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La startup italiana che scova i capitali per le software house emergenti. «Negli studi artigianali i futuri campioni del gaming»


Ha la passione per i videogiochi da quando era ragazzino. Per questo Alessandro Caltran, classe 2001, ha deciso di fondare Stratos. Da settembre lancerà una piattaforma di crowdfunding per aiutare i team indipendenti. «Tutto è nato da una conversazione in università. I più piccoli non devono temere la concorrenza di colossi come GTA 6»

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«Ricordo che da ragazzino i videogiochi sono stati per me quasi come un amico, sempre presente. Abbiamo deciso di lanciare Stratos perché vogliamo vivere di questo ma era difficile iniziare una carriera nel settore». L’industria in Italia non vanta i numeri di altri Paesi, ma è in crescita da diversi anni. Alessandro Caltran, classe 2001, è il fondatore di una società che dal prossimo settembre si presenterà al pubblico di sviluppatori indie come la piattaforma di raccolta capitale dedicata esclusivamente al gaming. «Le cifre di cui di solito questi progetti videoludici hanno bisogno si aggirano intorno ai 150mila euro. Entro fine anno vogliamo partire sostenendo tre titoli».

Il team di Stratos

Videogiochi, un punto fermo

In questa intervista del lunedì abbiamo intervistato un imprenditore che ha visto crescere la propria passione per i videogiochi fino a trasformarla in un lavoro. Di madre tunisina, Alessandro Caltran ha trascorso gli anni delle superiori nel Paese nord-africano. La famiglia si è spostata spesso per seguire i trasferimenti del padre, dirigente di varie aziende. «Mi sono sempre sentito un po’ come un pesce fuor d’acqua. Per questo videogiocavo molto, ho provato di tutto. Se dovessi scegliere il genere preferito direi quello degli strategici. Mi sento un curioso».

Forse è anche per questo che nei prossimi mesi inizierà a valutare progetti di titoli in cantiere per scovare gli indie dal più grande potenziale. «Gli indie mi appassionano da sempre. Undertale è tra i miei preferiti». Pur essendo portato per la fisica e le materie scientifiche ha voluto buttarsi in un’altra direzione. «Così ho scoperto questo corso di laurea a Roma, all’università Link. Non ho imparato tanto a lavorare sul codice, quanto quel che è necessario per un progetto gaming come il marketing, la comunicazione e il modello di business. La principale qualità di questa laurea è che mi ha permesso di trovare i colleghi con cui sto lavorando alla startup».

Prima di scoprire come funzionerà Stratos diamo un’occhiata ai numeri più aggiornati da IIDEA, la Confindustria del videoludo che di recente ha pubblicato le cifre riguardanti il mercato tricolore. Il giro d’affari nel 2024 ha raggiunto i 2,4 miliardi di euro (+3%) con 200 imprese complessive (+25%). E che struttura hanno queste software house? ln prevalenza sono imprese collettive (66%), con una presenza minore di liberi professionisti (19%) e imprese individuali (13%).

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Stratos, come funziona la raccolta di capitali per i videogichi indie?

Stratos guarda sì a una nicchia, ma nella quale il suo Ceo è convinto si possano nascondere titoli di grande successo. «Tutto è nato da una conversazione in università: un amico mi stava parlando di una società che permetteva agli artisti, come pittori e scultori, di proporre online un progetto non ancora finito così che gli utenti potessero investire sull’idea e ottenere royalty. Ho pensato: perché non farlo nei videogiochi?».

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Una volta online con la sua piattaforma di raccolta capitali Stratos non sarà una bacheca in cui chiunque potrà pubblicare il proprio progetto per il crowdfunding. Il team della startup ha infatti previsto una selezione all’ingresso, proprio per far sì che publisher e investitori abbiano di fronte un portale con il più alto livello di qualità iniziale possibile. «Noi vogliamo che i titoli raggiungano i propri obiettivi di raccolta. Per questo faremo anche campagne di marketing. Il nostro è un lavoro di filtro che facciamo al posto dei publisher grazie a mentor esperti».

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Poi nel sito sarà attivata presto una sezione per inviare il proprio pitch. «In sostanza ci serve capire se l’idea c’è, se c’è una demo. Ma è altrettanto importante l’aspetto economico con un business plan e un’analisi di mercato». Il mercato, come per le startup, è spietato e dunque è obbligatorio fare tutte le valutazioni del caso per partire con il piede giusto. E che tipo di condizioni porrà Stratos agli sviluppatori indie?

«Il 65% va agli sviluppatori e solo per tre anni. Stratos manterrà soltanto il 10% dei diritti commerciali. Se mai dovessero uscire un libro o una serie tv ispirati al videogioco l’azienda tratterrà il 10% delle revenue». Chiunque potrà investire, proprio come su una piattaforma di crowdfunding. «Alle software house mettiamo a disposizione servizi come PR, marketing, back-office e assistenza legale. Per uno studio indie è difficile riuscire a raggiungere il capitale necessario». Alessandro Caltran ha poi un appunto sull’ecosistema Italia: «Le grandi compagnie non vengono qui per una questione di tassazione e gli indie sono poco aiutati».

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GTA 6 fa un baffo agli indie?

Nel corso dell’intervista abbiamo anche toccato l’argomento GTA 6, il titolo da tempo più atteso e che è stato rinviato nelle scorse settimane. Il tripla A di Rockstar dovrebbe impensierire gli indie o sono le altre società più corazzate a dover temere? «Il mercato indie è in costante crescita. Rockstar poi è un caso a parte: è forse l’unico attore che si può permettere di spendere quelle cifre e ottenere un ritorno sull’investimento»..

Al momento non esistono cifre ufficiali ma indiscrezioni suggeriscono che il costo di sviluppo del nuovo Grand Theft Auto potrebbe superare i 2 miliardi di dollari. Un altro campionato se confrontato con le necessità economiche per far camminare un titolo indie. «Dopo la pandemia tutto il settore dell’intrattenimento è in difficoltà: non solo nel gaming falliscono i progetti tripla A. Le aziende di streaming aumentano i costi degli abbonamenti, inseriscono pubblicità. Io credo che il futuro appartenga agli indie. È una questione ciclica. Già in passato è successo con Atari, poi fallita. Nei nuovi indie ci sono i futuri tripla A». 

 





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