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Valori di Fondo, ecco perché serve una legge chiara – AlessioPorcu.it


Valori di Fondo, ecco perché serve una legge chiara. Il caso della Valle del Sacco e degli impianti di Roccasecca e Colfelice

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Terreni “inquinati” che in realtà sono sempre stati così. Impianti sotto inchiesta senza prove certe di responsabilità ambientale. E analisi scientifiche che nessuno riesce a tradurre in legge. In assenza di una norma nazionale sui Valori di Fondo Ambientali, nel Lazio meridionale la verità resta sospesa.

Il caso della Valle del Sacco: dati noti, lettura incerta

Corrado Savoriti

Le recenti analisi condotte da Arpa Lazio e rese pubbliche da Unindustria Frosinone nel contesto del SIN Valle del Sacco offrono spunti significativi. Dai rilievi emerge che i livelli di inquinamento nei terreni interni al SIN risultano analoghi a quelli delle aree circostanti, che non sono soggette a particolari vincoli ambientali. (Leggi qui: Oltre i numeri annunciati ieri: è tempo di ridefinire il perimetro Sin).

Questo dato, tecnicamente rilevante, lascia però aperta una questione fondamentale: è inquinamento storico, antropico o naturale?. Certo non è inquinamento attuale: cioè nessuno in questro momento sta sversando ed avvelenando quell’area. Ma in assenza di una legge nazionale sui valori di fondo, questa distinzione resta una deduzione interpretativa, senza pieno valore normativo.

Antonio Cardillo

A ribadirlo è il dirigente provinciale di Fratelli d’Italia Antonio Cardillo, che sollecita l’introduzione di una legge nazionale sui valori di fondo ambientali. «È ora di uscire dalla zona grigia interpretativa. Una legge che definisca i valori di fondo per suolo e acque è essenziale per distinguere tra inquinamento reale e caratteristiche naturali del territorio. Questo darebbe certezze a cittadini, imprese e istituzioni. E fornirebbe alla Magistratura una mappa più chiara sulla quale muoversi, all’interno di una materia che cambia di anno in anno e rende difficile stare al passo».

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Per Cardillo il caso della Valle del Sacco è emblematico. «È un caso da manuale. I dati dell’Arpa e di Unindustria mostrano un’invarianza nei livelli tra aree SIN e aree non vincolate. Ma senza un valore di riferimento, si continua a parlare di inquinamento senza poterlo dimostrare scientificamente. Serve una base normativa chiara. A disposizione degli ambientalisti e delle imprese».

Il paradosso Roccasecca e Colfelice

Un invaso della discarica Mad

Una situazione simile si registra intorno agli stabilimenti Mad di Roccasecca (già sede della discarica provinciale) e Saf di Colfelice (impianto pubblico per il trattamento e riciclo dei rifiuti urbani). Da anni, le analisi preliminari sui terreni effettuate da enti pubblici e privati mostrano livelli di inquinamento omogenei sia nelle aree immediatamente prossime agli impianti sia in quelle più distanti. (Leggi qui: Il Consiglio di Stato: “Non è Mad ad inquinare l’ambiente”).

Tuttavia, ogni indagine ambientale o inchiesta giudiziaria tende a porre gli impianti al centro delle responsabilità, proprio per l’assenza di una norma oggettiva che stabilisca cosa sia effettivamente “inquinato” rispetto alla media naturale del territorio. «Ci sono responsabilità da verificare sempre, certo. Ma non possiamo continuare a criminalizzare impianti pubblici e privati che operano nel rispetto delle norme, sulla base di analisi che mostrano lo stesso livello di metalli pesanti nei terreni interni ed esterni. È un problema normativo, non solo giudiziario. E sta alla politica risolvere questo problema».

La posizione politica

In questo contesto, si fa spazio la posizione di Fratelli d’Italia, che – rispetto a visioni più ideologiche e rigide, come quelle spesso espresse dal Movimento 5 Stelle – propone un approccio pragmatico e tecnico alla questione ambientale. «Noi crediamo in un ambientalismo concreto, non talebano. Non si fa tutela ambientale con lo slogan o la chiusura a priori degli impianti. Si fa con controlli seri, regole certe, innovazione tecnologica e soprattutto buon senso. L’ambiente si difende anche dando regole chiare agli operatori».

L’introduzione di una normativa nazionale sui valori di fondo ambientali non è più solo un’esigenza tecnica. È una necessità politica e sociale, per garantire trasparenzacertezza giuridica e corretta gestione del territorio. Solo così sarà possibile uscire dalla logica della colpa presunta e costruire una vera transizione ecologica, anche in territori come la Ciociaria, troppo spesso penalizzati dalla confusione normativa e dalla strumentalizzazione mediatica.



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