firmato da Cna che non riconosca il salario minimo». Ivano Ferrarini ha commentato con orgoglio il primo posto per ricavi di Conad Centro Nord: «Siamo l’azienda che fattura di più e guadagna di meno – ha detto scherzando –. Come azienda di grande distribuzioni abbiamo necessità di creare grossi volumi tutelando le esigenze dei consumatori ma anche quelli dei soci. Dobbiamo creare reddito ma la parola chiave resta “equilibrio”, sia nella struttura patrimoniale che nel posizionamento sul mercato, oltre che nello stesso grande sistema Conad». Rosamaria Papaleo ha precisato che «La Cisl non può essere solo il sindacato della rivendicazione ma anche del dialogo. C’è da parte nostra tutta l’intenzione di superare il conflitto storico imprenditore-lavoratore e di essere parte attiva nel cambiamento culturale del mercato del lavoro». l © RIPRODUZIONE RISERVATA



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