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L’Umbria perde imprese, ma i giovani non mollano – Pianeta Camere


Il tessuto imprenditoriale umbro
continua a sfilacciarsi: i numeri del “Cruscotto congiunturale”
elaborato dal Centro studi delle Camere di commercio fotografano
una regione in cui, anche nei primi tre mesi del 2025, le
imprese che chiudono superano di gran lunga quelle che nascono.

   
Il saldo tra iscrizioni (1.357) e cessazioni (2.436) è negativo
per 1.079 unità. Un quadro che evidenzia la fragilità
strutturale dell’economia regionale. Il calo delle cessazioni
(-27,5%) rispetto al 2024 potrebbe far pensare a un
miglioramento, ma il saldo ampiamente negativo e il contesto
generale suggeriscono che potrebbe incidere anche un ritardo
fisiologico negli aggiornamenti anagrafici, tipico dei primi
trimestri. L’indicatore più rivelatore – quello delle nuove
iscrizioni – segna un -1,8%, a fronte di un +2,9% a livello
nazionale. Un dato che conferma: in Umbria fare impresa resta
più difficile che altrove.

   
I numeri – sottolinea una nota della Camera di commercio
dell’Umbria – evidenziano una dinamica netta nelle scelte degli
imprenditori: crescono le iscrizioni di imprese individuali e
società di capitali, entrambe a +5,3% sul primo trimestre 2024
(rispettivamente 840 e 395 nuove aperture), mentre crollano le
società di persone (-25,4%) e le “altre forme” (-70%). Le
cessazioni, seppur in calo generalizzato, restano alte: 1.093
per le ditte individuali, 254 per le società di capitali e 194
per quelle di persone. Il saldo resta dunque negativo in tutte
le categorie.

   
I settori tradizionali arrancano: nel turismo si registrano
81 nuove iscrizioni a fronte di 91 cessazioni, con un saldo
negativo di -10. L’agricoltura va peggio: 130 aperture contro
257 chiusure, pari a -127. Il commercio conta 201 nuove imprese,
ma ben 389 cessazioni: il saldo è di -188. Anche le costruzioni
segnano un arretramento: 190 iscrizioni, 237 cessazioni, saldo
-47. Solo pochi settori reggono: la manifattura mostra un
recupero (+12,3% di iscrizioni), pur con un saldo negativo
(-32). I trasporti segnano +50% di aperture (15) ma restano
sotto per chiusure (44). L’unico comparto con saldo positivo è
quello di assicurazioni e credito: 64 aperture contro 52
cessazioni, saldo +12. Qui si concentrano le poche spinte
espansive.

   
Il dato più allarmante – sottolinea la Camera di commercio –
riguarda le procedure concorsuali. L’Umbria ha registrato 122
nuove procedure (fallimenti, crisi, concordati), in crescita
dell’88,7% rispetto al primo trimestre 2024, un incremento in
linea con il dato nazionale (+100%). Tra i fallimenti, il numero
più alto riguarda le società di capitale (27 casi), seguite da
società di persone (4), imprese individuali (2) e “altre forme”
(2). Le crisi d’impresa – che comprendono ristrutturazioni,
piani e concordati – sono state 46 in totale, con 37 casi tra le
società di capitale (+42,3%) e un aumento marcato anche per le
imprese individuali (+50%). Non è dunque solo il piccolo a
cedere: a soffrire sono aziende di ogni dimensione e forma
giuridica, spesso in comparti chiave. Le crisi hanno colpito
duramente costruzioni (13 casi), commercio (11), manifattura
(10), turismo (11) e trasporti (3). Segno di un indebolimento
trasversale, che mette a rischio l’intero sistema produttivo
regionale.

   
Nonostante tutto, alcuni segnali positivi emergono da chi
scommette sul futuro. Le imprese guidate da under 35 crescono in
Umbria del 21,8% rispetto al 2024, contro un -2% nazionale. Il
saldo è positivo. I settori più dinamici: turismo (+61,5%),
servizi alle imprese (+37,8%), commercio (+16,9%). Un’espansione
che coinvolge soprattutto le imprese individuali e le
microrealtà ad alta vocazione innovativa. Anche l’imprenditoria
femminile segna un +9,6% regionale, contro un calo dell’1,3% in
Italia. Il saldo è positivo grazie a performance significative
in costruzioni (+66,7%), assicurazioni e credito (+35,3%) e
servizi alle imprese (+16,7%). Un dato che racconta non solo un
recupero, ma una forma di tenuta coraggiosa anche nei settori
più esposti alla crisi. Più fragile la situazione delle imprese
straniere, in calo del 5,8% nelle iscrizioni.

   
Il lavoro in crescita, ma solo nelle imprese strutturate. Gli
addetti delle imprese umbre aumentano dell’1,4%, leggermente
sopra la media nazionale (+0,8%). Ma non tutte le aziende
beneficiano di questa crescita. Le microimprese (meno di nove
addetti) perdono terreno (-1,6%), mentre crescono le piccole
(+3,9%), le medie (+4,4%) e le grandi imprese (+3,1%). I settori
con performance migliori in termini di occupazione sono turismo
(+4,8%), costruzioni (+2,9%) e trasporti (+2,1%).

   
Per Giorgio Mencaroni, presidente Camera di commercio
dell’Umbria, “il saldo negativo di oltre mille imprese in un
solo trimestre conferma che il sistema produttivo umbro è sotto
pressione. L’aumento dell’88% delle procedure concorsuali e il
calo delle nuove iscrizioni segnalano un clima di incertezza che
frena la voglia di fare impresa. In questo scenario, la crescita
delle aziende guidate da giovani e donne rappresenta un segnale
di fiducia da non disperdere. Ma non basta contare sulla
resilienza dei singoli. Serve un piano strategico regionale e
nazionale, capace di intervenire con urgenza su credito,
innovazione, formazione e semplificazione. Chi ha il coraggio di
aprire un’attività oggi in Umbria – afferma Mencaroni – deve
sapere che non è solo. La resilienza non basta più: senza un
piano, rischiamo di perdere energie preziose e opportunità
decisive”.

   

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